4 ottobre 2014

Foxfire - Ragazze Cattive

E' già Ieri -2013-

Ah, i giovani!
Non puoi lasciarli un attimo che subito si creano i loro club privati, il loro gruppetto di amici con regole e codici!
Dopo i Posh di Lone Scherfig, ecco le Foxfire di Laurent Cantet.
Oddio, il paragone è però quasi agli antipodi: privilegiati oxfordiani da una parte, ragazze non proprio agiate, anzi, e non proprio bellissime dall'altra.
Ma entrambi i gruppi sono esclusivi, hanno i loro rituali di ammissione e sono connotati da una violenza in parte latente in parte pronta ad esplodere e che esploderà.
Rabbia giovane.


Le Foxfire si creano infatti quasi naturalmente, con il gruppo di amiche sempre più schifato e stanco di come gli adulti le trattano, di come i compagni di scuola le prendano di mira, e iniziano così le loro azioni di vendetta che vedono il sesso maschile e il maschilismo come loro bersaglio.
Pestaggi? Rivendicazioni?
Certo.
Ma anche innocue scritte sui muri, piccoli furti, e parole, tante parole che soprattutto la leader Legs ispirata declama calamitando su di sé lo sguardo ammirato delle sue sottoposte.
Ma essendo negli anni '50-'60 nell'America di provincia, tutta questa violenza, tutta questa vendetta promessa non sono poi così clamorose. E anche se proprio Legs finirà nel carcere giovanile per le sue azioni sconsiderate, non aspettatevi quella violenza che invece il Riot Club ci ha mostrato.
Le Foxfire sembrano più un'idea, un'utopia che nella seconda parte, con la vita in comune e con bollette e spese da fare, si scontra e si sfalda con la realtà.
Le parole della capo gruppo perdono infatti di efficacia, le nuove entrate non si amalgamano con il potere che le anziane sembrano e vogliono tenere, la rivoluzione e la rivendicazione che chiama è il sogno di una ragazzina che non ha ben capito come il mondo gira, e quando l'amore bussa alle porte del cuore di una di loro, quando i giochi iniziano a farsi troppo grandi, per loro, tutto finisce.


Il racconto delle gesta di queste ragazze si muove così tra la sottile linea che divide le pazzie giovanili a quelle di ideali più grandi, ma che a ben guardare non animano proprio tutte.
Le loro azioni sconsiderate o pianificate che sia, vanno ad intaccare il singolo, e da quello che la voce narrante ci faceva aspettare, resta gran poco di cui indignarsi o esaltarsi.
Cantet (che a Venezia aveva saputo conquistarmi con il malinconico e nostalgico Retour à Ithaque), riadatta il romanzo di Joyce Carol Oates ma pecca decisamente in più punti: la lunghezza sfianca la visione, appesantita dalle tante parole, dalle poche immagini ad effetto; il cast non è dei migliori, e anche se le ragazze danno una buona prova, Raven Adamson (Legs) irrita fin dal suo esordio, e il suo carisma non arriva allo spettatore, o almeno non a me, mentre la sua probabile omosessualità che poteva essere esplorata come un punto di forza visti gli anni di ambientazione e non come un lato pruriginoso del film, viene tenuta in disparte.
Niente a che vedere con i Posh inglesi, quindi, che acquistano a posteriori almeno un alone di splendore in più.
Niente a che vedere con quelle pellicole che proprio i giovani dovrebbero riuscire ad appassionare, creando un effetto cult che qui manca in toto, e che appare invece più rivolto a persone mature con la pazienza di seguire e non denigrare i gesti di piccolo conto, che non fanno certo una rivoluzione, delle Foxfire.


2 commenti:

  1. anche a me non ha convinto granché.
    poteva essere un cult e invece è solo una pellicola noiosetta e innocua.

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    1. Molto noiosetta, aggiungerei, e sì che il trailer e il regista promettevano gran cose: a volte anche la Francia (contaminata) delude.

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