17 agosto 2015

The Knick

Quando i film si fanno ad episodi.

Ci sono due cose che solitamente non mi attirano in una serie TV:
1. II fatto che sia ambientata in un ospedale, con gli intrecci e i drammi che ne susseguono,
2. Il fatto che sia in costume, ambientata in un'epoca che non sia la nostra, che non sia nemmeno troppo attuale, che sia insomma storica.
Cresciuta con le corse nella corsia del pronto soccorso di E.R. ne ho subito il fascino, piangendo calde lacrime per i tanti addii, ma subendone anche il tracollo, con il ricambio generazionale, con le stagioni che si susseguivano lente e ripetitive nei loro schemi. Un po' come con Grey's Anatomy, che ha sì rinvigorito il genere, ma Shonda tra morti e catastrofi degne di Cabot Cove, mi ha stancato presto, prestissimo.
Stessa cosa per le serie storiche, capeggiate dalla noia e dalla linea soap presa da Downton Abbey, che non dà certo dei primi anni dello scorso secolo l'appeal giusto.


E allora, perchè vi sto per parlare di The Knick, serie che non solo è ambientata in un ospedale, che non solo mescola scoperte scientifiche a legami sentimentali che nell'ospedale nascono, ma che per di più è storicamente collocata nel 1900, con tanto di abiti svolazzanti e uomini elegantemente sempre in giacca e cravatta?
Ve ne sto a parlare perchè la curiosità (e la penuria estiva) han preso il sopravvento, per gli elogi letti qua e là, per le nominations agli Emmy guadagnate.
In più, i nomi di Steven Soderbergh (che un giorno capirò se amare o odiare, al momento resta fermo nel limbo di mezzo degli apprezzabili con riserve) alla regia e alla produzione, e quello di Clive Owen come protagonista assoluto, hanno avuto il loro traino.
E com'è stata alla fine questa serie?
Apprezzabile, ma sicuramente non appassionante, non imperdibile.
Il problema principale è proprio in quel protagonista, tanto freddo, tanto dedito alla cocaina, che con i suoi modi egoistici non brilla certo per simpatia.
La sua corsa contro il tempo non tanto per migliorare le condizioni dei pazienti e le cure ospedaliere in generale, ma per avere gloria e fama, lo rendono ancora più detestabile, e il suo amoreggiare con l'ingenua infermiera di turno, che viene così traviata, non lo aiutano.
Fortuna allora che sono i suoi sottoposti a rubargli la scena, in particolare il medico di colore Algernon Edwards, la cui difficile integrazione e i cui espedienti per farcela e per salvare delle vite, suscitano il vero interesse, compreso un amore clandestino e i suoi frutti.
II debole Bertie e il padre e marito sfortunato Gallinger, fanno poi il resto, come contorno a volte necessario per approfondire altri aspetti medici, a volte parecchio tralasciabile e futile come gli accordi mafiosi stretti dal capo dell'ospedale Barrow.


E veniamo allora al vero tema della serie, quello dell'avanzata medica del 1900, delle scoperte scientifiche che pian piano avrebbero rivoluzionato gli ospedali, dalla luce elettrica all'aspiratore, fino a quella più importante, che conclude la prima stagione, dei gruppi sanguigni.
Una semplice ernia in quegli anni poteva uccidere, così come un parto, e vedere come e quanto ci si è evoluti, come e quanto si era retrogradi, fa la differenza.
Ma non basta, non per appassionare almeno, e se l'unica puntata degna di nota è quella che affronta con tutta la violenza del caso la questione razziale, il resto affoga nella sua freddezza.
Esteticamente parlando, la serie si difende bene, ma anche in questo caso, tutto il rigore di una fotografia e di una regia seriosa, lascia poco spazio ai veri sentimenti.
La nomination (ai Golden Globe) di Owen sarà in parte meritata, l'entusiasmo verso una serie che proprio l'entusiasmo non sa far nascere, decisamente meno.


4 commenti:

  1. ...io ho trovato la regia strepitosa, con un uso della camera a mano calcolatissimo e curato,la fotografia fredda nell'ospedale e calda in tutti gli interni che non sono il The Knick, ci può stare, anche la colonna sonora moderna applicata in quell'atmosfera l'ho trovata una scelta azzardata e riuscita, il plot, si alla fine un po scontato ma passabile considerando i sottotesti interessanti, attendo la seconda stagione :-)

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  2. Mi sa che l'ho evitato e lo eviterò.
    Mi ispirava troppa noia a pelle.

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  3. Mio fratello me ne aveva parlato un gran bene.
    Resto dubbioso.
    Mi sa tanto che dovrò provarlo sulla pelle. ;)

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  4. Anche per me l'entusiasmo non è scattato. Per niente.
    Ben diretta e recitata, ma l'ho abbandonata per noia dopo una manciata di episodi...

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