Stiamo per parlare di un classico boy meets girl in stile Sundance, quindi la formula d'apertura la conoscete, no?
Lui è un ragazzo dal cuore spezzato, tradito dalla fidanzata, che ha lasciato la scuola di medicina e ancora non esce da quello stato di dolore dopo un anno, ciondolando in casa, prendendosi cura del nipote.
Lei è un'animatrice che ama il suo lavoro, fidanzata felicemente da 5 anni, strana e spesso solitaria a causa degli impegni del suo lui.
Si incontrano ad una festa, mentre lui compone deprimenti poesie sulla porta del frigo, non sapendo che ad unirli è l'ex coinquilino di lui che è anche il cugino di lei, un tipo ovviamente simpatico e spensierato, che proprio a quella stessa festa conosce la sua pazza anima gemella.
Non c'è però tempismo peggiore per conoscersi.
Perchè Wallace il cuore lo ha ancora spezzato, e pur sapendo che lentamente l'amore sboccerà per Chantry, con cui c'è subito alchimia, con cui c'è una sintonia particolare, dovrà retrocedere nella famosa regola dell'amico di maxpezzaliana memoria, perchè Chantry il suo lui non lo vuole lasciare.
Nel crescere di questa amicizia, con classici momenti di imbarazzo e momenti dal romanticismo immediatamente represso in cui si sprecano i consigli del prode Allan, il destino ci mette lo zampino, spedendo Ben in Europa, lontano dal cuore e dagli occhi.
Ma la storia tra Wallace e Chantry non può e non deve partire con un tradimento, e mentre il tempo scorre e l'amore, questa volta da parte di entrambi, cresce, qualcuno o qualcosa deve prendere il destino per le redini e farli finalmente avvicinare.
Se il soggetto è sempre quello, se i meccanismi sono sempre quelli, a fare davvero la differenza all'interno di un boy meets girl devono essere due elementi fondamentali: i protagonisti e lo stile.
Ed è qui che What If pecca maggiormente.
Chiariamo, il film scorre piacevolmente e in modo leggero, lo si guarda con quel sorrisino ebete e zuccheroso sulle labbra, almeno prima di qualche pasticcio di troppo nel finale, ma sono loro, i protagonisti, che non convincono del tutto.
Zoe Kazan che in coppia con il suo Paul Dano (Ruby Sparks) aveva fatto faville, e che anche solo con il bel Michael Stahl-David (In your eyes) ci aveva conquistato, qui, con quel Daniel Radcliffe cresciuto e pallidamente inglese, non riesce a spuntarla del tutto. Sarà lui, o sarà lei, o saranno dialoghi fin troppo tirati, poco genuini e veri, o saranno quei personaggi di secondo piano che interpretano per lo più macchiette di loro stessi (Adam Driver rivelazione con Girls inizia già a stancare? A ripetersi troppo nei panni dell'hipster senza pensieri?), o sarà infine una regia che passa dal classico stile Sundance tutto vestiti studiatamente casual e attività semplici ma particolari a animazioni che entrano e escono di scena e che mal si raccordano col tutto?
Sarà, ma di qualcuno la colpa deve essere, forse di tutti questi elementi messi assieme, che portano ad un film non certo da bocciare, non certo da non vedere (soprattutto nella penuria estiva che questo tipo di leggerezza chiama) ma -cosa grave- che si vede e presto si dimentica.
Mi era piaciuto pure questo, a modo suo, nella sua semplicità (o banalità).
RispondiElimina:)
Caruccio pure questo, però in effetti piuttosto dimenticabile.
RispondiEliminaLei comunque funziona sempre. E' lui che proprio non va, il maledetto Harry Potter. :)
Questo non sono ancora riuscita a vederlo purtroppo.
RispondiEliminaDaniel comunque ultimamente non ne imbecca una.
Carino, sì... ma... gli manca qualcosa. E gli inserti animati sono messi davvero 'ad minchiam'.
RispondiEliminaNon conoscevo questo film,ma pare roba per me <3 vedo di recuperarlo,fosse anche per guardarmelo una mattina mentre spentolo!
RispondiEliminaLeggero leggero, non la migliore commedia indie/romantica in giro ma si lascia vedere senza problemi, anche spentolando :)
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