18 marzo 2016

Brooklyn

Andiamo al Cinema

Era senza ombra di dubbio l'outsider della Notte degli Oscar di quest'anno.
Candidato a sorpresa a miglior film, un po' meno per la migliore attrice, questo piccolo film irlandese, dalla produzione indipendente, ha probabilmente conquistato e sciolto il cuore dei giurati.
In quest'ordine.
Perchè è proprio il cuore che ha Brooklyn, per merito di una storia, se non vera, sentita.
La storia è quella di una giovane irlandese, Eilis, che abbandona il suo paese d'origine, dove si sente stretta, stretta in una famiglia benevola ma che si aspetta troppo, stretta in quei modi ipocriti di una paese dove tutti sanno tutto di tutti.



Eilis parte quindi, e parte per l'America, affrontando un difficile viaggio in nave che rende ancora più evidente la sua giovane età, la sua inesperienza.
Chiusa e timida, intelligente e capace, viene sopraffatta dalla nostalgia, dalla sensazione di essere senza casa, lì dove non stava bene, qui, a Brooklyn, dove a parte il lavoro come commessa in un negozio, e le cene con le sue compagne di convitto, poco ha.
Sono tanti però gli immigrati di quei anni, gli anni '50, così tanti da organizzare balli e feste a tema, ed è lì che tutto cambia: con l'amore. L'amore per l'italiano Tony, che a poco a poco la conquista, la fa sbocciare, la fa sentire a casa, svelandole segreti, facendola vivere.
Finchè il destino, beffardo, non la richiama in quella vecchia casa, dove ora una vita sembra possibile, e un amore pure. Una vita che forse però non è la sua, ma è quella di chi non c'è più, o di chi vorrebbe guidarla, spingerla, troppo.


Due parti speculari dividono Brooklyn, dall'America all'Irlanda, dal sentirsi diversi all'ambientazione, dall'amore alla decisione.
Ed è l'amore, ovviamente, il tassello che lascia il segno, che ci viene raccontato: quell'amore inizialmente diffidente (lo ammetto, da drama addicted di Tony mi fidavo gran poco) ma che permette di vivere, quell'amore ancora più diffidente perchè quasi irreale, quasi forzato, poi.
E lo si sente tutto il conflitto che Eilis vive, quella divisione fra volere e potere, fra dovere e libertà, che no, non significa egoismo.
Il merito è tutto non solo di un Nick Hornby che finalmente prestato al cinema torna a saperci fare, confezionando una sceneggiatura dove i dialoghi sono intensi al punto giusto, ma il merito è soprattutto di una Saoirse (sur-shə, secondo la fonetica) Ronan bella e brava, che cattura e scioglie il nostro cuore.
La nomination a miglior film appare comunque esagerata, visto non tanto i grandi esclusi (qualcuno ha detto The Hateful Eight?) quanto la dimensione di film indipendente e a suo modo semplice, ma questo non toglie la bellezza di quanto si vede, una bellezza che va dagli splendidi costumi utilizzati ai paesaggi e alle case mozzafiato che fanno da sfondo, una bellezza che il cuore lo cattura, sì, e lo scioglie fino alle lacrime.


Regia John Crowley
Sceneggiatura Nick Hornby
Musiche Michael Brook
Cast Saoirse Ronan, Domnhaal Gleeson, Emory Coen
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3 commenti:

  1. Che abbia fatto le scarpe al tronfio Tarantino, come immagini, mi fa molto piacere, però sì, nomination esagerate. Anche se il film è carinissimo, tenero, delicato. Forse troppo? Fatto sta che, tra i tanti polpettoni in gara e i film impegnatissimi, questo, è l'unico che rivedrei anche oggi a cuor leggero. ;)

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  2. Film piacevole e carino, molto irish e interessante da vedere.
    Forse, solo, troppo esile per il confronto con altri titoli non nominati - come The hateful eight -.

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  3. Una pellicola adorabile, come un po' tutte quelle con Saoirse Ronan.
    E io "sur-shə" non ho idea di come si legga, quindi continuo a pronunciarla SAOIRSE. :)

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