24 luglio 2018

Patrick Melrose

Mondo Serial

Una telefonata che dovrebbe essere la peggiore delle telefonate, e che viene invece ricevuta come i migliori tra gli orgasmi.
Un viaggio che dovrebbe essere lugubre, liberatorio, e che diventa invece un folle trip prima, un incubo poi, con l'oppressione che sale, il senso di colpa e di impotenza che mina l'ennesimo tentativo di rimanere sobrio, pulito.
Un tuffo nel passato che mostra una prigione dorata, una famiglia all'apparenza perfetta in realtà formata da mostri che non sanno e non vogliono crescere un figlio, sfogandosi su di lui, abbandonandolo, nei peggiori modi possibili.
Un tuffo nel futuro poi, dove quel bambino è cresciuto, è diventato padre a sua volta ma senza imparare la lezione, senza affrontare i suoi traumi, affogandoli invece nell'alcool, nel cinismo.
E infine, con un'altra telefonata, con un altro corpo da osservare all'interno di una bara, il ritrovare la pace, finalmente, una conclusione.



Questa la parabola discendente e ascendente di Patrick Melrose, figlio di una nobile famiglia decaduta, dedito ai vizi e senza virtù, che sperpera denaro in bere, in droga tra un tentivo di  disintossicazione e l'altro.
Una vita spezzata fin dalla tenera età dove proprio di quella tenerezza ci si approfitta, dove nemmeno chi si accorge che qualcosa non va, fa qualcosa, tanto meno chi a questo compito è chiamato per natura.
Una vita, quindi, tormentata e che tormenta, a cui si assiste tra fastidio, sofferenza e rabbia.
Mattatore in scena Benedict Cumberbatch chiamato all'ennesima grande prova: tra tremori, visioni, esagerazioni e lacrime sincere, il suo Patrick è un personaggio altamente sfaccettato difficile da definire, soprattutto in quel futuro in cui l'ombra paterna è ingombrante, ma che il buon Benedict gestisce e riporta facendo sussultare per la sua bravura fisica e gestuale prima che vocale.


A sostenere con lui la scena, un Hugo Weaving versione orco e una fragile e ingiustificabile Jennifer Jason Leigh.
Entrambi al loro peggio, entrambi così bravi a dar vita a genitori repulsivi.
Divisi fra l'Inghilterra più snob e insopportabile (incarnata dal petulante Nicholas Pratt), fra la New York dei grandi hotel e dei bassi fondi (che ricompare all'improvviso in un castello, facendo fare un tuffo al cuore) e la Francia da sogno che racchiude invece continui incubi, l'epopea di Patrick e di chi gli sta attorno pesa forse più del previsto, ma solo per temi scomodi e difficili, affrontati in realtà in modo splendido e splendidamente interpretati. Gli anni che passano e che scorrono avanti e indietro, le scene che si ripresentano alla mente come su schermo, sono potenti, di difficile digestione, ma gestite e condensate magistralmente dalla penna di David Nicholls.
Il livello tecnico è quello delle grandi occasioni, tra abiti, scenografie, location e fotografia che hanno il sapore della decadenza più bella, mentre la colonna sonora che spazia dai Clash ai Blur passando per Cat Stevens, gioca facile ma fa centro.
L'incubo e il trauma senza fine, il ricadere di colpe paterne continuo, fanno pensare all'impossibilità del lieto fine, invece un briciolo di speranza c'è, con una tenerezza che non si credeva più a portata di mano e che può davvero salvare.
Con un'altra chiamata, come in un circolo, ma che questa volta spezza catene invisibili.


Voto: ☕☕½/5

8 commenti:

  1. Lo avevo già messo da parte su tuo consiglio. Ma l'estate mi rende pigro, nonostante abbia poco e niente da fare, quindi speriamo che il desiderio del binge watching venga presto a trovarmi. ;)

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    1. Vista la serietà e i pugni che assesta, non sono riuscita a fare binge watching lasciando decantare gli episodi sera dopo sera. Però, anche solo per la bravura degli attori e di Benedict in particolare, dovresti vincere la pigrizia ;)

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  2. io non riesco a essere così costante coi telefilm!
    finora hanno resistito solo supernatural e trono di spade..

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    1. Vista la longevità delle due serie, è già una bella resistenza! Io mi affido a un programma serrato e almeno una a settimana riesco a vederla, poi non tutte meritano il tempo dedicatogli, ma questa sì!

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  3. L'ho visto passare su Sky, ma ho preferito evitare, perché sinceramente mi sembra tutto abbastanza banale nonostante il tema, tema comunque non nuovo ;)

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    1. La famiglia disfunzionale non è certo una novità, ma qui la si racconta un gran bene, tra salti indietro e avanti nel tempo, con attori al loro meglio e un certo inglesismo che rende il tutto ancora più ben fatto... prova a dargli una chance :)

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  4. Ho visto giusto il primo episodio, che non mi è dispiaciuto, né mi ha entusiasmato. Mi è sembrata una versione british di Bret Easton Ellis, giusto un po' fuori tempo massimo.
    La cosa che non gioca a suo favore, dal mio personale punto di vista, è che Benedict Cumberbatch sarà anche un attore bravissimo, ma io continuo a non capire tutto l'entusiasmo nei suoi confronti.
    Quest'estate però conto di dare una possibilità anche ai prossimi episodi, se non altro per sentire l'uso che hanno fatto dei Blur. ;)

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    1. Il bello di questa serie -come scoprirai- è che si parte da un inizio molto anni '90 per poi marciare nei decenni arrivando anche a tutt'altro, assestando pugni allo stomaco e ferite non da poco.
      Quanto a Benedict, io mi lascio ammaliare con facilità appena sento l'accento british, ma lui è proprio bravo, qui -sfaccettatissimo- in particolare.

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