30 giugno 2019

La Domenica Scrivo - Storie di Giocattoli

C'era una volta (e c'è ancora) uno zio che non faceva mai regali.
Non ci credeva, lui, al consumismo esagerato, all'obbligo e alle spese imposte. Così si presentava alle feste felice, e bastava un suo abbraccio per far felici le nipoti.
Così per anni, così anche in famiglia: i regali ai figli li si faceva, ma sempre da condividere. Anche l'uovo di pasqua da aprire rigorosamente ai pranzi dai nonni, per poi distribuire senza far storie la cioccolata a tutti.
Quasi un'eresia per quella nipote che ritiene il cibo sacro e intoccabile da altri!
Immaginate quindi la sorpresa quando ad un compleanno quello zio si presenta non con uno, non con due, ma con tre regali!
Ovviamente, anche questi da condividere. E da tenere stretti perché irripetibili.
Uno a testa per le due nipoti/sorelle, più uno speciale per la festeggiata.
Una gioia incontenibile, con quei regali da prendere e scaraventare sul tavolo per aprirli in tutta fretta.
Peccato che quei due regali in comune fossero dei salvadanai in ceramica, rovinosamente rovinati e scheggiati. Ma ancora utilizzabili.
L'ultimo allora, scaraventato con più calma sul tavolo, fece poff.



Era morbido.
Era leggero.
Era un'orsacchiotta di peluche.
Bellissima.
Bianca come la stella polare.
Stella, il suo nome.
Stella che finì per dormire con quella nipote, per dividere pranzi e cene, per accompagnarla all'asilo, per seguirla nelle varie vacanze e nei vari traslochi, sgualcendosi sempre di più, perdendo elasticità in quel suo collarino vittoriano e prendendosi pure qualche presa in giro per non essere effettivamente un'orsa così bella, con quel vestito fuori moda.
Forse anche per questo quella nipote che cresceva e non giocava più l'ha ricoperta con una maglietta piena di scritte e dediche dei suoi compagni di classe delle medie.
Finché, nell'ennesimo trasloco, Stella è tornata a farsi bella, a farsi aggiustare braccia senza più ciccia (o cotone), a sistemare quel collarino. Non gioca, ma osserva uno studio pieno di libri e di ricordi, diventando ricordo pure lei, in un trono dedicato dove aspetta un abbraccio improvviso.


Quella nipote, ovviamente, ero io.
E Stella è stata dall'asilo ad oggi il MIO peluche. E di peluche ne avevamo tanti, io e mia sorella, una cesta piena che ora se ne sta a casa di mamma, pronta ad essere saccheggiata da cugini che si danno il turno.
Stella no. Stella ha seguito me.
È il mio Woody.
Io sono la sua Andy.
E come Andy, anzi, come quelli della Pixar la immaginavo capace di risvegliarsi quando non vista, di giocare a sua volta, di andarsene all'asilo o alla scuola dei peluche mentre io ero a scuola.
Strano allora che alla sua uscita Toy Story non mi interessasse.
Ho visto quasi tutti i classici Disney al cinema o mi sono state regalate le relative VHS.
Ma Toy Story no.
Troppo strano e diverso per i miei genitori?
Troppo maschile per me, che ancora ricordo quel giorno a scuola in un'ora di supplenza in cui le uniche alternative erano i maschili Toy Story e Jurassic Park. Messa ai voti, vinse quest'ultimo.
Così i tre Toy Story li ho visti solo al momento di decidere se dedicare alla Pixar la mia seconda tesi.
Immergendomi in quel mondo di avventure ad altezza giocattolo.


Rivisto oggi, onestamente, mi ci sono persa meno volentieri nei primi due capitoli, effettivamente molto elementari nella loro trama (tolto l'elemento del cambio prospettiva), eccessive le scene d'azione. Con la sensazione del film perfetto per gli accumulatori seriali.
Ma, mentre avanzavano la delusione e la mal sopportazione verso il protagonista/leader Woody (i miei preferiti oltre agli ovvi Mr. e Mrs. Potato? Il dinosauro Rex e il maiale Hamm), è arrivato quel terzo capitolo che ancora una volta mi ha visto sciogliermi in lacrime.
La nostalgia, la crescita inevitabile, il passaggio di testimone.
Andy che se ne va, una madre -sola- che piange, e quei giocattoli che si sentono abbandonati.
E questa volta anche le scene d'azione si fanno spassose e piene di pathos, anche i personaggi secondari e il cattivo di turno hanno spessore (più del cliché Syd, più dell'insopportabile collezionista).
Con quel finale che è una perfezione difficile da battere ora che un quarto capitolo non richiesto è arrivato al cinema.
Il responso lo avrò a breve, nel mentre colta dai sensi di colpa abbraccio Stella, piango calde lacrime e la ringrazio per le avventure.


10 commenti:

  1. Ma tu non mi puoi scrivere queste cose così, con il cuore in mano, ho visto "Toy Story 4" ieri e sono ancora scossa, ho una certa immagine di duro durissimo da mantenere io eh!? Scherzi a parte, brava, davvero bellissimo. Cheers!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille, davvero!
      Con ancora le lacrime per Toy Story 3 il post è uscito così: nostalgico al punto giusto. Lo sarà anche il quarto capitolo?

      Elimina
  2. Bellissimo post.
    I nostri giocattoli, la nostra vita. Perché abbandonarli? Sono parte di noi, come Stella con te. Bellissimo.
    Toy Story 3 per me il migliore, e in effetti vorrei capire anche io cos'ha da dire il quarto episodio...

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guardando i vari Toy Story mi sono sentita in colpa per tutti gli oggetti regalati/buttati/venduti. Ma certi ricordi è davvero impossibile abbandonarli :)

      Elimina
  3. Post dolcissimo.
    Anch'io ho una Stella, ma si chiama Chicco. Regalo al mio primissimo compleanno, mi accompagna ancora oggi. È nell'armadio, ha un ripiano solo suo, e da bambino ogni tanto facevo disastri rammendandolo a caso. Prima o poi lo restauro, tanto cosa non spiega YouTube. E con Toy Story magari faccio pace, da bambino mai piaciuto (troppo tecnologico e action per i miei gusti) e da grande mai rivisto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Di Toy Story 2 è bellissima proprio la parte del restauro di Woody: un tutorial pieno di emozione.
      Dovresti farci pace, poi, che il terzo capitolo è una meraviglia impareggiabile: visto il poco entusiasmo iniziale non credevo sarebbe riuscito a farmi piangere ancora e così tanto.

      Elimina
  4. Ma che carino quell'orsetto, comunque capisco bene, una mia cuginetta aveva un peluche che portava sempre dietro, era del padre che ora non c'è più, ed io spero l'abbia conservato :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spero anch'io, Stella ne ha viste e ne ha vissute parecchie di avventure. Ora me la immagino come una vecchina che si gode il riposo e la tranquillità della sua nuova stanza :)

      Elimina
  5. Che bella la storia di Stella!!Anche io avevo un piccolissi orsetto di pelouches di nome Gringo che però quando ho lasciato casa ho la sciato nel comodino della mia cameretta(però me lo aveva regalato un ragazzo).Comunque è sempre li ad aspettarmi.
    Sono curiosa di vedere il 4° capitolo di Toy story.In effetti il terzo era perfetto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarà difficile eguagliarlo, ma ho speranza. Ne parlerò presto, intanto grazie per aver condiviso la storia di Gringo :)

      Elimina