#LaPromessa2021
Prima di Wall-e c'era stato Numero 5.
Se io non lo sapevo, lo sapeva il giovine che a questo robottino era affezionato.
Direttamente dagli anni '80, da quei film che con gli occhi degli adulti non erano propriamente per bambini, arriva Corto Circuito: una parabola sui robot e la loro anima in cui dentro possiamo trovare soluzioni da guerrafondai, amori tossici e violenti, doppi giochi alquanto scorretti.
Si sta dalla parte di Numero 5, che per un corto circuito -ça va sans dire-, acquista autonomia e personalità, riuscendo senza troppi problemi a scappare da una base segreta e militare e trovare rifugio da quella che oggi verrebbe chiamata vittima: Stephanie, donna perseguitata in cerca di rinascita e pure animalista ante litteram a vedersela con un ex che è meglio non commentare.
Con l'addomesticamento di Numero 5 ci scappano una serie di equivoci e gag datate, ma soprattutto l'amore.
Non quello per un robot che fa il casca morto in libertà, ma per il suo creatore: un ingegnere che della sua creatura si meraviglia, andata ormai avanti senza il suo controllo.
Il film francamente non è invecchiato benissimo.
I suoi 35 anni (!!!) li porta così così, con gli effetti speciali e i robot in azione ancora decisamente credibili, ma è la trama che fa acqua nelle sue parentesi, nelle sue pause.
Per quanto lineare, la storia sembra infatti riprendere più volte dai soliti punti di conflitto, tra denunce, doppi giochi, incontri manovrati e fughe rocambolesche. Lasciando però ampio spazio a battute e battutine, a spalle comiche come quella esagerata come si poteva esserlo negli anni '80 di Ben Jahrvi.
Ammettiamolo: il più lo fa lui, Numero 5, o per meglio dire, lo fa il doppiaggio di Leo Gullotta, che lo caratterizza e rende le sue entrate, le sue battute, ancor più irresistibili e giustamente cult, da citare e citare ancora.
Come non capirli i bambini degli anni '80-'90 che lo rendono il loro idolo?
Se dei protagonisti in carne ed ossa (Ally Sheedy e Steve Guttenberg) ci si è ormai dimenticati, se un seguito è stato prodotto ma nemmeno il giovine ha avuto voglia di andarlo a recuperare (o mettere in Promessa), un motivo c'è.
Ma la reincarnazione in computer grafica di Numero 5 nel tenero ed ecologico Wall-e rende Corto Circuito un film che valeva la pena riscoprire.
Anche se a conti fatti facilmente dimenticabile.
Via via, cingolare!
Il seguito è uno stanco sequel fatto molto coi piedi. Meglio restare a questo che almeno è carino
RispondiEliminaPer fortuna non ci siamo avventurati, allora!
EliminaE mi è scesa una lacrimuccia, Numero 5 sempre nel cuore ;)
RispondiEliminaUn altro fan, io chissà come mai non mi ci sono affezionata da bambina...
EliminaVisto da bimbo, mi piaceva un sacco!
RispondiEliminaMa com'è che io da piccola l'ho evitato o l'ho dimenticato poi?!
EliminaForse ero già poco tecnologica all'epoca...
L'ho rivisto anch'io nemmeno due giorni fa su Prime.
RispondiEliminaUltimamente sto vedendo solo film vecchi praticamente.
Corto Circuito mi è piaciuto come tutte le altre volte, forse solo Steve Guttenberg mi è arrivato meno in questo film.
Vista La Promessa che devo mantenere, ci saranno altri tuffi nel passato e negli anni '80 anche per me. Spero che il resto sia invecchiato leggermente meglio, Numero 5 a parte poco è riuscito a convincermi senza l'effetto nostalgia.
EliminaMi sapeva di uno di quei film non invecchiati proprio bene.
RispondiEliminaE' stato uno dei classici della mia infanzia e, per non rovinarlo, preferisco tenermi il piacevole ricordo che ancora conservo. :)
Il giovine conferma: non è invecchiato bene. E ora teme il resto della sua lista di classici.
EliminaCon me non è proprio scattata la scintilla, più per il contorno che per Numero 5 e il suo prendere coscienza.
RispondiEliminaContinuerò a preferirgli Wall-E e a chiedermi com'è che non è stato anche un mio cult da piccola.