Andiamo al Cinema
Luogo: un convento di suore.
Protagoniste: due suore, ovviamente bellissime.
Oggetto: il rapporto peccaminoso fra loro.
No, non è la trama di un film erotico degli anni '70, ma quella dell'ultimo film di Paul Verhoeven presentato a Cannes nel 2021 e solo ora uscito nelle sale italiane.
Ed è, soprattutto, una storia vera.
Quella di Benedetta Carlini da Pescia, cittadina toscana salvata dalla peste a detta di molti grazie alla sua intercessione miracolosa.
Lei che in convento è entrata per volere dei genitori che pagavano una sostanziosa dote per il matrimonio con Cristo, lei che aveva visioni, allucinazioni, conversazioni con Gesù, suo amante, e che attraverso di lei parlava, condividendone il corpo, il cuore.
Lei che scopre il sesso, soprattutto, e intrattiene una relazione con una novizia.
Siamo comunque nel periodo di papati con figli illeciti e amanti occasionali, quindi perché quelli di una donna creano scalpore?
Lo fanno ugualmente, inimicandosi suore del convento e vescovi, che la accusano, la giudicano, la puniscono.
Il materiale è di quelli succosi e se messo in mano a un regista che sa come trattare il sesso come potere, diventa un film erotico, certo, ma anche molto altro.
Perché si parla di corpi e di fede, di miracoli e di vie per farli approvare quei miracoli, di squilibri di potere e soggezione che fanno la differenza anche dentro le mura di un convento dove non vige la povertà, ma l'invidia sì.
Con persnaggi tagliati con l'accetta, vedi la sospettosa Charlotte Rampling, ma anche molto sfumati come la disinibita Daphne Patakia.
Diventa poi la prova con cui Virginie Efira mostra tutta la sua bellezza e la sua bravura, cosa fatta anche a Venezia quest'anno, con il film I figli degli altri in cui aveva saputo folgorarmi.
Diventa una novella boccaccesca in cui però ci si spinge oltre, tra possessioni che incutono timori, visioni che camminano sul filo sottile del kitsch e momenti di tortura e di ribellione che diventano scene d'azione che non ti aspetti, nella Toscana del 1600.
In bilico tra opera d'autore patinata nella ricostruzione e nella fotografia, e film erotico che usa un contesto storico come pretesto per mostrare due bellissime attrici in azione, Paul Verhoeven cala i suoi assi quando si tratta di nudi non gratuiti attraverso cui le donne prendono coscienza del loro potere e del potere del loro corpo, mostrando una disparità che non si è mai colmata.
Benedetta sta quindi in una categoria a sé, soggetto storico fonte di curiosità e protagonista di un film dove i cieli possono tingersi di rosso, Gesù puoi essere un provetto spadaccino e una suora può salire al potere salvando una cittadina dalla peste.
Voto: ☕☕☕/5
Neanche pagato.
RispondiEliminaMeno pesante e più intrattenente di pellicole che si dichiarano più leggere, però :)
EliminaConosco pochissimo la sua filmografia cult di cui potrei avere molti pregiudizi, ma già con Elle mi aveva fatto capire che per lui sesso e nudità sono modi per raccontare un personaggio e una storia, e non sono mai gratuiti, nemmeno quando si fanno espliciti come qui.
RispondiEliminaPatinato, ma d'effetto. Fortuna che è riuscito ad arrivare qui, anche se hanno censurato il poster :)