25 giugno 2014

Sidney Lumet Day - La Parola ai Giurati


Nel giorno in cui avrebbe compiuto ben 90 anni, noi blogger accaniti anche sotto il sole di giugno, abbiamo deciso di celebrare come si deve Sidney Lumet, un regista che -mi duole ammettere- conosco gran poco visto che della sua lunga e ragguardevole filmografia ho avuto il piacere, davvero, di vedere solo il suo più recente e ultimo lavoro Onora il padre e la madre.
Ebbene sì, capolavori unanimemente conosciuti come Quinto Potere o Serpico mi mancano vergognosamente, e un po' per dovere di membro della congrega segreta, un po' per rimediare alle mie mancanze, per parlare del regista sono andata a pescare il suo primo film, fra i più celebri e i più apprezzati: La parola ai giurati.


Il fatto che sia tra i più celebri e i più apprezzati è dato dal fatto che negli anni può contare numerosissimi remake. E non parlo di quelli doc (ad opera di William Friedkin nel 1997 o di Nikita Michalkov nel 2007), né della versione televisiva che lo precede (e che ne fa quindi un remake esso stesso) firmata da Reginald Rose nel 1954, o delle varie trasposizioni teatrali.
No, parlo della sua entrata nel mondo pop attraverso parodie e versioni serie che ho avuto modo di scoprire a suo tempo ne I Simpsons, in Happy Days, in Veronica Mars e perfino nell'intramontabile Signora in Giallo.
Un film così aveva quindi tutto il diritto di essere recuperato, non fosse altro che per andare a scoprire l'originale.


E la sorpresa è stata tanta, così come la soddisfazione.
La trama è assolutamente semplice e quasi lineare: 12 uomini riuniti in una stanza, 12 giurati chiamati a decretare l'innocenza o la colpevolezza (che varrebbe a dire condanna a morte) di un giovane ragazzo accusato di aver ucciso con un pugnale il padre. Le prove a suo carico sembrerebbero schiaccianti, e così il compito dei giurati molto semplice.
Prima votazione: 11 voti colpevole, 1 innocente.
Un solo voto, basato più sul ragionevole dubbio e sull'incapacità di condannare un ragazzo così alla leggera senza prima discutere almeno un po' della sua situazione. E così, questi 12 chiusi in una stanza in un giorno particolarmente afoso iniziano a discutere, a litigare, a ragionare sui dettagli a loro disposizione, cambiando a poco a poco opinione, trovando dei dubbi e delle incongruenze sulle testimonianze, sulla difesa.
E così ogni battaglia verbale, ogni fine ragionamento deduttivo, riesce anche a far conoscere meglio queste 12 persone senza nome, riunite per caso in una stanza soffocante: i loro difetti, le loro cocciutaggini e le loro particolarità verranno a galla, mostrando l'influenza che un'idea, se non sezionata, può avere nel voto.


La bellezza de La parola ai giurati, che in originale ha il titolo molto più ad effetto 12 Angry Men, non sta solo nella sceneggiatura finemente scritta, capace di alternare deduzioni degne di Sherlock Holmes a monologhi di grande impatto, ma anche nella sua realizzazione.
Chiuso in quella stanza, Sidney Lumet lascia vagare la sua macchina da presa in numerosi piani sequenza, seguendo i gesti e i movimenti dei suoi protagonisti, avvicinandosi poco a poco a loro fino a quei primi piani suggestivi e potenti del finale. Solo all'inizio e alla fine si respira un po' l'aria esterna, esemplificando così la sensazione claustrofobica del clima all'interno della giury room.
Ineccepibili le interpretazioni, caricate e dosate come soleva in quegli, tra cui spicca un giovane Jack Klugman (poi Dottor Quincy), mentre è da notare come Henry Fonda, per la prima e unica volta, veste le panni anche del produttore.
Se si considera che il film ha ormai 57 anni, e che il regista in questione era al suo esordio assoluto nel cinema, il risultato è ancora più impressionante.
Tempi scanditi alla precisione, un crescendo e una lotta interna ed esterna rappresentata senza fronzoli, deduzioni e dubbi.
Sidney Lumet meritava davvero di essere recuperato.


Per continuare le celebrazioni, passate senza esitare anche negli altri blog partecipanti:

Bollalmanacco

Director's Cult

Montecristo

Non c'è Paragone

Recensioni Ribelli

Scrivenny

Solaris

White Russian

10 commenti:

  1. Film strepitoso, un esordio incredibile.
    Teso e profondo dall'inizio alla fine.

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  2. grande sceneggiatura e grande ritmo. un film che si porta benissimo gli anni che ha

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  3. Mi consolo! Non sono l'unica ad avere involontariamente snobbato Lumet per anni!
    Ovviamente mi manca anche questo film ma sembra parecchio intrigante :)

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  4. Film davvero bello, con un ritmo incredibile nonostante la storia si svolga tutta in una stanza!

    Buon Sidney Lumet Day!

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  5. Sidney Lumet lo devo recuperare tutto! Non so niente di lui :(

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  6. Film geniale oggetto di numerose parodie (da Monk a I Griffin).
    Buon SLD ;)

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  7. E come ho già detto altrove... mi manca :( devo farmi una Lumet-cultura

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  8. Gran bel film, teso e dall'impianto teatrale, infatti era in scena a Londra fino a qualche settimana fa! Buon SLD!

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  9. Film straordinario, lo si vede (come hai scritto giustamente) dagli innumerevoli tentativi di imitazione, più o meno dichiarati. Un manifesto contro l'ottusità e l'intolleranza della società borghese: l'imputato infatti è un ragazzo di umile famiglia che tutti hanno fretta di identificare come colpevole più per l'opinione pubblica che per le prove effettive. Magistrale interpretazione di Fonda.

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  10. Ciao. Ho molto apprezzato questo tuo contributo. Grazie. Tempo fa, un po' indegnamente, ho provato ad "omaggiare" Lumet attraverso un post sul blog che tento di curare. Mi farebbe piacere se trovassi il tempo di leggere quel mio breve scritto. Ovviamente ora non metto alcun link, non sarebbe "elegante", ma se ti venisse la curiosità... Adriano

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