7 giugno 2014

Pom Poko

Once Upon a Time -1994-

Arrivata quasi alla fine di questa lunga ma piacevolissima maratona Ghibli, non mi aspettavo di trovarmi di fronte ad un film così originale e diverso da quelli finora visti.
Abituata alla fantasia galoppante di Miyazaki alla regia o alla sceneggiatura, ai mondi che si intersecano con la tradizione giapponese creando personaggi unici e strani, abituata ad una narrazione convenzionale, a storie ricche di pathos e di temi importanti come l'ambientalismo, l'amicizia o la crescita, vedere Pom Poko è stata una sorpresa.
Isao Takahata pur rimanendo nel tema fantastico, pur attingendo alla cultura tradizionale facendo dei tanuki i protagonisti del suo film, pur parlando e in modo quanto mai specifico di natura che cambia e ecologismo, rivoluziona il tutto a livello di narrazione.


Sembra così di vedere un film di Wes Anderson senza la sua geometria degli spazi, con una voce narrante che ci racconta e ci si spiega le gesta di questi buffi ma intelligenti animali, dei loro piani machiavellici volti a fermare la distruzione delle colline dove abitano ad opera degli umani, dei loro scherzi talmente divertenti e strani che starebbero benissimo assieme a Mr. Fox e al suo universo altrettanto ostacolato dagli uomini.
Ma ad essere più significativi e più particolari sono i disegni, che si snodano attraverso tre stili differenti per riuscire meglio a raccontare il mondo e la natura dei tanuki: abbiamo i disegni realistici, con animali simili ai procioni, per quando si entra in contatto con gli umani; abbiamo i disegni antropomorfi, per quando i tanuki sono fra di loro e si esercitano nell'arte del trasformismo; e infine abbiamo i disegni stilizzati, che rendono omaggio al mangaka Sugiura Shigeru, per quando gli animali sono in festa o perdono il controllo.


Questi stili si fondono così dando vita a un film particolarissimo, con protagonisti altrettanto particolari che spiazzati dall'arrivo di scavatrici e cemento, mettono in piedi un piano quinquennale per far sloggiare gli umani dalle loro terre.
Per farlo danno vita a una vera e propria scuola di trasformismo, arte di cui sono maestri e che gli permette di assumere qualunque tipo di forma voluta, dagli oggetti comuni a quelle di persone in carne e ossa, sfruttando in particolar modo i loro testicoli (ebbene sì!). Le loro esercitazioni culmineranno in una strategia degli spettri dove in una lunghissima e onirica marcia, tutta la fantasia e la genialità dei disegnatori si sfoga creando magiche forme e allegorie.
A differenza degli altri film Ghibli, qui il protagonista non è unico, anche se su tutti si staglia il giovane e coraggioso Shoukichi, ma l'intera comunità nelle sue sfaccettature, che conta gli estremisti guidati da Gonta, i vecchi saggi Seizaemon e Oroku, il tontolone e incapace di trasformarsi Ponkichi.
Anche il finale si distanzia da quanto finora visto, con un happy end agrodolce ma con ancora della speranza infusa, che si rivolge direttamente a noi spettatori, che non possiamo che essere estasiati per quanto visto e per quanto ascoltato e, si spera, d'accordo con il messaggio che Takahata ha voluto trasmettici attraverso questi buffi ma intelligenti animali.


4 commenti:

  1. Questo nemmeno ne ero a conoscenza!
    Davvero carino :)

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    1. Davvero originale e irresistibile, consigliatissimo!

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  2. Questo è uno dei pochissimi che non ho visto...

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    1. Non so perchè sia nei film minori dello studio, è decisamente bello e diverso!

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