26 agosto 2018

Alien: Covenant

#LaPromessa2018

Sentite il sospiro di sollievo che sto tirando?
Una lunga, lunghissima settimana in compagnia di alieni, una lunghissima settimana per mantenere una promessa è giunta al termine. E, nonostante gli avvertimenti letti qua e là, le critiche e i rifiuti, si conclude magari non nel migliore dei modi, ma in un modo decisamente convincente.
Già, Alien Covenant mi è piaciuto.
Mi è piaciuto quasi quanto il primo Alien, nonostante le evidenti differenze e limiti.



Lì, una produzione che sembra quasi ristretta e artigianale -anche se non lo è- qui location, effetti speciali, cast decisamente di grido. Lì una battaglia ristretta, un sopravvivere, qui numerosi scontri, morti e scene d'azione per il godimento del grande pubblico.
C'è però del fascino in entrambi, dato nel primo da quella situazione claustrofobica e da un'eroina ineguagliabile, qui, il fascino di una riflessione filosofica sulla creazione, il senso di Dio, dell'esistenza stessa, ad opera di un androide creato in modo troppo perfetto, ad opera di un'eroina magari non cazzuta come Ripley, ma che nel suo lutto sa farsi rispettare.
La struttura di Covenant è poi sempre quella, quella di numerosi film horror/d'azione: un gruppo di scienziati sbarca/si avventura su un nuovo pianeta/un luogo misterioso, si dimezza a causa di un non ancora identificato virus/essere malvagio, trova rifugio presso quello che sembra un vecchio saggio che si rivela invece essere un vecchio pazzo.


Niente di nuovo, quindi, solo tante nuove scene d'azione e distruzione e morte a fare da intervallo, ma una doppia interpretazione da parte di Michael Fassbender che in modo tutt'altro che metaforico bacia se stesso, e la ri-scoperta della giovane Katherine Waterston che citando Ripley ci guadagna fin là ma regala spessore al suo personaggio, con buona pace di James Franco apparso su schermo per un millesimo di secondo.
Vero, non tutto funziona alla perfezione (vogliamo parlare della scena della doccia? anche no), non tutto è così originale e all'ennesima battaglia l'attenzione cala, ma con un finale aperto che mi vedrà in futuro in sala, mi posso ritenere soddisfatta.
La saga di Alien è conclusa, diversa da come la immaginavo, con più scivoloni che successi. Quell'Alieno affascina ancora, ma continua ad essere una sfida difficile da vincere per sceneggiatori e registi. Come a dire: non tutte le ciambelle aliene possono venire con il buco, neanche se sei un regista, uno sceneggiatore affermato. Per fortuna, proprio quel Ridley Scott che fatico ad inquadrare, sa come tenere le redini del gioco.


Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Finale di maratona con colpo di scena, allora! Io, onestamente, sono stato tra coloro che l'hanno odiato, come ti dicevo: una saga che tenta di rinnovarsi, ma annoiando.
    Aspetto con più ansia il rivale, il nuovo Predator, che promette meno filosofia e più gore.

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    1. Sarà che di noia ne avevo patita anche troppa con i capitoli precedenti, qui mettici i brividi da horror, mettici il doppio Fassbender filosofico, mi ci sono appassionata.
      I Predator -per ovvi motivi- non li affronterò mai.

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  2. Questo capitolo invece a me ha lasciato totalmente indifferente. Non mi era dispiaciuto Prometeus, adoro i primi due Alien, ma questo non mi ha lasciato proprio nulla rispetto agli altri. E' sicuramente ben diretto e dà le piste sia al terzo sia al quarto capitolo della saga, ma proprio non riesco a volergli bene.

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  3. E niente, praticamente stiamo in due pianeti differenti per tutti i film (tra quelli a cui è piaciuto e chi no), ma va bene lo stesso, l'importante era la promessa ;)

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