Andiamo al Cinema a Noleggio
Fa caldo a Marsiglia.
Fa più caldo di quest'estate ballerina che ci aveva fatto sciogliere a giugno e che ora sembra trasportarci almeno momentaneamente in un quasi autunno.
Fa caldo, a Marsiglia, così caldo che le persone iniziano a perdere la testa.
O forse non serviva il caldo, serviva solo quella goccia che come da tradizione fa traboccare il vaso.
Un marito violento, che non si sopporta più e che accidentalmente scivola proprio su quel balcone affilato.
Un fotografo che non accetta un no, e che scivola pure lui finendo impalato.
Sembrano morti da contrappasso, uomini violenti puniti per i loro peccati.
Sembra la vendetta escogitata dalle donne, quelle che hanno subito fino a dire un forte no. Un forte basta.
Succede, in una calda estate a Marsiglia in cui il refrigerio lo si cerca su un balcone, che diventa punto d'osservazione e punto di partenza per formare una nuova società.
Facendosi osservare e osservando quei vicini che ci stanno attorno.
È un film femminista, certo, quello di Noémie Merlant, al suo secondo lavoro da regista, ma che si ritaglia anche un ruolo in cui concedere ancora una volta tutta, ma davvero, tutta se stessa. Arie comprese.
Merlant è un'attrice incastrata in un amore sbagliato con tanto di parrucca bionda a renderla ancora più svampita nei panni di una Marylin in fuga, ma a rubarle la scena non è tanto la pudica e timida Sanda Codreanu, quanto la disinibita, eccentrica Souheila Yacoub che con i suoi pochi vestiti, con il suo trucco appariscente, catalizza l'attenzione non solo maschile e si fa vero motore del film. È lei che dice no, è lei che si ricopre di sangue.
Ma Les Balconettes è anche un horror, un film pulp, una commedia dai toni esagerati e urlati, uno spaccato volutamente più forte, volutamente più colorato, della società.
Viene facile pensare a Pedro Almodovar, guardandolo, con quella fotografia dai toni acidi, quei colori accesi, quegli interni così personali e gli abiti a diventare una seconda pelle anche quando succinti o assenti.
Al primo Pedro, quello con donne sempre sull'orlo di una crisi di nervi come lo sono Nicole, Ruby e Elise, amiche e coinquiline, prese dal blocco dello scrittore, prese dai sensi di colpa per un uomo che le credeva facili e scostumate come si mostrano su quel balcone, prese da un amore che non è vero amore, e dal quale si continua a fuggire.
Parlano e urlano e gridano e fanno pure le puzze, e si confrontano e si aiutano e fanno le pazze, Ruby, Elise e Nicole, cercano pure di camuffare un crimine nel peggiore dei modi, tenendo prove scottanti, ritornando su quella scena del crimine per renderla una scena comunque bollente, facendo virare questa commedia femminista dell'orrore verso toni metafisici.
Perché non vuoi aggiungerci i fantasmi, a Marsiglia, con 46 gradi?
Discinte e libere, queste donne al balcone esagerano come previsto da copione, in cui la mano delicata di Celine Sciamma non si sente, pur avendo collaborato con l'amica Merlant, che preferisce altri toni e altre suggestioni, rischiando di risultare volgare e eccessiva ai ben pensanti, con nudi continui e non sempre necessari che sono uno schiaffo al perbenismo.
Non mi identifico in questa categoria, ma l'eccesso delle protagoniste, l'eccesso di urla, di grida e di situazioni surreali -puzze comprese- in cui finiscono, ha reso più difficile amare un film su cui mi sentivo di puntare.
Forse nelle mani di un Pedro sul finire degli anni '80 poteva diventare un cult?
O forse questa domanda è già troppo poco femminista per essere posta?
Anche perché è un film francese come solo i francesi sanno permettersi.
In questi tempi più pruriginosi o forse solo più veri, non mi resta che registrare una punta di fastidio, un'altra di delusione e poco amore, per queste protagoniste, per questi tipi di film che vogliono essere un manifesto troppo urlato, troppo esagerato e che si perdono nella forma più che sul contenuto.
Voto: ☕☕/5
Io l'ho trovato veramente brutto, volgarotto e insensato. Rimpiango l'eleganza della Ragazza in fiamme.
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