9 agosto 2014

Fucking Åmål

Once Upon a Time -1998-

Vivere in Svezia se si è un adolescente non deve essere per niente semplice.
Questo è quello che si può desumere dalle pellicole di Lukas Moodysson, o almeno dalle due che ho visto.
Dopo il ritratto a suon di punk delle ragazzine che con la loro musica esprimevano l’odio e le frustrazioni contro la famiglia e la scuola in We Are The Best!, sono andata a recuperarmi la pellicola più nota e già cult del regista, che sempre sull’universo giovanile si concentra.


Ad Åmål vivono Elin e Agnes, due adolescenti agli antipodi: tanto popolare l’una quanto isolata l’altra, tanto disinvolta in amore l’una, quanto solitaria e problematica l’altra. Ad unirle è però l’amore che Agnes prova per Elin, un amore complicato, ovviamente, e ostacolato dal semplice fatto che Elin a fatica sa chi Agnes sia.
L’occasione affinché tutto cambi la offrono i genitori protettivi e comprensivi di Agnes, che le organizzano una festa di compleanno parecchio deludente a cui solo Elin e la sorella Jessica finiscono per presentarsi. Come nei più tipici film americani, per scommessa le due finiscono per baciarsi, ma a differenza dei tipici film americani, quel bacio e quel senso di colpa che subito si fa sentire, scatena delle reazioni che la stessa Elin non pensava di poter provare, facendola correre a chiedere scusa, cercando di fuggire a Stoccolma dove l’omosessualità non sarebbe assolutamente un problema, a differenza della fottuta Åmål.
Ma con il sole del mattino, e i postumi di una sbornia da smaltire, la realtà si fa difficile da affrontare, anche solo confessare tutto alla sorella diventa impossibile, e per nascondere i sentimenti anche a se stessa, Elin dimentica Agnes, si mette con Johan e perde la verginità.


Senza andare a svelare tutti i ripensamenti e gli ostacoli da abbattere per arrivare a un finale lieto e per nulla buonista, meglio concentrarsi sulla capacità di Lukas Moodysson di raccontare e di ritrarre i giovani con assoluta fedeltà, senza filtrarli o senza porli su piedistalli.
Proprio per questo, nonostante i 16 anni passati, Fucking Åmål ha ancora tutta la sua forza dirompente nel saper rompere tabù e regole non scritte, tratteggiando caratteri e amori che purtroppo ancora adesso non farebbero che far parlare di sé tra le mura di una scuola e non solo.
Come nella prima parte di quella perla de La Vita di Adele, tralasciando solo la componente sessuale effettivamente troppo precoce da proporre, i dissidi interiori, i problemi di accettazione e le paure adolescenziali nello scoprire se stessi vengono qui presentate in modo veritiero e reale, merito anche di due protagoniste d’eccezione in stato di grazia.
A impreziosire il tutto, una colonna sonora composta da classici del rock e del pop svedese, non ancora punk d’eccezione, ma pur sempre perfetti per interpretare la rabbia e la gioia della gioventù.


8 commenti:

  1. è uno dei miei figli cinematografici più prediletti,sono contentissimo che tu l'abbia recuperato...per me capolavorro assoluto!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ne sono felice anch'io, una piccola chicca davvero da scoprire e che non risente nemmeno un po' degli anni passati!

      Elimina
  2. un piccolo grande cult movie!
    il vero paparino, anzi la vera mamma lesbica di la vita di adele.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già, ora i riferimenti sono molto più chiari, una mammina molto giovane ma già con le unghie :)

      Elimina
  3. Un film stupendo, come hai sottolineato anche tu le due protagoniste sono state bravissime.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Incredibilmente naturali, giovani e promettenti, anche se wikipedia mi informa che si sono un po' perse per strada..

      Elimina
  4. Ma guarda, volevo parlarne anch'io in un post, l'ho rivisto di recente dopo molti anni e l'ho trovato ugualmente coinvolgente ^___^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Visto per la prima volta la sensazione è la stessa: una storia semplice ma non banale, raccontata con molto tatto e realismo.

      Elimina