Once Upon a Time -1998-
Vivere in Svezia se si è un adolescente non deve essere per niente semplice.
Questo è quello che si può desumere dalle pellicole di Lukas Moodysson, o almeno dalle due che ho visto.
Dopo il ritratto a suon di punk delle ragazzine che con la loro musica esprimevano l’odio e le frustrazioni contro la famiglia e la scuola in We Are The Best!, sono andata a recuperarmi la pellicola più nota e già cult del regista, che sempre sull’universo giovanile si concentra.
Ad Åmål vivono Elin e Agnes, due adolescenti agli antipodi: tanto popolare l’una quanto isolata l’altra, tanto disinvolta in amore l’una, quanto solitaria e problematica l’altra. Ad unirle è però l’amore che Agnes prova per Elin, un amore complicato, ovviamente, e ostacolato dal semplice fatto che Elin a fatica sa chi Agnes sia.
L’occasione affinché tutto cambi la offrono i genitori protettivi e comprensivi di Agnes, che le organizzano una festa di compleanno parecchio deludente a cui solo Elin e la sorella Jessica finiscono per presentarsi. Come nei più tipici film americani, per scommessa le due finiscono per baciarsi, ma a differenza dei tipici film americani, quel bacio e quel senso di colpa che subito si fa sentire, scatena delle reazioni che la stessa Elin non pensava di poter provare, facendola correre a chiedere scusa, cercando di fuggire a Stoccolma dove l’omosessualità non sarebbe assolutamente un problema, a differenza della fottuta Åmål.
Ma con il sole del mattino, e i postumi di una sbornia da smaltire, la realtà si fa difficile da affrontare, anche solo confessare tutto alla sorella diventa impossibile, e per nascondere i sentimenti anche a se stessa, Elin dimentica Agnes, si mette con Johan e perde la verginità.
Senza andare a svelare tutti i ripensamenti e gli ostacoli da abbattere per arrivare a un finale lieto e per nulla buonista, meglio concentrarsi sulla capacità di Lukas Moodysson di raccontare e di ritrarre i giovani con assoluta fedeltà, senza filtrarli o senza porli su piedistalli.
Proprio per questo, nonostante i 16 anni passati, Fucking Åmål ha ancora tutta la sua forza dirompente nel saper rompere tabù e regole non scritte, tratteggiando caratteri e amori che purtroppo ancora adesso non farebbero che far parlare di sé tra le mura di una scuola e non solo.
Come nella prima parte di quella perla de La Vita di Adele, tralasciando solo la componente sessuale effettivamente troppo precoce da proporre, i dissidi interiori, i problemi di accettazione e le paure adolescenziali nello scoprire se stessi vengono qui presentate in modo veritiero e reale, merito anche di due protagoniste d’eccezione in stato di grazia.
A impreziosire il tutto, una colonna sonora composta da classici del rock e del pop svedese, non ancora punk d’eccezione, ma pur sempre perfetti per interpretare la rabbia e la gioia della gioventù.
è uno dei miei figli cinematografici più prediletti,sono contentissimo che tu l'abbia recuperato...per me capolavorro assoluto!!
RispondiEliminaNe sono felice anch'io, una piccola chicca davvero da scoprire e che non risente nemmeno un po' degli anni passati!
Eliminaun piccolo grande cult movie!
RispondiEliminail vero paparino, anzi la vera mamma lesbica di la vita di adele.
Già, ora i riferimenti sono molto più chiari, una mammina molto giovane ma già con le unghie :)
EliminaUn film stupendo, come hai sottolineato anche tu le due protagoniste sono state bravissime.
RispondiEliminaIncredibilmente naturali, giovani e promettenti, anche se wikipedia mi informa che si sono un po' perse per strada..
EliminaMa guarda, volevo parlarne anch'io in un post, l'ho rivisto di recente dopo molti anni e l'ho trovato ugualmente coinvolgente ^___^
RispondiEliminaVisto per la prima volta la sensazione è la stessa: una storia semplice ma non banale, raccontata con molto tatto e realismo.
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