1 ottobre 2016

Café Society

Andiamo al Cinema

Ormai con Woody la domanda è sempre quella: sarà nella sua annata buona, o no?
Ultimamente, poi, mette in scena buone idee, ma piuttosto annacquate.
Quest'anno? Pure.
Non siamo dalle parti di Midnight in Paris ma nemmeno da quelle di Irrational Man.
Siamo nel mezzo, giocando la carta della nostalgia, dell'ambientazione retrò, del romanticismo, che male non fa.
La sensazione, poi, è che da quel cassetto senza fondo da cui prende le sue sceneggiature, ne abbia prese come minimo tre, incollandole poi assieme.
Il risultato non è malvagio, grazie alla solita voice over sta in piedi, ma manca il guizzo, manca quel Woody pienamente in forma.



Siamo negli anni '30, siamo nella soleggiata Hollywood dove sbarca l'ingenuo e volenteroso Bobby.
Obiettivo? Rifarsi una vita lontana dalla famiglia di New York, entrare nella società cinematografica dello zio, farsi un nuovo giro di amici.
Dopo settimane di attesa, passate in solitudine, Bobby ce la fa, inizia a lavorare con lo zio, e nel frattempo si innamora dell'avvenente ma impegnata Vonnie.
Questo nella prima parte, in cui ci si muove nel dorato mondo delle star, tra ville da capogiro e stanzette d'albergo, tra party a bordo piscina e ristoranti nell'ombra.
Poi, con Bobby, ci si sposta a New York, e si conosce la Café Society, quella delle ore piccole nei locali, degli sfavillanti abiti da sera, dei malaffari che avvengono nei dietro le quinte.
Perchè oltre a Bobby, si parla della sua famiglia, chiaramente ebrea, invischiata in giri loschi e poco puliti.
Ma resta lui, con il suo cuore tormentato e diviso, il vero protagonista.


Come detto, il cambio location, il cambio di registro, funzionano.
Funziona la magia e la bellezza degli anni '30, con i suoi abiti, il suo porsi, riportati in modo nostalgico. Funziona quel solito jazz di sottofondo che grazie a La La Land ora ho rivalutato.
A non funzionare, la scelta del cast.
Se Jesse Eisenberg è il Woody della situazione, con le sue nevrosi, con il suo fare impacciato e con l'inspiegabile successo fra le donne, restano due domande fondamentali:
1. come fa uno come Jesse Eisenberg non solo a conquistare Kristen Stewart e Blake Lively, ma a preferire la prima alla seconda.
2. come ha fatto Woody a scegliere la Stewart, chiaramente poco a suo agio in un film in costume, chiaramente poco adatta al ruolo, visto che lo stesso regista l'ha definita con il sex appeal di un giocatore di baseball.
Vero è che a tratti si trasforma, la sua bellezza emerge e convince, ma ci vuole pazienza, e il doppiaggio italiano con quella voce mascolina, non aiuta.
Fortunatamente, Woody mette del suo nella sceneggiatura pasticciata non rinunciando alle solite battute sugli ebrei, ai soliti aforismi ironici, alle solite battute che strappano i soliti sorrisi, e quella famiglia kosher che fa da sfondo, mette colore e brio al film.
Ma si finisce con quel po' di amarezza, con lo sguardo perso, un po' sognante, un po' malinconico, come i protagonisti, consapevoli che un altro Woody è andato, che poteva andare meglio.
Ma almeno, non è andato peggio.


Regia Woody Allen
Sceneggiatura Woody Allen
Cast Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, 
Steve Carell, Blake Lively
Se ti è piaciuto guarda anche

10 commenti:

  1. Curioso di vederlo: l'importante è che non sia brutto come l'ultimo, e ci si accontenta di poco. Però, ti dirò, anch'io preferisco la Stewart alla barbie Blake Lively, che è bellissima, per carità, ma un po'... stucchevole, non lo so.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nella vita reale lo posso capire, ma in abiti anni '30 non c'è storia: la Stewart sembra impacciata e fuori tempo, la Lively, come sempre, brilla di luce propria nei rari momenti in cui si vede.

      Elimina
  2. Mi viene da dire che sono d'accordo con te pur non avendo visto il film. XD Perché d'impatto mi smuove proprio queste sensazioni. Soprattutto le perplessità riguardo la Stewart. Boh. Ti dirò se confermo o meno quanto detto poi. Una volta visto. A presto Lisa! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già solo le foto fanno venire perplessità sulla scelta della Stewart, che brava è brava, ma c'entra poco con l'ambientazione. Insomma, aspettiamo Woody al prossimo giro, anche quest'anno è andato.

      Elimina
  3. Io ammetto che durante la prima parte mi sono addormentata. Però poi quando Bobby ritorna a NY, ho cominciato a riprendermi alla grande e dopo mi sono fatta su un paio di ragionamenti che secondo me si collegano con i film precedenti... A meno che non fosse tutto frutto della stanchezza... XD Certo, la Lively poteva essere sfruttata meglio, però la Stewart con la sua voce rende molto di più, rabbrividisco al pensiero del doppiaggio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alla Stweart continuano a mettere quella voce maschile e svogliata che la fa apparire ancora più mascolina e svogliata, di certo, in questo film in cui le si richiede più femminilità, non l'ha aiutata.
      Aspetto di leggere i tuoi ragionamenti, che Woody è sempre lui, storie che girano intorno e tornano al punto di partenza, o quasi, e lo preferisco quando va indietro nel tempo che non ai giorni nostri.

      Elimina
  4. Confermi le mie previsioni: un Woody Allen minore, ma comunque decente.
    Vedremo se anche per me sarà così...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Probabile, anche se mi incuriosisce di più sapere la tua sulla Stewart e la Lively ;)

      Elimina
  5. visto oggi...
    non sopporto la Steward, che è a dir poco mediocre...
    Eisenberg è un nuovo Allen ideale, la Blake poteva essere qualsiasi altra bellissima, sebbene lei sia decisamente la più bellissima!
    per il resto un 6 e mezzo se lo porta a casa, di più... mmmh

    RispondiElimina
    Risposte
    1. É un Woody che si dimentica in fretta e nn lascerà il segno, forse anche per il cast non proprio azzeccato, Eisenberg a parte che é davvero un nuovo Woody!

      Elimina