Siamo una specie sotto minaccia, la nostra.
L'amore, sembra essere il nostro peggior difetto, la famiglia non è un luogo sicuro.
E nemmeno il cinema francese, quello che sembrava avere le premesse per essere una commedia corale proprio sull'amore e sulla famiglia, sul rapporto genitori-figli in particolare, si trasforma in realtà in un dramma, dove i figli non sono al sicuro, i genitori neppure.
Tre le coppie sotto la lente d'ingrandimento di Gilles Bourdos: dei novelli sposi che fin dalla prima notte di nozze mostrano cedimenti e lati oscuri, che esploderanno nella violenza più cieca in un anno orribile che non sembra aver fine, una coppia in procinto di divorziare, che scopre una figlia incinta, pronta a sposarsi con il suo professore di 40 anni più vecchio, un giovane solo e solitario, alle prese con una madre nevrotica lasciata dal marito.
Li seguiamo, a pochi giorni dal Natale, incontrarsi e scontrarsi per vari scherzi del destino, veniamo così presi dalla vicenda più forte, quella di Josephine picchiata e ingiuriata da un marito che la chiude in casa e la nasconde ai genitori. La leggerezza, promessa dai titoli di testa colorati, promessa da inserti che sembravano di commedia, non è più di casa, e la situazione può solo che volgere al peggio.
Non è equilibrata, così, la pellicola, si eccede, ci si perde, in un raporto tra le storie impari. E dispiace, anche se così la natura di adattamento di alcune delle storie raccontate da Richard Bausch si rivela.
La rivelazione, poi, in un film in cui non mancanno scene tragicamente belle, è la giovane e promettente Alice Isaaz, da tenere d'occhio.
Resta anche un finale, l'ennesimo sospeso di questo Festival che non ama concludere, che soddisfa solo in parte.
Questa sembra già una francesata che potrebbe fare più al caso mio.
RispondiEliminaMe lo segno!
Una francesata più convincente, ma più drama che leggerezza, purtroppo.
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