13 aprile 2018

Il Mio Godard

È già Ieri -2017-

Il mio Godard è quello che -nel buio di un'aula universitaria- mi folgorò con la bellezza ancora piena di modernità di Fino all'ultimo respiro.
Il Godard della critica di oggi, è quello che concorrerà anche quest'anno al Festival di Cannes, quello più sperimentatore e politico, quello che ha abbandonato una certa linearità, un certo piacere al pubblico, a favore dei suoi ideali.
Il Godard de Il mio Godard, è quello della moglie e musa Anne Wiazemsky, che lo conobbe giovanissima sul set de La cinese, che condivise gli anni del cambiamento -culturale, politico e personale-, gli anni delle proteste giovanili, il mese di maggio del '68.
Il suo Godard, è quello difficile da digerire e da sopportare tra le mura domestiche, lunatico, con un grande ego, con un grande risentimento dentro, incapace di godere del successo, di farselo bastare, di sentirsi amato ma pure odiato dal pubblico, dai giovani, dagli altri.



Il Godard che interpreta Louis Garrel è quello che ormai ha raggiunto i 47 anni, che ha alle spalle successi ma pure insuccessi, e cerca motivazione, e ispirazione per andare avanti.
Il Godard che mette in mostra, è quello che vive di contraddizioni e ipocrisia, che vuole imparare ma vuole pure insegnare, che vuole la democrazia ma vuole ergersi a Maestro/dittatore, è lo sperimentatore, il controverso, il contro, sempre.
Il mio Godard è un film che gioca sul personaggio che vuole rappresentare, che se ne prende gioco, che lo mette alla berlina, pur omaggiandolo, continuamente.
E omaggiando quegli anni di lotta, di studenti in sciopero, di cortei, di colori pop, di gonne corte, di parole fumose in fumosi circoli.


Si eccede, quindi, si esagera in trovate meta-cinematografiche, in piccoli esperimenti e trovate visive (il bianco e nero, il negativo, il loop, i sottotitoli) mentre sempre di cinema e quindi di politica si parla.
Si gioca, con i titoli dei suoi film, si gioca, con la nudità dei protagonisti che sulla nudità richiesta agli attori scherzano, si gioca, in un clima leggero ma dalle parole pesanti, in cui il grande cinema (che sia in una villa a Cannes, in un ristorante cinese, in una spiaggia italiana) è sempre al centro, o almeno, sempre lì, sullo sfondo di tutto, dove nomi come Ferreri e Bertolucci sono comparse, amici o nemici di sempre.
Michel Hazanavicius e Louis Garrel, compongono una strana coppia decisamente affiatata, che si prendono un rischio non da poco, con Godard ancora in vita (è che ha definito il film "una stupida, stupida idea"), con le sperimentazioni presenti, anche se a rubare la scena, allo stesso Godard, è lei, quella moglie giovane e succube, che in silenzio lo sopporta, lo testa, lo scruta.
Lei Anne Wiazemsky, interpretata dalla magnetica Stacy Martin, il suo Godard l'ha avuto, e ce l'ha poi restituito, così, non al suo meglio, ma filtrato e contraddittorio, perfetto come personaggio, come protagonista di una storia, di un film.


Regia Michel Hazanavicius
Sceneggiatura Michel Hazanavicius
Cast Louis Garrel, Stacy Martin, Bérénice Bejo
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Voto: ☕☕☕/5

4 commenti:

  1. Di Godard, purtroppo, conosoc poco e niente quello "vero".
    Tanta curiosità però per questo biopic, e dallo scorso Festival di Cannes, e tanta voglia di approfondire.

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    1. Io ringrazio il solito Cineforum per avermelo messo in programmazione, che è sparito nel giro di pochissimo e si fatica a trovare.
      Dovrei approfondire anch'io, che dall'Università di tempo ne è passato, ma qui trovi pane per i tuoi denti, quanta strana bellezza francese!

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  2. Fino all'ultimo respiro è uno dei film piu' belli che ho visto nella mia vita.

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    1. È stata una sorpresa, o un'illuminazione, una visione bellissima. E visto che di anni ne sono passati troppi, devo riconcedermelo.

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