6 aprile 2018

Nostalgia della Luce

È già Ieri -2010-

Deserto di Atacama, Cile.
Un deserto in cui l'umidità è praticamente assente, unica macchia marrone in quel blu e in quel verde che è la Terra vista dallo Spazio.
Il fatto, comporta almeno due conseguenze: che il cielo e le stelle, sono visibili al loro meglio, si possono studiare, quindi, e conoscere davvero; che i corpi, i resti di chi lì ha trovato la morte o li è stato seppellito, si possono conservare quasi come mummie.
Questi fatti, comportano altro ancora: che scienziati da tutto il mondo arrivino in quel deserto, installando telescopi sempre più grandi per studiare il cielo e l'universo, che donne da tutto il Cile affrontino il calore e la terra desolata alla ricerca dei resti dei loro cari, di figli, mariti e fratelli spariti nel nulla ai tempi di Pinochet e lì probabilmente lasciati morire o gettati in fosse comuni mai dichiarate.
Patricio Guzmàn unisce questi due mondi all'apparenza distanti, questi due diversi tipi di ricercatori che cercano la luce in quel passato buio: quello dell'Universo, della sua formazione, del suo cambiamento, quello di anni tormentati e terribili, su cui si continua a tacere e su cui luce non si vuole fare.


Nel mezzo, anche altri ricercatori, sopravvissuti che in quel deserto sono stati prigionieri per anni in quello che era un villaggio di minatori prima, un campo di concentramento poi, sopravvissuti a una scelta impossibile e che con quella scelta continuano a convivere, e archeologi, che accanto a corpi recenti, trovano segni e presenze di civiltà precolombiane che il deserto lo attraversavano con il proprio allevamento e con le proprie famiglie, lasciando su roccia il segno del loro passaggio, e lasciandosi dietro corpi che si ritrovano oggi in uno stato di preservazione impensabile, e che ora rivedono la luce.
Tre piani di narrazione, tre livelli di racconto, che Guzmàn interseca poco a poco, facendosi voce narrante e intervistatore, fermando sulla sua pellicola il dolore e lo stupore, la voglia di conoscenza e la voglia di verità, con quel passato rimosso e sconosciuto che sempre incombe, che si vuole conoscere, per trovare pace, una risposta. Tra chi guarda in alto, il cielo, e chi in basso, nella terra arida che scava a mani nude.


È un documentario diverso dal solito, Nostalgia della Luce, un documentario che sa essere scientifico, sa essere divulgatore, sa essere soprattutto un racconto intimo, in cui i sentimenti in gioco -tra commozione, nostalgia, lutto- non possono che coinvolgere e toccare nel profondo. 
Guzmàn inquadra galassie e stelle, inquadra oggetti quotidiani e banali, inquadra chi non c'è più, chi è solo un volto, e quel deserto che non ha bisogno di filtri per apparire drammaticamente bello, accompagnato da musiche ancor più belle, ancor più significative. 
In questo luogo dimenticato, volutamente lontano da occhi indiscreti, in questa distesa di pietre, di terra arida, convivono quindi più storie. Sono universi distanti, passati, appunto, ma si ritrovano uniti e vicini nella stessa missione, e quando si incontrano, le parole possono pure tacere, possiamo non sentirle, le lacrime, parleranno per loro.



Regia Patricio Guzmán
Sceneggiatura Patricio Guzmán
Musiche Miguel Miranda, José Miguel Tobar
Voto: ☕☕☕/5

2 commenti:

  1. Sarà anche un documentario diverso dal solito, ma adesso una doppietta di documentari sul Cile mi sembra un tantino eccessiva. Almeno per i miei soliti standard. XD

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    1. Una doppietta così potrebbe davvero essere sconvolgente da vedere su Pensieri Cannibali, però, per quanto diverso dal solito e impegnativo come visione, una chance se la meriterebbe anche da te :)

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