- Buongiorno, scusi il ritardo.
- Prego, si sieda. Da dove vogliamo iniziare?
- Bè, ho una confessione da farle.
- Dica.
- Lo so che mi aveva detto di smettere, di lasciar perdere... ma ci sono ricascata.
Sono andata su Netflix, e l'ho ritrovata.
- Chi? Cosa?
- The OA. Quella serie che 2 anni fa mi aveva mandato fuori di testa, quella che mi aveva preso, mi aveva fatto divorare gli episodi uno dietro l'altro, con quel racconto a scoprire, quella stranezza che sapeva di thriller, di fantascientifico, di film horror anche.
- Ma non l'aveva delusa?
- Delusa no. Semplicemente non l'avevo capita in quegli ultimi episodi. Con quei gesti a ripetersi e diventati cruciali, qualcosa si era rotto, la magia si era spezzata e io avevo iniziato a farmi domande. Troppe. Per questo avevo iniziato a venire da lei.
- E dopo 2 anni di sedute, c'è ricascata.
- Lo so. Ho sbagliato. Me l'aveva detto di godermi il sole, l'aria aperta, la primavera. Ma non sono riuscita a resistere.
E anche questa volta, gli episodi li ho macinati uno dopo l'altro. Ne volevo di più, volevo capire e risolvere puzzle, indovinelli, misteri e connessioni.
Mi ha fregato, insomma. Perché all'inizio mica si capisce che è The OA, c'è un nuovo protagonista, un detective privato di San Francisco, che indaga su una ragazzina senza fissa dimora sparita nel nulla. La cerca la nonna, gli indizi portano ad un gioco interattivo a cui altre decine di ragazzini giocano. Sono livelli da completare e che portano ad una casa abbandonata circondata da misteri.
- E Prairie?
- Me lo chiedevo anch'io. Che fine aveva fatto? Era ancora viva? Era sopravvissuta a quello sparo?
Prairie arriva a quasi mezzora dall'inizio, e lì parte l'episodio, con la sigla.
- Lo avevano fatto anche nella prima stagione.
- Esatto, ci si ripete, ma si cambia completamente. Perché Prairie non è Prairie. O meglio è lei ma dentro il corpo di un'altra che è la lei di un universo parallelo dove Joe Biden è Presidente, dove da bambina non ha mai perso la vista. Così quest'altra Prairie che si chiama Nina è ricca, ha un ricco amante che quel gioco ha inventato, si dà all'alcool e a feste kubrickiane. Ma lo capiscono che Prairie è Nina, che qualcosa non va, e quindi finisce dentro un ospedale psichiatrico gestito da...
- ... da HAP!
- Esatto Dottore! Da Hunter Aloysius Percy, così si fa chiamare. Anche lui ha fatto il salto, è in questo universo parallelo ed è più odioso del solito, così odioso da finire a letto con l'odiosa Irène Jacob, quella a cui piace denudarsi e che ha partecipato alla rovina di The Affair.
- E Homer?
- C'è anche lui, o forse non è lo stesso Homer.
- E i ragazzini: Steve, Buck, Jesse, French e BBA?
- Loro sono rimasti nella loro dimensione a farsi domande, a chiedersi se credere o meno. La fede vacilla, il lutto si fa sentire, e cercano come possono di trovare risposte, in viaggio.
- Sembra un po' debole come parte la loro.
- Esatto, gli episodi a loro dedicati sono forse i più deboli, quelli in cui si cerca di inserire un'ironia non necessaria, anche se Phyllis Smith mi ha rubato il cuore ora che la conosco anche come la Phyllis di The Office. Ma si spezza il ritmo e il mistero su quell'indagine che vede quel detective e Prairie lavorare assieme.
- E quindi?
- Quindi questa seconda stagione prosegue il filone della prima, ma si spinge oltre, parlando di viaggi, di anime, di esperienze condivise, di circoli che non si possono spezzare. E pure quel gioco ha senso fin là.
- Però...
- Però Brit Marling è incantevole, un vero angelo originale, così com'è originale tutto il racconto, e la messa in scena, con quella fotografia meravigliosa, quella musica puntuale. E quelle parole che sembrano preghiere.
- Ma si esagera?
- Sì, glielo dico: io quei movimenti proprio non riesco a mandarli giù, non riesco a capirli. Fatti da robot poi non le dico!
- Robot?
- Sì, robot. E polpi senzienti, semi che nascono nell'impensabile, petali trasmittenti, e ancora quell'aldilà che diventa un albero dalle radici comunicanti.
- Capisco le sue perplessità.
- E che non le ho detto del finale! Un finale che ancora non so se è assurdo o geniale. Forse più la seconda.
- No, non mi dica niente. Mi ha convinto. Sì. Corro anch'io a vedere questa seconda stagione!
Voto: ☕☕☕/5
Il consulto psicologo è quanto mai necessario! Un ritorno davvero in firms smagliante, ancora più ambizioso, per quella che era stata la mia serie del cuore quell'anno lì. E onestamente parecchio sfugge anche a me, però mi scopro sempre emozionato, sempre incantato, e tanto mi basta. Spero tanto che Netflix non faccia brutti scherzi...
RispondiEliminaIo continuo ad avere dei dubbi nelle parti più paranormali, ma negare che il racconto prende ed è bellissimo non si può. Con quel finale aperto e la possibilità di una terza stagione ancora più assurda e geniale, Netflix NON DEVE fare scherzi.
EliminaSpero solo non mi incasini troppo il cervello se la vedrò :D
RispondiEliminaNon posso rassicurati troppo, ci si perde, ci si incasina, si cerca di capire... ma è il suo bello!
EliminaNon ho visto la prima stagione...quindi che faccio?Recupero di massa??
RispondiEliminaRecupera, recupera: prende come poche altre serie, macinerai i pochi episodi in un niente ;)
EliminaLa seduta dalla psigologo è d'obbligo. E forse ne serve pure una spiritica. :)
RispondiEliminaPer me finale geniale e stagione clamorosa. A parte un paio di episodi riempitivo, che però secondo me non sono quelli sui ragazzini. Quelli li ho adorati!
Sarà che i ragazzini mi stanno antipatici già di loro, in più interrompevano l'indagine/risoluzione del gioco dall'altra parte... di loro avrei fatto a meno, anche se quel finale geniale li richiama in causa.
EliminaAl prossimo giro, vado dalla medium ;)