Westworld - Stagione 3
La serie osannata dalla critica al suo esordio ha poi subito una brutale battuta di arresto con una seconda stagione quanto mai confusa, in cui sembrava si allungasse più il brodo che si cercasse di prendere una strada da seguire.
E ora, che Westworld, che quel mondo fittizio fatto di attrazioni e di macchine è stato completamente abbandonato, che succede?
Succede che ci si muove in un mondo di umani altrettanto manipolato come quello creato dalla Incite, dove governano i ricchi, le corporazioni, dove il destino di tutti sembra già segnato.
Ma non corriamo troppo, procediamo con ordine.
Partiamo da Dolores, impegnata a trovare un luogo dove far vivere i suoi simili o a scatenare una rivolta che possa distruggere il genere umano.
O forse, entrambe.
Si muove come un Dio bellissimo, ammaliando magnati, avendo l'aiuto di chi come lei da Westworld è riuscito ad uscire, e potendo così avere di nuovo a disposizione i volti di Tessa Thompson, Rodrigo Santoro, Tao Okamoto.
Nel suo percorso incrocerà quello del veterano Caleb Nichols (sì, proprio lui, Aaron Paul, che cerca di scrollarsi di dosso il peso di Jesse e qui diciamo che ci riesce), che sopravvive a suon di lavoretti fuorilegge, che un conto in sospeso con quello che è, con quello che è successo, continua ad averlo.
Lui la salva, o forse sarà il contrario?
Si parla, se non lo si è capito, sempre di libero arbitrio, di un mondo in cui ci si è dimenticati quanto questo possa valere, e che Dolores vuole riportare all'attenzione di tutti.
Basta un messaggio, quello che anticipa il giorno della propria morte, e la società non è più la stessa.
Non lo è la vita di ognuno e le proteste che si scatenano in questo futuro high-tech ricordano quelle che per la stessa mancanza di libertà, di partenze svantaggiate e ingiuste, si stanno scatenando in America.
Ma se l'azione la fa da padrone, tra sommosse e combattimenti senza esclusione di colpi, ci sono sempre i soliti difetti.
C'è Bernard che non si capisce come impegnare.
Per non parlare di William.
C'è una misteriosa chiave che chissà in quale mente si nasconde, e perché.
C'è Maeve, la cui motivazione nonostante la sua intelligenza, continua ad essere quella di ricongiungersi a una figlia che sua figlia non è.
Ma dico, ancora? Dopo due stagioni?
Tutto quello che fa, i patti che crea e che rompe riconducono solo a questo?
Se non ci si sofferma su questi difetti, ci si gode la bellezza di location mozzafiato in quel di Singapore, ci si gode la parentesi italiana e fascista da raggirare, ma sembra che il più sia costruito per ingannare lo spettatore, per tenerlo impegnato a farsi domande più che a dargli le risposte, visto quanto sono stantie quando arrivano.
Come può un genio come Vincent Cassel, che tutto conosce e tutto può vedere, non riuscire a trovare subito Dolores e Caleb nella loro fuga rocambolesca nel cuore della città?
Per non parlare delle troppe scene a titoli di coda conclusi, un altro modo per prendere in giro lo spettatore.
Al terzo giro, nel finale stesso, più che un'idea geniale sembra un riciclo per non toccare il fondo.
Restano allora frasi e dialoghi pieni di bellezza, di gentilezza.
Ma bastano a salvare questa terza stagione?
Una quarta a sorpresa è stata annunciata, e ci si ripete: cosa succederà a Westworld?
Chi ci sarà (tra personaggi, ma pure fra il pubblico) non è dato saperlo.
Voto: ☕☕½/5
Devs
Per un Westworld che affonda, un'altra (mini)serie high-tech che avanza.
Anche qui ci sono magnati tanto lungimiranti quanto temibili, anche qui c'è un libero arbitrio messo in discussione, ma qui c'è prima di tutto un'indagine.
Quella di Lily, il cui fidanzato nel giorno della sua promozione nel tanto segreto reparto Devs, non torna più a casa.
Il suo corpo verrà trovato carbonizzato: suicidio, dicono.
Omicidio, dice lei, che pur capendo che la posta in gioco è una guerra fredda tra russi e americani, si imbarca in un viaggio per conoscere la verità, mentre noi assistiamo a quello che Devs è: un Dio-macchina, un algoritmo capace di conoscere il passato, di farlo visitare, ma pure di predire il futuro.
Si parla di informatica quantistica, allora, di teorie e stringhe, di scienziati da elogiare e altri da smentire.
Confusi?
Pure io.
Anche perché il ritmo di racconto è di quelli lenti e sonnolenti, in cui poco sembra succedere, in cui alle parole si preferiscono i silenzi.
In soli 8 episodi la scienza la fa da padrone rispetto ai sentimenti, anche se attraverso questi si cerca di giustificarla nelle sue svolte meno umane (omicidi, minacce, tradimenti).
Ed è questo il grande limite dell'ultimo prodotto firmato Alex Garland: la difficoltà di entrarci, di appassionarsi.
Nelle serata giuste, negli episodi giusti (lo splendido episodio 5 che viaggia nel tempo), la sensazione è quella di assistere a una signora miniserie.
In altre, quella di vedere l'ennesima variazione di un futuro distopico che si prende troppo sul serio.
Attori di questo mondo un Nick Offerman quanto mai inquietante che offre una prova pazzesca (vedere il monologo sul lutto all'inizio dell'episodio 2 per credere), una freddissima Alison Pill, un presto dimenticato Karl Glusman, ma soprattutto lei Sonoya Mizuno, con quell'accento strano, con quella presenza stropicciata ma volitiva.
Tra futuri che si sovrappongono, strane statue giganti, la voce di Gesù e pure il sesso di Marilyn Monroe, l'interesse Devs lo cattura, ma non lo sa mantenere.
Voto: ☕☕½/5
Di Westworld 3 ho visto giusto il primo episodio e poi per ora mi sono fermato lì. E ciò la dice lunga... :)
RispondiEliminaDevs essendo una creatura di Alex Garland mi ispirava. Se però dici che ha ritmi lenti e sonnolenti, ho molta paura. Siamo ai livelli di Too Old to Die Young?
Posso rivelare che con Westworld mi sono addormentata pure nel finale, recuperato in un secondo momento. E anche questo la dice lunga...
EliminaDevs ha echi alla Refn, ma a suo modo più ritmo (diciamo che non si ferma mezzora sulla faccia di Miles Teller, ecco) e più sostanza soprattutto. Stare dietro a certi ragionamenti scientifici richiede attenzione, e la giusta serata sicuramente.
Questa terza stagione alterna momenti toccanti e spettacolari (es. la scena di Kaleb fatto con la colonna sonora di Bowie) ad altri imbarazzanti (Bernard perennemente stordito e inutile). Comunque molto meglio della seconda, sei stata un po' severa.
RispondiEliminaNon so quale delle due preferire. Forse qui la trama si sviluppa meglio ma di difetti ne ho trovati troppi.
EliminaNon ultimo la noia che certi episodi mi han dato :)
La recupero in dvd. Non so se la mia mente è fatta in maniera strana (forse anche per l'abitudine a certe letture) ma la seconda serie non l'avevo poi trovata cosi' confusa, forse solo inconcludente e facilona in alcuni passaggi.
RispondiEliminaPer confusa intendevo quello, anche se per me valeva anche il fatto di ricordare poco della prima.
EliminaAndrebbero viste tutte di seguito per avere bene in mente i fatti, ma il tempo è tiranno...
Quindi si lascia completamente il tema del film originale di Westworld? È diventato un Blade Runner? Io ho visto solo la prima stagione.
RispondiEliminaIl film non l'ho visto, ma posso dirti che qui si esce definitivamente dal parco di Westworld e si entra in un mondo reale in cui comunque tutto è già stabilito dall'alto. E diventa un Blade Runner che si mescola al Devs dello stesso post, ma dove non tutto quadra purtroppo...
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