23 ottobre 2020

La vita straordinaria di David Copperfield

 Andiamo al Cinema

Avete presente David Copperfield?
No, non il mago che faceva furore negli anni '90, che conquistava Claudia Schiffer e faceva sparire al Statua della Libertà.


Il David Copperfield di Charles Dickens, il protagonista di uno dei suoi tanti romanzi a raccontare gli ultimi di Londra, gli orfani che vivacchiano e che sperano, che si risollevano e che cadono, una vita costellata di incontri fortuiti o meno.
Quel David Copperfield!
Io lo avevo conosciuto fin troppo giovane, con quelle riedizioni per bambini, con quei regali non certo entusiasmanti per una bambina che comunque leggeva, ma non storie così tristi e deprimenti.
Ora quel David Copperfield di cui ho dimenticato avventure e sventure, torna ad essere adattato e strano ma vero non veniva fatto dal 2000, anno di una produzione televisiva ma con un cast che comprendeva Hugh Dancy e Sally Field. 
Torna, dicevo, e lo fa in modo classicamente non classico.


Avete presente quelle commedie in costume tipicamente inglesi?
Quelle che ci mettono del pop, del brio e della frizzatezza nella messa in scena come nella recitazione, che ci mettono colore e stile nella scenografia come nei costumi, che riuniscono attori noti in un cast quanto mai nutrito?
Bene, La vita straordinaria di David Copperfield fa parte di questo genere a sé.
Il genere preferito dalle signore dei pomeriggi al cinema, verrebbe da dire, il genere che conquista facile strizzando l'occhio alla commedia più godereccia e alle risate più banali.


David Copperfield è un bambino felice, ma viene spedito a Londra a lavorare in un bottiglificio.
David Copperfield rimane orfano e scappa dalla zia e da quel suo cugino tormentato da Carlo I.
David Copperfield entra in collegio e si fa nuovi amici.
David Copperfield torna a Londra, con un lavoro e dei soldi e una nuova amata.
David Copperfield perde tutto, perde pure l'amico del cuore e perdono tutto pure i suoi parenti.
David Copperfield accoglie tutti, con il suo gran cuore, e tutto decide di scrivere in un romanzo.
David Copperfield che è un po' Charles Dickens, descrive e racconta, caratterizza soprattutto mostrandoci il suo processo creativo, la sua attenzione e la sua ispirazione.


La vita straordinaria di David Copperfield decide di giocare carte facili.
Decide di riunire un cast foltissimo di bravi e noti attori e di caratterizzare al limite della macchietta i rispettivi personaggi: il buon Dev Patel, la stralunata Tilda Swinton, quel poveraccio di Peter Capaldi, quell'ossessionato di Hugh Laurie, il drammatico Aneurin Barnard e infine il viscido Ben Whishaw per cui però inizialmente si prova pena, bullizzato e preso in giro com'è, per poi capire che il cattivo della situazione deve essere lui.
Tutti esagerano nei toni e si alternano velocemente negli spezzoni a loro dedicati. 
Perché è corposo il Copperfield di Dickens: uscito a puntate e pieno zeppo di aneddoti autobiografici, ha avventure su avventure da vivere e nel condensarle in 120 minuti, l'effetto che si ottiene è quello di correre via senza approfondire del tutto, lasciando amori e dolori passare in fretta, lasciando da parte quelle denunce verso il lavoro minorile e la situazione di povertà di molte famiglie.
L'emozione arriva solo nel finale, nella scrittura che prende vita, a dare un senso a questo adattamento, che rimane un lavoro con il suo stile colorato e con il suo umorismo non troppo sottile, ma che non rischia.
Mai.
Tutto fila liscio, tutto scorre e pure le battute non fanno ridere, ma solo tristemente sorridere.
Forse, una miniserie di pochi episodi sarebbe stato il mezzo adatto a rendere nuovamente attuale questa storia, questa vita, troppo grande da chiudere in un cinema.


Voto: ☕☕½/5

11 commenti:

  1. Siamo sul tono di Enola Holmes? Se è così mi piace.

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    1. Con meno sguardi in macchina e ammiccamenti, ma i toni e lo stile sono quelli.

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    2. Allora quasi quasi potrebbe fare anche per me... :)

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  2. Ciao, visto settimana scorsa, peccato perché avevo buone aspettative considerato quanto letto in giro, ma purtroppo devo dire che mi sono anche annoiata. Certi racconti dovrebbero solo rimanere nei libri...

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    1. O essere trattati meglio... il materiale era davvero tanto e o si tagliava o se ne faceva una miniserie per me. Così si corre troppo in fretta.

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  3. Ho presente entrambi i Copperfield, non ho letto il romanzo, ma conoscendo Dickens posso ben immaginare, però non so se vedrò o meno questo film.

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    1. In mancanza di altro, per tornare al cinema, gli ho dato fiducia.
      Non da cestinare completamente, ma rimane un senso di delusione e di frastornamento per quanto si è voluto raccontare.

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  4. David Copperfield in se è un film carino, ma come pellicola tratta da un romanzo di Dickens l'ho trovato confusionario e a tratti forzato, con il protagonista immune da ogni sorta di pensiero negativo e con ampi tratti del romanzo tagliati o sorvolati. Sicuramente tratta molto male il materiale di partenza e solo la singola bravura degli attori salva la baracca.

    Che poi non ho nulla contro l'idea di avere personaggi di diverse etnie rispetto all'originale ma il criterio usato è decisamente discutibile e volutamente forzato, oltre che essere biologicamente quasi impossibile (la madre di Steerforth è di colore ma lui è bianco come il a latte, Agnes ha il padre orientale ma lei è di colore).

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    1. Sulle parentele impossibili non c'avevo fatto caso, se la sono giocata con un genitore mancante a spiegare le differenze credo.

      Sulla trasposizione mi trovi d'accordo: si sente che manca il peso che poteva avere il romanzo, e avendo troppo da metterci dentro, non si scava a dovere.
      Una miniserie avrebbe giovato.

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  5. Se non è un film su "quel" David Copperfield e non c'è manco Claudia Schiffer, allora non mi interessa. :D

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    1. Lo stile Enola c'è, ma ci sono anche tanti attori qui in versione macchietta che potrebbero irritarti più del dovuto credo.

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