29 marzo 2021

Il Lunedì Leggo - L'Incredibile Viaggio delle Piante di Stefano Mancuso

Le piante viaggiano?
Sì, viaggiano, nello spazio e nel tempo.
Ma non sono immobili le piante?
No, non sono immobili.
Sono radicate, semmai.
Le piante non si spostano. Questo sì.
Ma si muovono con tempi molto lunghi, spesso impercettibilmente, e soprattutto hanno relazioni sociali, comunicano tra loro, e sono più sensibili degli animali rispetto all'ambiente che le circonda.


Tutto questo lo si impara nel prologo del libro di Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale.
Fermi.
State qua, non scappate via.
Non aspettatevi un libro scientifico, un volume da studiare con paroloni e concetti difficili, che lo so, biologia -studiata per un anno al liceo- non era nemmeno la mia materia preferita.
Ma qui il racconto è diverso.
E il mio entusiasmo da pollice verde in erba (ahah), da ragazza d'autunno che si riscopre aspettare la primavera e ringraziare questi weekend da passare con le mani in terra a rinvasare, piantare e concimare, aveva bisogno di un altro pizzico di natura e di informazioni dopo il bel mondo raccontato da Serena Dandini.
Qui si va chiaramente più sul tecnico, più che i fiori più belli, i giardinieri più bravi, si parla delle piante più resistenti, dei semi più antichi, degli esperimenti degli scienziati più geniali.
E a un primo approccio, ci si destabilizza.

La voce diversa si sente, e per quanto affasciante una Cakile (cespuglietto da spiaggia che sembra un'erbaccia), non ha certo lo stesso fascino di una Thunbergia!
Ma Mancuso sa come affascinare, sa come prendere il lettore meno esperto, parlando di fatti, di storie, di esperimenti e di viaggi fuori dall'ordinario.
Di semi di dattero che arrivano da prima di Cristo e che germogliano oggi, dell'albero più solitario al mondo nel mezzo del deserto del deserto del Sahara (e non è una ripetizione la mia) o di quello più lontano dai suoi simili che se ne sta per un capriccio di un console e una tenacia sua, nel mezzo di un'isoletta della Nuova Zelanda.
Storie piene di fascino, come quella di un'altra isola, nata in Islanda dopo un'eruzione vulcanica diventata laboratorio a cielo aperto per capire come, quando e quali piante sarebbero riuscite ad arrivare nel mezzo del nulla in una terra vergine o di come è arrivata la noce di cocco in Papua Nuova Guinea (spoiler: con un hippie/santone ante litteram del 1800).
Capite com'è, che ci frega?

Nonostante quegli acquerelli di Grisha Fischer che non mi dicono granché, che non mi emozionano come i collage di Andrea Pistacchi presenti in Dai diamanti non nasce niente, Mancuso si impone raccontando storie emozionanti.
E facendolo un gran bene, insegnandoci così la co-dipendenza delle piante con gli animali, le tecniche per cui pure un Avocado con il suo seme così grande (ma mai come quello del Coco de Mer, conosciuto anche come "Lodoicea dalle belle natiche", cercate su Google, non ve ne pentirete!) è sopravvissuto fino a noi.
Io lo dicevo sempre, anche nelle ore di biologia in cui più di formule, di processi e di nomi a rimanermi impressi erano quei rettangoli vistosi a lato pagina, quei "Lo sapevi che:" e curiosità nei testi da studiare. Dovrebbero sempre essere divulgate così le informazioni, come viaggi e scoperte incredibili anche perché molto spesso lo sono.
Di certo, lo sono quelle raccontate qui, divise sapientemente in tre per argomento, capaci di incantare, accendere la scintilla, la voglia di saperne e amarle ancora di più, queste piante mobili.

2 commenti:

  1. Non avendo mai avuto il pollice verde, sono scappato dopo le prime righe. :D
    Sorry.

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    1. Questo libro potrebbe farti ricredere, storie belle e strane degne di una serie TV che parla di piante.
      Qualcuno potrebbe pensarci!

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