21 maggio 2022

France

Andiamo al Cinema

Ah, i giornalisti d'oggi!
Quelli che chissà dove mettono la loro etica.
Che si fanno notizia più delle notizie che dovrebbero riportare, che pensano agli ascolti più che ai fatti, che danno spazio a dibattiti e opinioni pensando il loro pubblico degno di questo scempio.
Tutto il mondo è Paese, vien da dire guardando France e guardando France de Meurs.
Una giornalista bella e in prima linea, che diventa lei stessa la notizia.
Lei, più della guerra che dovrebbe raccontare, manipolandola al montaggio.
Lei, più del Presidente, con un occhio sempre all'internet che esplode, che la segue e la venera.
Lei, che però, sotto questo stress, sotto questa pressione, inizia a cedere.
A mostrare crepe.
Diventare LA notizia, mette tutto in discussione, il privato come il lavoro, la famiglia come la sua etica.


Bruno Dumont non le manda a dire.
Con i suoi toni strani, con il suo umorismo rumoroso, mette alla berlina il giornalismo di oggi avvalendosi della bellezza e della bravura di Lea Seydoux, mai così brava, mai così bella.
Capace di bucare lo schermo, in studio come sul fronte, mette in scena una presa di coscienza e una crisi i coscienza che lentamente scava il suo personaggio.


Raccontato così, tutto appare chiaro e lineare.
Ma in realtà, nei suoi 134 minuti, in France si fanno passi avanti e si fanno passi indietro, mescolando le carte e le emozioni, tra ritorni imprevisti e nuove cadute.
Con un finale più tragico e aperto del previsto, il destino di France resta nell'ombra, ma è chiaro quello a cui è richiamato il giornalismo di oggi.
Quello televisivo almeno.


Con il suo stile dissacrante, nonostante qualche buffonata rumorosa, Dumont è più serio che mai, e costruisce un film dal messaggio perfetto ma dal ritmo imperfetto.
Che cala e che cambia, riuscendo però a mantenere alta la critica che muove.



Voto: ☕☕½/5

4 commenti:

  1. Non sono d'accordo, a me è piaciuto molto: "France" ha due strati di lettura, uno personale riguardante la perdita di certezze e lo spaesamento della protagonista (e di una generazione, finora vissuta nel culto dell'arrivismo) e uno traslato all'intera Francia (il titolo è eloquente), mai così stritolata dalle tensioni interne e dalle mille etnìe che compongono una nazione cosmopolita e complicata. E' un film ferocemente sarcastico e nichilista, specchio dei tempi.

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    1. Piaciuto mi è piaciuto, ma non ai massimi livelli. Diciamo che la durata, l'accumulo di scene, non mi hanno aiutato ad amarlo, e spesso mi sono persa. Ma il messaggio e la critica sono chiare, più al giornalismo che alla Francia in sé, almeno per me.

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  2. Film che cambia, ma che per me rimane sempre su livelli altissimi. Nelle parti dissacranti sul giornalismo e soprattutto in quelle che si concentrano più sulla protagonista.

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    1. Ho faticato più del dovuto, e ci sono rimasta male. La Seydoux davvero bravissima a reggere il film sulle sue spalle, ovviamente, ho preferito anch'io le parti più interiori.

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