Settimana Horror
Il titolo già spiega l'escamotage horror del film.
Una donna, in cortile.
Una donna di nero velata, che se ne sta lì, seduta sulla sua sedia, nel cortile di casa di Ramona e dei suoi figli.
Una casa che che doveva essere LA casa della famiglia, quella in cui crescere i figli, quella da sistemare poco a poco, da rendere personale e viva.
È invece quella in cui Ramona si ritrova a soffrire per la perdita del marito, David, che quella casa doveva sistemarla, farla rinascere e renderla casa.
E quella che questa donna vestita di lutto osserva.
Ramona il suo lutto non sa come gestirlo.
Un dolore che si unisce ai sensi di colpa e a quello fisico che l'incidente che ha coinvolto entrambi ancora la tormenta, una gamba bloccata, che è un'altra metafora.
Come crescerli quei figli che stanno crescendo anche senza di lei e che di lei cercano di prendersi cura?
Come proteggerli da una minaccia silenziosa?
Chi è quella donna, quella presenza che incute timore, che sembra un monito, che li osserva e lentamente si avvicina, facendosi pericolosa con la sua ombra, infida nei suoi movimenti?
L'horror di Jaume Collet-Serra sta tutto qui.
Chiuso in un casa che non può che continuare a guardare a quel cortile, a quel fuori, chiuso in una famiglia in lutto, che soffre, che non sa come andare avanti.
Guarda vecchi video, vecchie foto, Ramona, ha chiuso in una stanza i suoi colori e i suoi dipinti, ricordando attimi felici, facendosi prendere dal senso di colpa, da istinti contrapposti che quel dolore vorrebbero vederlo finito e la sopravvivenza dei figli a salvarla, almeno per un po'.
È tutto qui chiuso in situazioni che rischiano di esser ripetitive, in una minaccia che come sempre esplode solo nel terzo atto e in una rivelazione non certo sconvolgente sull'identità di quella donna che se ne sta in giardino minacciando una famiglia e il suo cane, e come sempre vale il monito di non affezionarsi ai cani nei film horror. Mai.
Nonostante una sceneggiatura finita nel 2020 nella famosa Black-List di Hollywood, manca di approfondimento, eccede in metafore.
La paura si fa sentire molto prima di attacchi e inseguimenti, i brividi ci sono appena quella presenza si staglia all'orizzonte.
Purtroppo, Ramona continua a restare sullo sfondo, nonostante le sue grida, le urla, il suo volto sofferente. Un minimo di azione in più avrebbe giovato, senza per questo ricorrere a spiegoni e risoluzioni poco logiche in nascondigli impossibili.
Ma è inutile nasconderlo: mi aspettavo qualcosa di più da un film che gioca con la psicologia e che lascia a un finale amaro il lavoro sporco.
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Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone: 2 Leoni su 5 |
C'è un bel film dentro questo "The Woman in the yard", per il messaggio più che altro, non certo per come è stato sviluppato, quindi la buona premessa si è persa purtroppo. Cheers!
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