16 agosto 2017

Handsome Devil

Andiamo al Cinema su Netflix

Ci sono le tensioni dell'adolescenza, il sentirsi fuori posto, non accettati, soli e in solitutine.
Ma c'è anche quell'aria goliardica e grottesca del college, la solita storia di bullismo, di identità da nascondere e da scoprire.
C'è la voglia di esplorarla, questa nuova identità, con l'aiuto della musica, quella semplice e soffusa, con l'aiuto delle canzoni dal sapore retrò, con l'aiuto di un professore sensibile, che non è interessato come il resto della scuola al rugby ma al formare delle menti.
Ma c'è anche il rugby, appunto, ci sono dicerie e rumours già sentiti, ci sono cliché li dove vorrebbero essere evitati, ci sono troppe storie ed elementi che affossano quella musica, quella sensibilità.


C'è la voice over, sempre quella sì, che solitamente si saluta con simpatia.
Ma quella voice over qui rende ancora più frettoloso il racconto, e meno incisivo il suo utilizzo.
C'è un protagonista giovane e bravo, che buca lo schermo non solo per quei capelli rosso fuoco, e c'è un aiutante che ha il fare stropicciato del bel Andrew Scott.
Ma c'è un altro protagonista, freddo come il suo personaggio, bello ma non troppo, simpatico ma non troppo, troppo anonimo, quindi.
C'è la musica si diceva, e quella resta, soprattutto in un finale che evita l'eccessivo buonismo, evita sviolinate, sulle note dell'emozionate Go or Go Ahead di Rufus Wainwright.


E allora, questo Handsome Devil è un film carino, sì, ma anche con tanti difetti.
È un film che cerca di lanciare un messaggio, giusto e profondo di accettazione, ma nel farlo sceglie troppe strade, non imboccandone mai una fino in fondo. Ci si aspetta più musica, più coinvolgimento nel suonarla, nel viverla. C'è invece più rugby, più entusiasmo in una finale al cardiopalma.
Scorre veloce, anche troppo, con amicizie che nascono e si consolidano, progetti musicali che partono, e scorre fuori dal tempo, in un'epoca in cui telefoni non se ne vedono, social neppure, ma per raccontare in fondo una storia che sarà sempre attuale, purtroppo.
L'impegno, quello c'è, la leggerezza qua e là fa piacevolmente capolino, ma in questo racconto di formazione manca pancia, manca il coraggio per lasciare il segno.


Regia John Butler
Sceneggiatura John Butler
Musiche John McPhillips
Cast Fionn O'Shea, Nicholas Galitzine, Andrew Scott
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4 commenti:

  1. Potrebbe sembrare quasi un cult, peccato c'abbiano messo dentro il... rugby?!?

    Ma a chi importa del rugby, l'unico sport quasi più inutile del wrestling? :)

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    1. C'hanno messo dentro anche troppo oltre al rugby, lasciando poco spazio alla musica. Cult mancato diventato un film leggerissimo e quasi anonimo, purtroppo.

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  2. Concordo con te, ma ero in un giorno no e l'ho trovato piccolo ma adorabile.
    Non penso che ne scriverò, anche perché non mi allontanerei da questi due aggettivi da prima elementare. Però sono stato meglio.

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    1. Carino è carino, ma anche troppo leggero e confuso. Lo aspettavo diverso, lo aspettavo più profondo. Mah. Male non fa, almeno quello ;)

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