2 maggio 2024

Civil War

Andiamo al Cinema

Un documentario sul futuro?
Un film distopico molto realista?
Un modo per Hollywood di prepararci alle imminenti e catastrofiche elezioni americane?
Semplicemente, il nuovo film di Alex Garland, che con il futuro distopico gioca da sempre, rendendolo via via più reale e realistico.
Questa volta ancora di più.
Siamo in un'America divisa.
Un'America dove la civiltà e la democrazia non sono più di casa, dove un Presidente -che non è Trump ma sembra molto Trump- si è fatto eleggere per un terzo mandato dividendo il Paese che si trova sotto regime militare, alle prese con frontiere, mancanza di leggi, barbarie che avanzano.


Bastano poche righe di introduzione per spiegarci tutto questo, il resto, le conseguenze, la realtà dei fatti, ce li si lascia intuire man mano che si avanti.
E tutto questo non è vissuto da poveri cittadini inermi con cui empatizzare, da rivoltosi dalla parte giusta o dalla parte sbagliata della barricata, ma ci viene mostrato con l'occhio analitico, oggettivo, dei giornalisti: una fotoreporter che ha girato il mondo, un giornalista di Reuters che all'adrenalina del fronte non riesce a fare a meno.
Con loro, per spiegarci il futuro e il passato, i metodi professionali e come si sta il mondo, ci sono il maestro di lei, acciaccato dall'età ma incapace di smettere, e una nuova fotografa in erba, che deve imparare i segreti del mestiere.
Obbiettivo: coprire le - miglia che separano da Washington e riuscire a intervistare quel Presidente barricato e senza più alleati, nella Casa Bianca.


Sarà un'espressione abusata, sarà diventato un mantra da prendere in giro nell'internet, ma Civil War è un vero e proprio pugno allo stomaco.
Prendi le immagini del 6 gennaio 2021 e amplificale a tutto il Paese, prendi le minacce di Trump e dei suoi sostenitori di rovesciare le elezioni, di rivolte e di scatenare il peggio, e con Civil War sembra di vedere un futuro non troppo lontano, di certo non impossibile.
E il fatto che contro il film si sia scagliata proprio l'estrema destra complottista che ci vede un metodo di Hollywood per preparare i cittadini a uno scenario simile, rende il tutto ancora più assurdo.
Ma oltre  le implicazioni con la realtà, com'è Civil War?
Perché il pugno che assesta è così forte?
Lo è perché l'obbiettivo di Garland sembra quello della macchina da presa, con scene e momenti catturati in tutta la loro estrema bellezza, con il nostro occhio che si adatta e in mezzo a tutta questa bellezza, irrompono sangue, sparatorie, morti e dolore.
Anche il più anestetizzato dello spettatore sente che c'è qualcosa di diverso nel mostrare la guerra in Alex Garland, la si sente, con tutti i sensi. Si sente la tensione, il pathos, in scene in cui ci si accorge di non riuscire a respirare, on cui la normalità le rende più vere, e come Kirsten Dunst si entra nel panico.
È tutto troppo, troppo da sopportare ancora e ancora.


E veniamo al cast, allora.
Che è quello giusto, che funziona a meraviglia, in questa nuova famiglia con ruoli ben definiti (troppo? forse, ma poco importa perché funziona): la veterana gelida a cui il cuore si scoglie è una Dunst più in forma che mai, la nuova allieva timida ma scapestrata è una Cailee Spaeny lontana da Priscilla Presley e ancor più convincente, Wagner Moura è l'affascinante giornalista rock e il saggio del mestiere non poteva che essere Stephen McKinley Henderson, chiamato ormai ai ruoli che un tempo erano di Morgan Freeman.
Compaiono poi in ruoli minori ma strategici Jesse Plemons, Karl Glusman e Nick Offerman a rafforzare l'idea di famiglia (Plemons chiamato dalla moglie a sostituire un'assenza improvvisa, Glusman e Offerman protagonisti di Devs, come Spaeny e Henderson).
Il progetto più costoso della A24 spende bene i suoi soldi in effetti speciali, ricostruzioni e eserciti che fanno sentire dentro la guerra, dentro il momento.


Come ogni road movie che si rispetti la sceneggiatura procede per tappe, con i ruoli che si scambiano e l'evoluzione inevitabile dei protagonisti che porta a chiedere chi sarà sacrificato, chi verrà immolato, in quella prevedibilità di scrittura dei personaggi che è l'unico, piccolo, difetto di un film che punta a colpire, e lo fa in modo duro.
Esorcizzando ogni paura, è tra i film più solidi e semplicemente migliori di quest'anno.
Basta ricordarsi di respirare fra una scena e l'altra.

Voto: ☕☕☕☕/5

8 commenti:

  1. "troppo da sopportare" ma la gente si butta a frotte su horror e distruzione.. ce l'avranno nel sangue, nel dna, forse non vedono l'ora di aprire le tende al mattino e pensare di stare ancora al cinema col popcorn.

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    1. Qui diventa troppo perché molto più reale di un horror, in cui morte e sangue servono a esorcizzare le paure, a riderci pure. Qui sembra tutto così vero da far trattenere il respiro...

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  2. Alex Garland deve decidere che cosa vuole fare da grande, le parti d'azione gli vengono benissimo, il resto? Tra fotogorafie alla televisione e altri momenti didascalici, per fortuna ha evitato gli scivoloni di "Men", ma fino ad un certo punto. Di sicuro è il suo film dove fa il punto della sua situazione come autore, un passo nelal direzione giusta, ma penso che goda ancora di fin troppo credito, almeno per quanto ha dimostrato fino ad oggi. Cheers!

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    1. Il difetto che gli trovo è quello di una sceneggiatura che per quanto riguarda il destino dei protagonisti si fa prevedibile, tanto da fare scommesse su chi resta in piedi alla fine per dare la lezione morale migliore... Ho letto che Garland vuole concentrarsi più sulle sceneggiature mettendo da parte la regia, penso di capirlo visti gli sforzi che i suoi film richiedono, e forse meglio così anche per noi visto quello che scrive e come lo scrive.

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  3. Al momento, uno dei film migliori visti quest'anno. Sembra letteralmente di entrare nell'azione, e l'ansia aumenta di conseguenza.

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    1. Mi sono chiesta com'è che in mezzo agli horror e ai film di guerra visti in tutti questi anni, l'effetto è così realistico. Per il punto di vista? Per gli effetti? Di certo, funziona e l'ansia mi è salita alle stelle.

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  4. E' proprio "l'occhio che si adatta" il punto-chiave del film: l'anestetizzazione alla violenza, la stereotipizzazione della guerra, delle immagini che quotidianamente vediamo passare in tv. Mai film è stato più attuale di questo, speriamo che non sia troppo profetico...

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    1. Speriamo, sembra tutto così vero da arrivare dal futuro. Una bella scossa per il mio occhio anestetizzato.

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