20 gennaio 2018

L'Ora più Buia

Andiamo al Cinema

Una lezione di storia tenuta da Joe Wright.
Una lezione anche a livello di regia, con la macchina da presa che si muove sempre in modo da far sussultare, con la giusta luce ad illuminare ogni scena, con la ricostruzione di anni, di scenari da far scattare applausi.
Una lezione di recitazione e trasformismo da parte di Gary Oldman, irriconoscibile dietro il trucco, dietro l'accento e i borbottii tipici di Churchill.
Il tutto per raccontare Churchill, per raccontare il dietro le quinte, i dubbi, i ripensamenti e i problemi dietro l'uomo che non scendendo a patti con nessuno, cambiò la Storia.
Insomma, un signor film, un signor film da Oscar.
Questo ci si aspettava, questo si ha ne L'ora più buia.
E allora, cosa c'è che non va?
C'è che non si esce mai, ma proprio mai, da un percorso già scritto. Da binari che ancor prima di iniziare il film, si sa di percorrere.



C'è che tutto è così bello e perfetto da annoiare, c'è soprattutto che il tutto arriva quando ormai altri prodotti, altri film, altre serie TV, hanno mostrato qualcosa di simile, e meglio, pure le stesse pagine di storia, anche se da angolature diverse.
Abbiamo Il discorso del Re, di cui L'ora più buia sembra il lato B con il re balbuziente a fare da giudice, abbiamo Dunkirk, che mostra sulla spiaggia, e non sulla terraferma di un'isola quanto sta succedendo, abbiamo pure The Crown, ambientato anni dopo, certo, ma da cui non ci scosta più di tanto a livello di fattura, più in quello di scrittura
Ci si affida infatti ai discorsi di Churchill, alla sua prosa e alla sua invettiva, la sceneggiatura ruota attorno alle sue parole, capaci di ispirare e fomentare un'intera nazione, oltre che il Parlamento.
Ma, il fatto che l'unico momento toccante e significativo sia quello in cui Churchill se ne sta zitto e ascolta la sua nazione, chiusa in un vagone della metropoliatana, qualcosa vorrà dire.
Insomma, se tutto sembra perfetto, se Gary Oldman merita ogni applauso, non lo merita però una struttura che gioca sporco, gioca facile.
Inserisce una figura fragile ma forte, femminile e nuova come la segretaria di Churchill (la prezzemolina e sempre dolce Lily James) per avere qualcuno a cui affidarci nei momenti di pathos, inserisce una moglie (una rediviva e ben invecchiata Kristin Scott Thomas) piuttosto in disparte che però almeno mostra un lato più umano, e sacrificato, nella vita del Primo Ministro, abbiamo pure l'inevitabile cattivo della situazione -il visconte Halifax- contro cui tifare, e abbiamo pure un bambino e una persona di colore con cui simpatizzare in quel momento di umanità che tanto sa di buonismo.


Abbiamo insomma il tipico prodotto in cui non c'è niente fuori posto per il grande pubblico, ma che ormai annoia chi a certi film, a certe esaltazioni di figure storiche in momenti importanti della storia, è abituato.
Ed è abituato meglio, con episodi di The Crown, e pure il Winston Churchill di John Lithgow che non hanno nulla da invidiare a Joe Wright. Anzi.
E finisce così che ci si annoia, e parecchio, che i borbottii, i continui sbotti e discorsi pieni di enfasi e retorica, finiscono per far sbuffare, in 114 minuti che passano lentamente e in un'ora che in realtà sono più giorni, e settimane buie.
La luce, in fondo al tunnel, nemmeno soddisfa troppo, con quel finale lieto lieto, eccessivo nel suo trionfo, semplicistico nelle sue didascalie e nel dividere metodicamente tra buoni e cattivi.
Insomma, il compitino è ben svolto, conquisterà anche i più, giurati compresi che da trasformismi si fanno accecare, ma la sostanza, l'interesse, manca.


Regia Joe Wright
Sceneggiatura Anthony McCarten
Musiche Dario Marianelli
Cast Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, 
Lily James, Ben Mendelsohn
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Voto: ☕☕/5

12 commenti:

  1. 114 minuti...non è molto invitante come film dopo aver letto la tua recensione :). Però credo Oldman e la Scott Thomas abbiano comunque fatto bingo, recitando bene dopo essere 'invecchiati' ad hoc.

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    1. Oldman è impressionante, irriconoscibile, anche se non sono amante di queste trasformazioni di trucco e parrucco, c'è da ammirarlo.
      Il film è però così perfetto da venire presto a noia, non c'è niente fuori posto, e proprio questo non va.

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  2. Come forse ricorderai, a Torino mi aveva annoiato tantissimo. Per fortuna, mio fratello aveva dato buca all'ultimo minuto, altrimenti non mi avrebbe mai perdonato tanta pesantezza. Anche Oldman: bravissimo, ma non sono fan di questo ostentare. Non tiferò per lui, proprio no.

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    1. Fortunato tuo fratello, visione quanto mai difficile, tra ritmo assente e ciarlare continuo di Churchill non certo cullante.
      Nemmeno io sono fan di queste trasformazioni, al trucco, all'irriconoscibile, preferisco la naturalità.

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  3. Oh beh nella maggior parte dei casi un biopic che non sia diretto da Milos Forman risulterà sempre didascalico e patinato nel cinema moderno..

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    1. Qualche eccezione c'è, in tempi recenti The Danish Girl e The imitation game si sono affrancati bene al genere. Qui siamo nel fin troppo classico, dove ogni personaggio secondario ha una sua funzione e strizza l'occhio al pubblico. Troppo.

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  4. Ecco, confermi proprio i miei peggiori timori.
    Ho paura di annoiarmi parecchio, e temo proprio lo farò. E ho paura pure del buonismo.
    I paragoni con Il discorso del re e Dunkirk poi mi fanno venire i brividi.
    Quelli con The Crown invece mi regalano un barlume di speranza, per una visione che prima o poi mi toccherà affrontare, giusto per vedere se 'sto Oldman che non mi ha mai fatto impazzire è così da Oscar...

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    1. Il paragone con The Crown c'è, ma perchè questa Ora è più buia rispetto alla scrittura sopraffine della serie, e questo Churchill non è così diverso da quello già visto su Netflix. Insomma, mi spiace toglierti anche questo barlume, ma noia e buonismo sono assicurati.

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  5. Il classico one-man-show prevedibile e didascalico, focalizzato solo sull'interpretazione, costruito a tavolino per l'Oscar. Questi film ci sono sempre stati e sempre ci saranno perchè Hollywood li ama e portano statuette... ma leggendo la tua recensione le mie sensazioni sono le stesse.

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    1. Hai ragione, sempre ci saranno, e troppo male non gli si potrà dire vista la fattura e le interpretazioni encomiabili. La scintilla, però, difficilmente scatterà.

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  6. Sempre interessanti le storie di politici.

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    1. Lo sono, ma a volte potrebbero essere raccontate in modo meno didascalico e conquisterebbero di più.

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