E siamo finalmente alla fine di questa trilogia che trilogia non è.
Più faticosa del previsto, visto come gli altri libri di Zafón ho divorato, più giovanile di quanto pensassi, anche se, che fosse destinata ai più giovani, lo sapevo.
Purtroppo, la questione, il giudizio, non cambia nemmeno su quest'ultimo libro.
Poco di nuovo, poco di originale, e raccontato in modo anche troppo confuso.
Sono sempre dei giovani ad essere protagonisti, sempre un cambiamento ad innescare l'azione, sempre un mistero, a far vivere, quest'azione.
Siamo in Francia, nelle coste della Normandia, dove la famiglia Sauvelle si trasferisce da Parigi. Un nuovo lavoro, ora che quel padre non c'è più, ora che la madre, sola, deve mantenere la famiglia, e tanti benefits -una casa- la spingono ad accettare il nuovo lavoro e il cambiamento.
Ovviamente, se abbiamo una lei, la figlia adolescente Irene, abbiamo anche un lui, nella fattispecie Ismael, misterioso e silenzioso ragazzo che ama il mare, ama navigare con la sua barca.
Il colpo di fulmine arriva puntuale, come arriva puntuale una morte, la paura, il mistero da risolvere. Aleggia tutto attorno alla casa dell'inventore di giocattoli Lazarus Jann, datore di lavoro della madre di Irene, che nasconde lettere, riempie quella casa di robot e marchingegni tanto divertenti di giorno, quanto spaventosi di notte.
Qualcosa, lì dentro, non va.
Lo si capisce subito, con quella moglie costretta a letto da un malattia, con una leggenda, di un fantasma che ricompare con le luci di settembre, che in paese si tramanda da anni.
A noi basta poco per scoprire di più, per addentrarci, seguendo di volta in volta un personaggio diverso, chi sia questo fantasma, quale sia la sua storia, raccontata in diari che fuorviano, raccontata dagli stessi protagonisti.
Questa volta, Zafón, accelera i battiti del cuore, punta sui brividi, sull'horror, e la tensione cresce, le pagine volano via, una dopo l'altra, per cercare un riparo, un po' di pace.
Anche questa volta, poi, il linguaggio, lo stile, è quello cinematografico: è come seguire un film, come leggerlo quel film, vedendo chiaramente quello che l'autore immaginava nella sua testa.
Un bene? Sì.
Un male? Anche.
Perché l'immaginazione è meno libera di volare, le descrizioni sono così dettagliate da stancare, perché basterebbero meno parole, forse.
O forse, come sempre, la colpa è anche mia, che in un momento in cui questo libro non era adattato, sono andata avanti imperterrita nonostante la bocciatura dei due che l'hanno preceduto.
Quei brividi, però, lo salvano. Ancora tremo, ancora vengo colta dall'ansia, nonostante una spiegazione fin troppo fantasy per i miei gusti.
Zafón, il cui ultimo libro -Il labirinto degli spiriti che prosegue il filone del Cimitero dei Libri Dimenticati- è appena uscito, spero sappia farsi perdonare.
Questo mi manca.
RispondiEliminaGli altri due molto infantili, sì, ma non mi erano dispiaciuti. Anche perché leggo volentieri romanzi per bambini/ragazzi e, come ti dicevo qualche post fa, quelli di Zafon in confronto sono oro. :) Lo prenderò in biblioteca, prima o poi. A me Il gioco dell'angelo non aveva convintissimo, ad esempio, troppo lungo e confuso, quindi la memoria non mi accompagna abbastanza da proseguire con la serie del Cimitero dei Libri. O tocca affidarsi a qualche riassunto su internet?
La serie l'ho divorata, ma ad anni alterni quindi anche la mia memoria non è ferratissima. Con il nuovo libro mi rinfrescherà il giovine, che dopo un anno lontano dalla lettura -scottato da un saggio pesante- l'ha letta tutta d'un fiato.
EliminaUna trilogia che potrebbe piacermi però, visto che ha uno stile cinematografico, non è che è in arrivo la versione per il grande schermo?
RispondiEliminaCosì risparmio tempo... :D
Non credo, in più di un'intervista Zafon diceva che per lui libri e cinema sono due mondi separati e non cederebbe mai i diritti dei suoi, perchè nati per essere solo su carta... Comunque, è uno scrittore che se ti prende, finisci in un paio di giorni ;)
Elimina