La mia ritrosia verso il cinema orientale è ormai risaputa.
Qualche eccezione, però, qua e là, c'è stata. Complice il Festival di Venezia, complice qualche titolo cult che si è dimostrato realmente un cult.
La serialità orientale, invece, mi mancava.
Nonostante un giovine appassionato di anime, che spesso e volentieri sono sottofondo alla mia scrittura, no, la voglia di cimentarmi con una serialità così diversa, per temi e soprattutto stile, non mi è venuta.
Ma complice Netflix, questa volta, e il mese di prova che si è accidentalmente prolungato, ho scoperto questa piccola perla nascosta del suo carnet, prima produzione in terra giapponese.
C'è una tavola calda nel cuore di Tokyo, fra le sue stradine meno battute.
Apre a mezzanotte, e accoglie i suoi clienti fino alle 7 del mattino.
Chi entra, può ordinare ciò che vuole, il cuoco -se ha gli ingredienti- gliela preparerà.
Il cuoco in questione è uno di quei cuochi con cui è facile aprirsi, che silenzioso e saggio osserva la sua clientela, i suoi clienti fissi e abitudinari, li osserva legare fra loro, affrontare problemi, delusioni, gioie e dolori.
Ogni episodio, è dedicato a qualcuno fra loro, ogni episodio, a sé stante, affronta una ricetta, un piatto della tradizione, preparato per noi, con tanto di consigli utili a fine episodio.
Lo capite, no, perché mi è piaciuto tanto?
È un'immersione nel Giappone più vero, con i suoi temi ricorrenti, con le sue tradizioni.
Il tanto sesso presente, il tanto porno di cui non ci si imbarazza, ma anche i fantasmi che tornano dopo la morte, il karma che fa il suo corso, l'amore che bussa al cuore in ogni età, con rituali a cui attenersi, tabù difficili da infrangere.
A dir la verità, cercando informazioni qua e là, Midnight Diner si è rivelato essere un manga prima, un film nel 2014, poi, e una serie TV nel 2009 con tre stagioni all'attivo, infine.
La produzione Netflix, dello scorso anno, non so bene dove si incastri in tutto questo, cosa riprenda, cosa approfondisca, cosa ometta.
Ci sono episodi riusciti, altri un po' meno, ci sono episodi commoventi, altri quasi irritanti, ci sono episodi teneri e illuminanti, e ci sono episodi semplicemente divertenti.
Solo 10 in totale, e in ognuno, c'è lui, quel cuoco saggio e silenzioso, che tutto osserva, che tutto accoglie. E lo si senti, il suo calore, la sua umanità, lo si sente il profumo della sua tavola calda, del suo cibo, e di lui si vorrebbe sapere di più.
Il finale, corale e natalizio (anche se ambientato nell'ultima notte dell'anno), ci offre appena uno scorcio sui suoi sentimenti, in attesa di saperne di più.
Così, nell'offerta sempre più vasta, sempre più adrenalinica di serie TV, questo piccolo gioiellino Netflix tutto da scoprire, ci porta e mi ha portato in tempi più dilatati, in un'atmosfera più intima, in una Tokyo tutta da scoprire e visitare, e si vorrebbe essere lì, attorno a quel bancone, ad aspettare la propria ordinazione, il proprio piatto preparato con tanta cura, tanta passione.
Non lo conoscevo, ma quasi quasi, se lo trovo in rete (visto che Netflix non ce l'ho) potrei dargli una chance...
RispondiEliminaBisogna entrare nel ritmo, ma alcuni episodi sono davvero dei gioiellini, e alla fine ci si affeziona a questa tavola calda, al suo cuoco...
Elimina