6 giugno 2015
Due detenuti evadono dal Centro Correzionale di Clinton, insomma, da una prigione.
Coma ci sono riusciti?
Alla vecchia maniera: con pazienza e scrupolosità hanno intagliato un passaggio che porta ad un tunnel, e poi un ulteriore passaggio in un tunnel che è il condotto del gas, che porta ad un tombino e quindi alla libertà.
La fuga, come sempre, fa notizia.
Ma fa ancora più notizia il fatto che ad aiutarli fosse un lavoratore interno al carcere, anzi, fa ancora più notizia che questo lavoratore fosse una donna, che con entrambi scambiava favori sessuali.
La notizia nella notizia è che la donna attraente non è di certo, e che è sposata, con una guardia che sempre in quel carcere lavora.
Ovvio, quindi, che la curiosità aumenta, che la caccia all'uomo si fa serrata e che l'occhio di Hollywood ci si punti.
Ne esce una miniserie che va a ripercorrere i mesi che precedono la fuga, diretta -notizia delle notizie- da Ben Stiller.
Da uno che ha diretto e recitato in commedie piuttosto goliardiche, non ti aspetti questa serietà, questo occhio.
Invece, grazie ad un cast azzeccatissimo, tutto si struttura come una densa miniserie, 7 episodi che esplorano con tutta calma la psicologia di questi tre personaggi agli antipodi, chiusi dentro le loro prigioni.
David Sweat vuole la libertà, la ricerca. Calmo e intelligente, sfrutta Tilly per sfogare le sue pulsioni, nulla più.
Richard Matt testa calda, boss del braccio, alcolizzato e violento, intravede la breccia, la possibilità di sfruttare Tilly e anche David per raggiungere quel tunnel che parte dalla sua cella.
Tilly, oppressa da una vita matrimoniale infelice e insoddisfacente, cerca altrove l'appagamento, e con facilità si convince di un futuro più roseo e solare assieme ai due.
Personaggi che si stagliano in quel freddo, in quel grigio e in quella provincia disagiata che è Dannemora.
E nella lenta preparazione alla fuga, si finisce quasi per fare il tifo per David e Matt, durante quella lunga fuga fra i boschi verso il Canada, si tifa invece per il remissivo e cauto David.
Ma, con l'episodio 6, tutto cambia: Ben Stiller ci rimette nella giusta prospettiva, ricordando crimini e misfatti, tradimenti e sangue versato dai tre.
Una stoccata che ci si aspetta, che è un po' un classico di quelle serie che decidono di puntare e farci simpatizzare per personaggi negativi.
C'è da ammettere che la serietà si fa anche troppo pesante a tratti, dilungandosi nella preparazione, nella fuga e facendo pensare che forse un film sarebbe stato più condensato ma più riuscito. Ma è quel che si vede e si sente a ripagare.
Ascoltiamo musica smaccatamente pop, la preferita di Tilly, che fa da contrasto a quella serietà.
Vediamo una regia che non rinuncia a giocare con il mito del piano sequenza, e vediamo sopratutto un trio di attori che merita ogni applauso.
Un'irriconoscibile Patricia Arquette, capace di scippare -quasi- giustamente il Golden Globe a Amy Adams in Sharp Objects, il remissivo e introverso Paul Dano e l'odioso Benicio del Toro.
Non sarà l'evasione del secolo, non sarà la serie TV dell'anno, ma queste performance valgono da sole la visione.
Voto: ☕☕½/5
Nonostante il cast, qualcosa mi respinge. Sarà il genere, sarà la serietà. In lista, ma non con troppa priorità.
RispondiEliminaPiù serio del previsto, e più lento pure. Sette episodi sono tanti ma nemmeno troppi, e visto il cast si porta pazienza.
EliminaL'ho vista, presto la recensione, però posso già dirti che sono sulla stessa tua linea d'onda ;)
RispondiEliminaAspetto di leggerti allora ;)
EliminaHo guardato le prime puntate, non malaccio, però la mia attenzione è scemata in fretta e non l'ho terminata.
RispondiEliminaSarei curioso di vedere quel sesto episodio, peccato che sia evaso da questa serie prima ancora dei suoi protagonisti. :)
Fortunatamente è breve, ma sono convinta che concentrando tutto in un film il risultato poteva essere meno noioso. L'episodio 6 ribalta le simpatie e smuove un po' la trama.
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