29 settembre 2019

#LaPromessa2019 - Metti 3 Serate con David Lynch

Erano una Promessa, e l'ho mantenuta.
Senza rendermene conto, in tre serate diverse, ho percorso altrettante strade scritte e immaginate da David Lynch. Strade strane soprattutto, nella Los Angeles più inquietante o nell'America più profonda. In compagnia o in solitaria.
Ecco com'è andata:

La prima serata - Una Storia Vera


Decido di partire con il semplice, di andare a rivedermi quel film che chissà ormai quanti anni fa si era preso un pezzetto di cuore.
Facile se sei una che i vecchietti li ama e li guarda con ammirazione, facile se i viaggi on the road, con le loro tappe, i piccoli gesti e i grandi incontri, ti stregano sempre.
Sono così risalita sul tosaerba John Deere assieme ad Alvin Straight (un cognome, una poesia), l'ho accompagnato per quei 500 chilometri che lo dividono dal fratello, cercando così di accorciare gli anni di silenzio, l'ostinato isolamento. Non importa ad Alvin di essere preso per matto, non gli importa dei pensieri che può causare a quella figlia speciale che è Rose. Lui va avanti, risolve intoppi, rifiuta offerte di passaggio, consapevole che la lentezza, l'impegno e il sacrificio sono quelli che si merita e si deve.

Questa prima serata l'ho passata con il giovine, nella calda estate appena finita, felice di poter condividere con lui un film che non solo me, ma anche tutta la famiglia (papà, lo zio) hanno amato. Lo si cita sempre.
E in Alvin, vuoi perché fintamente burbero, vuoi perché contadino, c'ho sempre visto un po' del nonno.
Ma il giovine ha ceduto al sonno.
Che siano stati i lunghi silenzi di un Lynch diverso dal solito, che sia stata l'aura di Lynch che non lo aveva convinto nemmeno con Twin Peaks o semplicemente gli straordinari, i lavori in giardino, la comodità del divano, non so.
Ho faticato a perdonarglielo.
All'inizio, il broncio l'ho messo io.
Poi, l'ho un po' ringraziato, che farmi vedere in preda alle lacrime ancora una volta, non mi andava così tanto.

La seconda sera - Strade Perdute


La corda è meglio non tirarla troppo.
Soprattutto se il finale prevede un cult a detta di tutti incomprensibile.
Allora Strade Perdute me lo sono vista da sola, in quelle serate di divano libero, con un gatto acciambellato ai miei piedi e un cane che ronfa un po' più in là.
L'ho visto dopo averne letto il dietro le quinte di David Foster Wallace, in visita sul set, in stallo a Los Angeles. Con lui mi sono fatta sincere risate, per il suo punto di vista strano e diverso, per come ha visto Lynch (impegnato a orinare dietro un albero) e per come poi pure lui ha giudicato il film, che nella fascetta originale della sceneggiatura veniva definito:
Un horror noir del 21esimo secolo
Un'indagine di estrema potenza visiva sulle crisi d'identità parallele
Un mondo dove il tempo è pericolosamente fuori controllo
Una corsa terrificante lungo le strade perdute
Che è un po' un dire tutto e niente.

Che è vero che si tratta di un noir particolarmente sinistro, che si tratta soprattutto di un film lynchiano* al 100% in cui la logica è fuori controllo.
In tutto questo noir, strano ma strano forte, ho faticato a perdermi.
Con quei dialoghi al limite dell'imbarazzante, quelle scene di sesso disturbanti, che lo stesso Wallace definisce tali "in buona parte perché sono esattamente come lo spettatore stesso si immagina che debba essere fare sesso con Patricia Arquette" bella e in forma come non l'avevo mai vista, così bella da perdonarle una recitazione si spera volutamente fatta di silenzi e sospensione e con un Bill Pullman definibile come "una versione annacquata di Jeff Daniels, già abbastanza sciacquato di suo".
La verità è che lentamente l'horror e la paura han fatto strada.
Le apparizioni di Robert Blake ma prima ancora quelle VHS misteriose non sono state facili da digerire, con la musica del fido Badalamenti a sottolineare e insinuare certi brividi.
Una spiegazione a questo Strade Perdute fatico a trovarla, una logica in questo noir dai personaggi malamente tratteggiati, pure. Resta un fascino morboso, quello sì. E resta un articolo bellissimo scritto da Wallace in cui sta tutto il suo talento, e in cui pure gli addetti ai lavori del film provano a dargli un senso: "La cosa che so è che non me lo vado a vedere. Questo lo so." resta la mia preferita.

*definizione di Lynchiano per D.F.W.: si riferisce a un particolare tipo di ironia dove il molto macabro e il molto banale si combinano in maniera tale da rivelare la costante presenza del primo all'interno del secondo.

La terza serata - Mulholland Drive


Era la serata che aspettavo di più. Negli anni, e soprattutto dopo averlo messo ne LaPromessa2019, con Mulholland Drive avevo fatto una testa tanta al giovine.
La prima volta che l'ho visto era una notte d'estate, che ho passato come altre sul divano di casa, incollata ai Bellissimi di Rete4. Pubblicità a non finire, la durata del film raddoppiata. Ricordo che uno stacco (forse proprio la fine primo tempo costellata di Tg e Meteo) era proprio sul cambio del film, con quella scatola blu che cade, e Betty che diventa Diane.
Uno shock.
Un cercare di capire cosa fosse successo, dove si andasse a parare.
Se mi ero persa qualche scena.
Dubbi e tante, tante domande.
Che gli indizi di Lynch non hanno aiutato a sciogliere.
Rivisto oggi, con quei 10 indizi ben stampati nella memoria, qualcosa in più me lo sono spiegato.
Ma è stato un gusto vedere la faccia del giovine, sentire il suo "non ci sto capendo niente" e sentire i ragionamenti che si stavano formando, cercando una chiave di lettura, un'interpretazione.
Alla fine, entrambi concordiamo con quella ufficiale (o ufficiosa visto che Lynch mai si è sbottonato) sostenuta anche da Naomi Watts. Un sogno che è una speranza, un senso di colpa da smaltire inventandosi una nuova identità innocente e da ottima attrice, e una donna succube da aiutare.
Quel che è rimasto intatto è il fascino, quell'atmosfera sinistra e a tratti piena di tensione, è rimasta la bellezza delle protagoniste e la sensualità di quella che continuo a ritenere la scena con più alto tasso erotico, alla faccia della HBO di oggi. È rimasta una musica che strega, incanta e fa pure tremare.
È rimasto il silenzio.


13 commenti:

  1. Tre cultissimi!
    Una storia vera è uno dei pochi film sui vecchietti che ho realmente adorato. E non mi sono mancato addormentato, io. :D

    Strade perdute è un delirio puro, ma aveva affascinato, inquietato e a tratti persino divertito parecchio. Per quanto mi riguarda, uno dei Lynch più sottovalutati.

    Mulholland Drive è da un po' che non lo rivedo, o meglio che lo risogno. Non so se cercare una spiegazione sia il modo migliore per guardarlo. Io un senso comunque lo avevo trovato, anche se in questo momento non lo ricordo più. Forse me l'ero solo sognato... :)

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    1. Diciamo che la visione di Mulholland Drive era partita come una scommessa, e potendolo finalmente vedere con gli indizi sotto mano ho prestato più attenzione, ciò non toglie i tanti "ma cosa sta succedendo?" che abbiamo esclamato ;)

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  2. Come forse avrai capito dai social, anch'io questa estate mi sono dedicato a Lynch. Non avevo visto praticamente niente di suo. Grande amore per Mulholland, adorabile il vecchino anche se tanto furbetto, ma Strade Perdute mi è parso una trashata indigeribile.

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    1. Certi dialoghi, certi personaggi, sì.
      Ma poi, sotto sotto, c'è chissà quale delirio. Ti consiglio la lettura esilarante del dietro le quinte di D.F. Wallace, me la sono riletta prima di scriverne adorandolo come sempre!

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  3. L'ironia di David Lynch è sottovalutata, in realtà lui è uno scemone (nel senso simpatico del termine) anche "Twin Peaks" era pieno di ironia, solo che poi le atmosfere da incubo prevalgono, e Lynch sa davvero dirigere roba che sembra uscita da una notte turbolenta dopo le cena a base di peperonata. Alcuni passaggi di "Mulholland Drive" sono così, anche se sono molto legato a "Strade perdute", ottimi recuperi tutti e tre ;-) Cheers

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    1. L'ironia di Lynch è un'ironia... alla Lynch. Il suo personaggio in Twin Peaks mi è sempre sembrato un ottimo esempio di come non si prende sul serio, a differenza di come lo prendono certi critici. La consiglio anche a te la lettura dell'articolo di D.F.W., si ride di gusto!

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  4. E pensare che adoro Lynch senza aver visto parecchi suoi film, compresi questi ;)

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  5. Tre gioiellini, diverssissimi, ma tutti e tre lynchiani al 100%.
    Come dico sempre, Lynch (e pure Tarantino) gestiscono vari ingredienti, ma la ricetta non li comprende sempre tutti.
    Questo ne è un caso: sentimentale, pacato e malinconico Una storia vera.
    Oscuro, disturbante e terrorizzante Strade Perdute.
    Doppio, onirico, metaforico Mulholland Drive.
    Ah ecco, vero: Twin Peaks (3 stagioni e il film) hanno tutti gli ingrendienti^^

    Moz-

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    1. In tre stagioni così deliranti, ovviamente c'è tutto Lynch, nel bene e nel male mi permetto di dire ;)
      Qui tre visioni diverse, anche se Strade Perdute e Mulholland Drive li trovo sullo stesso piano in quanto onirici, losangelini e folli.

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  6. Tra signori film, senza dubbio.
    Una storia vera è il mio Lynch preferito insieme a Elephant Man, intimo e struggente.
    Strade perdute un delirio, ma che bel delirio.
    Mulholland un cult totale, sono anni che non lo rivedo e mi hai rimesso la voglia addosso.

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    1. Il prossimo anno visto il successo e il bello di riscoprire Lynch così datati, potrei finalmente rivedere The Elephant Man. Vediamo cosa riesco a strappare alla nuova formula che prenderà LaPromessa2020 ;)

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