Benvenuti a lezione di serie TV.
Oggi analizziamo un fenomeno tristemente diffuso: la caduta dei miti.
Ovvero come una serie TV stagione dopo stagione perde di logica, di rigore, finendo per scontentare quei fan che ne chiedevano il rinnovo continuo.
Insomma, un bel paradosso, non trovate?
Ci sono esempi famosi e citati ovunque, da Lost a Dexter, che c'hanno però messo qualche stagione ad arrivare al crollo.
Ci sono poi casi particolari, quasi unici e rari.
Titoli che dopo un esordio sbalorditivo, capace di convincere tutti, dal pubblico alla critica a chi assegna Emmy e Golden Globe, hanno fatto un tonfo inaudito.
È il caso di The Handmaid's Tale.
Li ricordate gli elogi, i "pugni allo stomaco", gli applausi e le lacrime per la trasposizione di un romanzo distopico tristemente capace di prevedere/mostrare un futuro/presente non certo felice per le donne?
Ricordate le frasi ad effetto, gli sguardi e i monologhi di June e come il fenomeno si sia allargato diventando iconico nelle proteste femministe?
L'anno seguente, tutto questo è stato guardato con più sospetto.
Colpa, si era detto, di un materiale di partenza che mancava.
Margaret Atwood si era fermata lì, lasciando in sospeso il destino di June.
La ritrovavamo allora capace di tentare la fuga più volte, di partorire sola per dare a Elisabeth Mosse l'ennesima scena per vincere un Emmy, ma pure loro avevano sentito gli scricchiolii e l'avevano lasciata a bocca asciutta.
È arrivata poi la terza stagione, in cui passato l'assestamento era lecito aspettarsi di più: una rivolta, un rovesciamento del potere, più azione e soprattutto coesione.
Invece no.
Un altro paradosso è che quando mancano le idee ne vengono fin troppe.
Inserendo storyline, tentativi maldestri di andare avanti, viaggi a Washington, ricoveri in ospedale, altre cerimonie e vendette servite a sangue freddo.
Ma così non va.
Non va il brodo allungato, il mantenimento di personaggi come i Waterford che non hanno più senso all'interno della trama, i flashback inutili su Aunt Lydia, la mancanza di coerenza nel personaggio di June. Un'ancella che si prende ogni tipo di libertà, che insulta, guarda torvo, prende il potere, picchia e dà ordini. Al suo padrone, come alla moglie di lui, come al resto delle ancelle.
Troppo?
Decisamente, perché Gillead sembra non fare più paura.
Una società in cui non ci si fa remore a impiccare per sospetti di sommosa chicchessia e che lascia campo libero a una ribelle che la fuga l'ha tentata e la tenta a ripetizione?
Vabbé.
La trama prosegue così lentamente e senza svilupparsi a dovere, con anche le parti canadesi a destare poco interesse.
Ci si potrebbe rinfrancare con la parte tecnica, con quella fotografia che sì, ci tiene ad essere sempre maestosa e metaforica, arrivando anche qui ad esagerare.
Proviamo un esperimento per la prossima settimana, provate a tagliare tutti i lunghi sguardi in macchina della Moss e vedete quanto minutaggio risulta.
Ve lo risparmio: è troppo.
Troppo da sostenere, troppo da guardare, finendo per essere ridicolmente pesante.
Mi si può dire, però: "cara professoressa, il finale pieno di speranza, il finale liberatorio, è teso, ben scritto, emozionante". Sì, ma lo dovreste sapere: non conta il finale, conta il viaggio che si è fatto per arrivarci.
E questa terza stagione è stata spossante, siate onesti.
Si sperava almeno in una conclusione, in un finale all'altezza dell'inizio.
Invece si andrà avanti: un quarto capitolo è in produzione ma a metterci le pezze sarà Margaret Atwood, che magari proprio per lo scempio fatto ha deciso di prendere in mano il suo romanzo datato 1985 e dargli un seguito.
Le speranze sono tutte in lei, altrimenti questo è l'esempio, ricordate, di come una serie TV passa dalle stelle alle stalle. Quasi letteralmente.
Voto: ☕½/5
Che barba, che noia.
RispondiEliminaHo anche tanta paura del romanzo della Atwood, I testamenti, in uscita a giorni...
Non so se aspettarmi una Atwood che scopiazza o che guida gli sceneggiatori. Purtroppo, con la prima stagione così bella il romanzo originale non lo leggerò di certo a breve...
EliminaVero, sul pre-finale ci si riprende ma ormai ero così annoiata e così infastidita dai primi piani sulla Mosse che non basta a salvare una continuazione così piatta e noiosa. Tentata di abbandonarlo, non lo so se resisterò il prossimo anno.
RispondiEliminaIl problema di fondo è che in un sistema come quello di Gilead, June sarebbe dovuta essere morta già da un bel po'.
RispondiEliminaPrima stagione bellissima, seconda altrettanto fino a metà stagione, poi nel momento in cui la serie invece di andare avanti è scivolata fino alle dinamiche iniziali ho fatto enorme fatica.
Comunque da un punto di vista estetico ed attoriale la trovo una grande serie!
Il mio problema è che con la trama che non ha più senso e una June sempre più eroina/iconica, anche dal punto di vista attoriale fatico a sopportarla.
EliminaMi avranno solo se il prossimo anno sarà l'ultimo ma ci conto poco.
Se ricordi ho trovato un passo in aventi rispetto alla seconda stagione, ma sicuramente non siamo al livello della prima. Certo, anche io desideravo una conclusione, anche amara, ma la credibilità, o meglio la coerenza si era già persa con appunto la seconda stagione, quando in questa mega esplosione sembrava non essere morto nessuno. Sarebbe stato strano che ribaltassero Gilead in una sola ulteriore stagione e chiudessero così baracca e burattini
RispondiEliminaRicordo sì, io alla fine a fatica ma ce l'ho fatta a finirla, trovando un po' di speranza in quel finale teso ed emozionante. Ma il lungo viaggio per arrivarci è stato davvero noioso e duro. Come sopra, mi avranno solo se il prossimo anno sarà l'ultimo.
Elimina