24 febbraio 2020

Il Lunedì Leggo - Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons

Ci sono lacune che bisogna ammettere.
Ci sono recuperi che vanno fatti.
Così, succede che una che da pochissimo legge i fumetti, si interessa de IL fumetto.
Succede che una che snobba i film sui supereroi, si interessa di un fumetto sui supereroi.
Tutta colpa di una serie TV.
Già.
O meglio, tutta colpa di un nome.
Damon Lindelof.
Colui che assieme al miglior J.J. Abrams ci fece conoscere i sopravvissuti del volo Oceanic 815, colui che ci fece emozionare con il 98% della popolazione rimasta sulla Terra in The Leftovers.
Ora -o meglio- lo scorso autunno, ha tentato un'impresa rischiosa ed eroica al tempo stesso: adattare, dare un seguito al fumetto di Watchmen.
E io, che di fumetti, di supereroi, non me ne intendo mi sono chiesta: che devo fare?
O meglio, l'ho chiesto a chi ne sa di più, e così sia il buon Cassidy che i ragazzi di Fanacea mi hanno risposto unanimi: "Leggiti IL fumetto!".
Un fumetto passato, entrato, che ha fatto la storia, un fumetto che è una storia incredibile.
E io, va da sé, li ho ascoltati.
In parte no, perché ho voluto vedere comunque quello che Zack Snyder ha voluto farci nel suo film, ma questa è una storia per domani.


Dicevo, li ho ascoltati, e visto che le librerie non collaboravano vendendo la copia italiana di questo corposo fumetto alla bellezza di 50 euro, ho optato per la più economica (21 euri) versione in inglese.
E la mia mente è entrata in un mondo pazzesco.
È entrata nell'America degli anni '80, quelli dell'escalation della guerra fredda, quelli in cui un attacco nucleare da parte dei russi era minaccia quotidiana, in cui i minuti alla mezzanotte sembravano esser rimasti davvero pochi.
È in questo mondo che non trovano più posto i vigilanti in maschera.
Erano tornati, dopo l'infelice parabola dei primi vigilanti negli anni '60 che si facevano chiamare Minutemen: questi sfoderavano cappucci, maniere dure, vincevano la guerra in Vietnam. Ma non poteva durare.
Non se uno di loro poteva fare la differenza, quello dalla pelle blu, dai poteri illimitati, un vero Dio.
Doctor Manhattan, nato suo malgrado dopo un incidente di laboratorio, capace di vivere in ogni tempo, in ogni istante.
Lui è la salvezza, la minaccia, la speranza e l'arma dell'America sotto scacco.
Poi i vigilanti hanno fatto un tentativo di tornare alla ribalta, ci ha pensato la generazione successiva, riprendendo ruoli e mezzi, uniti da quello che è probabilmente l'uomo più intelligente del pianeta. Ma sono subito stati messi al bando, non ci si fida di loro, della loro violenza, dei loro metodi poco ortodossi.
Who Watches the Watchmen?


Sono così diventati l'ombra di se stessi, marketing vivente, a disposizione del governo, cani sciolti.
Ma che succede se muore un comico a New York, se uno dopo l'altro questi nuovi e vecchi vigilanti vengono minacciati, attaccati?
Cosa o meglio chi, si nasconde dietro questo piano?
Detto così, Watchmen sembra un fumetto di investigazione, che si prende lunghe pause per presentarci i nuovi e i vecchi vigilanti, la loro storia.
In realtà, è molto di più.
È un mondo a sé, in cui anche un piccolo dettaglio del fondale può fare la differenza, in cui anche quei personaggi di fondo -un giornalaio, un giovane lettore, un protestante- hanno un senso, in cui alle vignette magnificamente disegnate da Gibbons vengono interposti estratti di giornale, perizie psichiatriche, stralci di biografie, ampliando e dando un nuovo senso al mondo in cui siamo.
Inutile cercare di spiegare altro, non ne sono in grado, c'hanno già provato -e ci sono riusciti con più successo- altri.


Io posso solo dire che ci si perde la testa, si segue, si ascolta, ci si immagina la voce roca, sporca di Rorschach, si intuisce la sua vera identità, lo si segue nelle sue indagini.
Si cercano di capire le metafore, le allusioni, di quel racconto piratesco che si inserisce nella narrazione.
Si va in visibilio di fronte alla storia di quell'uomo blu, della sua percezione del tempo, del suo essere consapevole del prima, del dopo, dell'adesso. In un capitolo che resta nel cuore, nella testa, da quanto è perfetto, per disegni, per parole.
Si resta a bocca aperta di fronte ad un finale non prevedibile, incredibile, tanto malvagio, quanto sensato. Intelligente nel suo fermare quell'orologio, fermare ogni minaccia con una sola minaccia, universale.
Lo ripeto, c'ho perso la testa con questo fumetto, capace di esaltare, di far riflettere, di far odiare e amare i suoi personaggi.
Ci voleva Damon Lindelof per farmelo recuperare, ci voleva lui per dargli un degno seguito, anche se questa è un'altra storia di cui si parlerà a breve.
Per ora, senza cercare di salire sul carro del vincitore con 30 anni di ritardo, non posso che dire quello che altri hanno detto a me: mettete da parte ritrosie e remore di ogni sorta, questo è IL fumetto che va letto.


7 commenti:

  1. Ehm, Gibbons, non "Gibbson", Lisa ;)
    I classici argentini e franco-belgi quando cominci a recuperarli? :D

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    1. Grazie, ho appena corretto tutto... chissà perché nella mie mente le consonanti andavano così!

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  2. E allora prima o poi lo leggerò. Ispira, oltretutto, molto più di film e serie TV!

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    1. Tra i disegni, la composizione, la storia e gli inserti ad ogni capitolo è davvero una lettura che prende e non molla più. Sul film è meglio stendere un velo pietoso, mentre la serie affrontata dopo il fumetto, sembra il suo proseguimento naturale, da applausi.

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  3. Ed io che proprio avendo visto la serie, ne parlerò giovedì, ho letto questo fumetto, sicuramente qualcosa di incredibile ;)

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    1. Incredibile davvero, e curiosa di sapere cosa ne pensi tu della serie ;)

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  4. Sarà una tre giorni a tema che mi sta mandando fuori di testa ;)
    La paura era davvero di trovarmi di fronte alla solita storia di supereroi, ma fin dalle prime vignette si sente un'aura diversa, e molto potente.
    Felice di aver concluso la mia incursione nei fumetti annuale con questo pezzo da 90, lo sto ovviamente consigliando a tutti, anche ai più scettici di me.

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