Quando si arriva alla fine, viene naturale guardarsi indietro, guardare a tutto il percorso fatto.
Guardare a quell'inizio titubante, in cui non si capiva e si era insicuri di fronte a una serie TV di animazione con protagonista un uomo-cavallo.
Una serie comedy, assurda ed esilarante, per le trovate principali ma anche per tutte le frecciatine ad Hollywoo(d) presenti sullo sfondo o tra le voci.
Poi, poco a poco, quella serie ha iniziato a prendersi sul serio, a prendere sul serio.
A lasciare da parte certe risate sguaiate per delle risate amare, a denti stretti.
Fino ad arrivare ad un umorismo nero che si fonde con una certa dose di autodistruzione, depressione, che quell'uomo-cavallo porta con sé.
Strano ma vero, tutti abbiamo iniziato ad identificarci con BoJack.
BoJack che sbaglia, che si autosabota, che non sa trovare, non sa scegliere, non sa riconoscere la felicità.
E si soffre con lui, per lui.
Il lungo percorso di riabilitazione è fatto di cadute pesanti, di speranze che fanno paura, mentre quel passato da star, da figlio, da amico, continua a tormentarlo. Mentre anche il resto dei personaggi, i co-protagonisti, prendono spazio, tormentati e tormentanti pure loro: indecisi tra amore e carriera, tra famiglia e lavoro, tra impegno e leggerezza.
E si arriva alla fine.
Una fine iniziata 4 mesi fa non certo nel migliore dei modi.
Con una manciata di episodi più a vuoto del solito, meno geniali di quanto ormai Raphael Bob-Waksberg ci aveva abituato.
BoJack sembrava finalmente sulla retta via, curato da quel rehab che fatica a lasciare, impegnato a fare ammenda, a chiedere scusa. Intorno a lui, ci si fidanza, ci si lascia, si trova un insperato equilibrio.
Ma il dramma, lo si sapeva, lo si sentiva, era in agguato e aveva i modi fastidiosi, la parlantina irritante, di una giornalista che vuole scavare sulla morte di Sarah Lynn, che vuole far sapere a tutti la verità.
E BoJack?
BoJack per stare davvero bene quella verità la deve affrontare.
Si ritorna allora, e quell'inizio di speranza nella Wesleyan University in un corso di recitazione e di padre in evoluzione, viene travolto subito da telefonate e titoli di giornali.
Viene spezzato poi da interviste in cui come sempre BoJack rovina tutto -se stesso- con le sue mani.
E sei lì, che ti chiedi perché hanno scelto questa fastidiosa giornalista per portare tutto a galla, perché tirare fuori producer dal passato, quando alla fine si arriva davvero.
E tutte le tue rimostranze verso episodi minori cadono.
Prima con The View from Halfway Down (6x15), uno di quegli episodi onirici, degni di Lynch, in cui BoJack affronta tutti i fantasmi del suo passato (più Zach Braff), prende il suo senso di colpa, lo osserva, vede quel buco nero pronto ad avvinghiarlo, a travolgerlo lasciandoci sospesi nel silenzio.
Poi con Nice While It Lasted (6x16), in cui sono passati dei mesi, in cui un matrimonio insperato si celebra e i nodi vengono al pettine.
Prima su una spiaggia, con un Todd stranamente intelligente, e per questo irresistibile.
Infine ancora su quel tetto, ancora con parole che fanno male, che sanno di verità, di confronto fra due ex amici, ex amanti, ex conoscenti quasi, che hanno percorso la stessa strada. E allora, volenti o nolenti, a BoJack associ Diane, lei che ha affrontato divorzi e crisi esistenziali, lei che fatichi da sempre a sopportare, che ora si è fatta più umana, è venuta a patti con se stessa.
Probabilmente è l'ultima volta che si parleranno.
Di certo è l'ultima volta che li vedremo assieme.
E mentre ringrazi per una scrittura così perfetta, per la speranza che torna ad affiorare e di cui fatichi a fidarti, ripeti con lei, con lui, la sola parola possibile: Grazie.
Voto: ☕☕☕☕/5
Sto rimandando questo momento.
RispondiEliminaUn po' perché la prima metà della stagione mi aveva deluso e annoiato, un po' perché ho paura di non riprendermi.
Eh. Ti capisco. E le due sensazioni riescono a convivere benissimo in questi 8 episodi.
EliminaMi sono venuti i brividi a leggere questo articolo perché ho rivissuto le stesse sensazioni che ho vissuto guardando Bojack Horseman. Io me lo voglio tatuare quel cavallo per quanto mi è entrato dentro (che poi oddio, scritto così sembrerebbe altro :P)
RispondiEliminaAhah, frase piuttosto ambigua, ma sì, questo uomo.-cavallo è entrato dentro anche a me.
EliminaQuesto finale imperfetto e aperto lo rende ancora più umano.
Anche a Cicciolina è entrato dentro
Elimina(scusate non sono riuscito proprio a trattenermi)
:D
Muoio :D
EliminaCome sarebbe potuta finire? Chi lo sa. In realtà così, sospesa e reale, finisce bene. Non fa le faville, non fa impazzire, ma lo si accetta. Quella frase "Forse questa è l'ultima volta che ci parliamo" mi ha lasciata impietrita. E per fortuna che c'è quell'addio a tutti, a dare un senso.
RispondiEliminaMancherà, BoJack. Mancheranno tutti. E un rewatch prima o poi se lo merita tutto.
Quest'ultima stagione devo dire che è quella che mi è piaciuta di meno, quasi come se avessero deciso di prepararci al distacco in modo non troppo traumatico. Un'altra stagione a questo punto non era necessaria, va bene così.
RispondiEliminaCerto che anche a me mancheranno questi personaggi. Io poi li avevo amati fin dall'episodio 1, fin dalla prima volta che ho visto la sigla.
Il finale comunque mi è piaciuto particolarmente. Ho apprezzato il fatto di non aver voluto chiudere con il colpo di scena a tutti i costi, uscire per forza col botto. Qualcuno sarà rimasto deluso, io lo sono rimasto dai vari episodi riempitivi presenti, ma quella conclusione invece l'ho amata.
Stavo iniziando a perdere le speranze, per quella giornalista insopportabile, per quegli episodi riempitivi, e invece poi con un doppio finale meraviglioso, BoJack ha saputo ancora lasciarmi senza parole.
EliminaGrazie a lui, che ha cambiato la mia percezione delle serie animate.