20 marzo 2021

Fino all'ultimo indizio

Andiamo al Cinema a Noleggio

Quand'è che si è smesso di fare film investigativi cupi, lenti e tagliati con l'accetta?
Primi anni 2000?
Dopo l'esplosione negli anni '90 tra L.A. Confidential e Seven?
Insomma, quando ci si è iniziati a stancare di certe dinamiche di detective stropicciati, tormentati e misteriosi, con i loro crucci chiusi in segreti da rivelare poco a poco, o proprio per niente, con omicidi in cui il macabro, il sesso, sono la prassi?
Lo so, lo so, in tempi recenti c'è stato anche True Detective, ma lì la componente filosofica, i dialoghi intensi e profondi sono distanti anni luce da quelli secchi di un tempo e oggi degni di una parodia.
Ma è proprio da questo tempo lontano e dimenticato che è stata tirata fuori la sceneggiatura di Fino all'ultimo indizio, che grida anni '90 in ogni dove e non solo per la sua ambientazione.


Una serie di omicidi turbano la pace dello squallore della Los Angeles di periferia: il detective incaricato inizia a far intravede chiari segni di ossessione, un altro che ossessionato lo è stato viene facilmente invischiato e inizia ad indagare prima per conto suo, poi in collaborazione con il giovane detective di cui sopra.
Un solo indiziato, dopo altri due omicidi: dall'aspetto trasandato, ma dalla mente contorta.
È lui o non è lui, viene da chiedersi?
Alla faccia del titolo, indizi non ce ne sono, solo sospetti, che aumentano quando il gioco diventa quello fra un gatto e due topi.


Anni '90, si diceva, e così abbiamo due detective che parlano a suon di motti e battute secche, abbiamo poco contorno se non un medico legale che pure lei parla per metafore e oggetti, una moglie a cui basta uno sguardo e pochi altri.
Il resto, lo devono fare solo i tre protagonisti, e lo fanno come si richiedeva negli anni '90: caratterizzando, al massimo.
Creando tic, movenze, espressioni e corporalità.
Tu, Jared Leto, trasformati al tuo solito: sì, ok trasandato e con la pancia e con i capelli unti, ma mettici quel tuo magnetismo, quella tua parlata tagliente che non sembra centrare proprio niente con il fisico che hai messo su.
Tu, Denzel, gigioneggia in modo fastidioso, fai intravedere un passato appena sfiorato, osserva, studia e crea più espressioni facciali che puoi. Ok, almeno quelle di cui sei capace.
Tu, Rami Malek, hai già fatto Freddy, e allora tieni lo stesso portamento regale di Mercury, mandibola ben serrata, sguardo da pazzo a piacere.
Ci siamo?
Bene, perché sarete voi tre a sostenere un film che non sembra offrire molto altro, non la trama (la classica indagine piena zeppa di contaminazioni e poca oggettività), non momenti d'ansia se non quello inziale, in un intro che faceva ben sperare.


Per contrappasso, il finale -prevedibile in ogni sua fiamma- non sconvolge nemmeno un po'.
Il più dovrebbe farlo l'atmosfera, tesa, cupa, squallida come solo la Los Angeles dei sobborghi degli anni '90 sapeva essere.
Ma diciamolo: John Lee Hancock non è Fincher e ci si annoia in gran fretta, si passa il tempo a giudicare gli attori che cercano di dimostrare quanto sono bravi non facendo mai credere di essere calati nel personaggio.
Vedi loro, non certo due detective, non certo un potenziale assassino.
Senza nemmeno lo sforzo di aggiornarsi, di rendersi diversa e più profonda, e non una  brutta, brutta copia di True Detective questa sceneggiatura rimasta in un cassetto per 30 anni poteva benissimo starsene lì dov'era.
Che se pure da Spielberg e Eastwood è stata rifiutata, un motivo, anzi, più di uno c'era di sicuro.

Voto: ☕☕/5

6 commenti:

  1. Perdonami ma leggerò dopo aver visto il film.. ;)

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    1. Capisco benissimo, faccio così anch'io anche se poi mi dimentico di ripassare ;)

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  2. Mi è piaciuto soltanto Leto.
    Il resto uno spreco...

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    1. Io ho sviluppato dei problemi con Leto, mi sembra che ci creda sempre troppo e che esageri nella sua interpretazione. Pure qui, tanti tic, fisicità estrema.
      Non che Denzel e Malek facciano di meno...

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  3. Se l'avesse girato David Fincher negli anni '90 sarebbe stato un filmone. Ormai invece...
    Jared Leto però spacca.

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    1. Come sopra, ho dei problemi con Leto. O con il suo ego.
      Fatico a staccarlo dal personaggio che ha creato e vedo sempre lo sforzo, l'impegno, l'esagerazione.
      Problema solo mio a quanto pare, ma magari prima o poi ci farò pace.

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