Per un attimo, sembra di tornare sul Pequod, in compagnia del Capitan Achab e della sua ossessione per una balena bianca.
Sembra di riascoltare le antiche rime di Coleridge e del suo Ancient Mariner, pure nella versione degli Iron Maiden che la professoressa del liceo ti ha fatto sentire, quando si dice essere avanti.
Sembra pure di stare con Vinicio Capossela e la sua ciurma di marinai, profeti e balene.
Ma poi, più passano le pagine, più capisci che Il Porto Proibito è Il Porto Proibito.
Un mondo a sé, che racchiude gli altri mondi marinareschi che hai incontrato, ma che d'ora in poi sarà parte del gruppo di comparazione.
Un mondo, in cui non manca la magia.
E non parlo di quella di disegni sopraffini, quasi schizzi a matita tutt'altro che provvisori che incantano ad ogni pagina, parlo della storia che racconta, intrisa di magia.
Partiamo dall'inizio: Abel è un naufrago salvato su una spiaggia che non ricorda niente di sé a parte il nome, preso sotto l'ala protettiva di una nave ora senza capitano, fuggito e accusato di alto tradimento dopo aver rubato il bottino di guerra.
Che l'onore di questo Capitano sia compromesso, non ci si crede, e non ci credono le sue tre figlie, che accolgono Abel una volta che la nave torna nel porto di Plymouth, cadute in disgrazia con una locanda vuota, in cui i clienti non vogliono più mettere piede: troppo imbarazzati, troppo arrabbiati.
Ma chi è Abel?
Sembra intuirlo Rebecca, tenutaria di un bordello, che come lui scorge all'orizzonte di Plymouth il leggendario Porto Proibito: sono in pochi a vederlo, in pochi a raggiungerlo, nessuno a tornare indietro.
Lo prende anche lei sotto la sua ala protettiva, gli insegna poesie marinaresche, cerca di fargli intuire il suo passato, e infine, gli rivela la sua verità, la verità di entrambi.
C'è quindi spazio per l'amore, quello poetico e quello carnale, per le avventure via mare e via terra che porta fino al Siam, per un mistero da scoprire e un onore da risanare, per farsi prendere dai termini marinareschi, dai canti di ciurma, da antiche leggende.
C'è, quindi, il tempo per innamorarsi, appassionarsi e infine commuoversi per una storia che sembra antica e sempre esistita, che aspettava solo la giusta voce, la giusta mano, per prendere vita.
E quando pensi di sapere chi è il protagonista della storia, tra Abel e Rebecca in tutta la sua bellezza, finisci per versare tutte le tue lacrime per chi resta, per chi se ne stava in disparte ad aspettare l'amore e finisce per riversarlo e dividerlo in tre parti.
Le grandi storie sono così: sanno sorprendere.
Ne ho letti pochi, di graphic novel, ma questo è tra i miei preferiti. Mi ha commosso tantissimo.
RispondiEliminaSul finale non la smettevo di piangere, non mi aspettavo una reazione così ma come mi ha incantato!
EliminaDavvero un gran libro questo. Per me Turconi e Radice sono due nomi importantissimi del fumetto e della narrazione italiana. Sono sempre stato un lettore di fumetti un po' trasversale io, pochi ma buoni è il mio motto. E questo è uno dei buoni ;)
RispondiEliminaÈ solo qualche anno che sono entrata nel mondo dei fumetti, e questo ha già un posto speciale nel mio cuore. Curiosa ora, di leggere altro di loro.
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