18 febbraio 2022

Big Bug

 Andiamo al Cinema su Netflix

Che fine aveva fatto Jean-Pierre Jeunet? 
Il regista di quel film di culto odiato da molti, amato da altrettanti (tra cui me) che è Il favoloso mondo di Amélie, poco si è consesso dopo il successo. 
L'ultimo incredibile viaggio, quello di T. S. Spivet passato sottotono nel 2014, e poi anni di silenzio. 
Finché Netflix non ha dato spazio alla sua estetica, con Big Bug.


Un ritorno che pur guardando al futuro, sembra anche troppo ancorato al passato. 
Perché il futuro raccontato è quello distopico che negli ultimi anni infesta serie TV e film, con robot pronti a rendersi indipendenti nei confronti degli umani che, diciamolo, non è niente di nuovo. 
Quel che è nuovo, è il modo in cui Jeunet ha immaginato questo futuro. Dai colori accesi e pastello, in quella che sembra una rivisitazione anche nei costumi e nei robot in questione, degli anni '50, con invenzioni tanto assurde quanto geniali che riguardano modi di arredare, cucinare, interagire. 
Ma l'originalità si ferma qui. 


In un film volutamente chiassoso e dai toni esagerati che vede un gruppo di umani chiuso in casa per la rivolta dei robot, con i robot domestici che si alleano per cercare, in realtà, di diventare umani. Almeno nei modi. 
Se gli umani rinchiusi sono ex moglie ed ex marito con relativi nuovi compagni e figli, e una vicina impicciona, gli equivoci sono inevitabili e sfociano in un qualcosa di già visto che eccede spesso nell'irritante. 
Soprattutto in un finale dai mille finali che logora. 


Ma, per quanto un buco nell'acqua non in linea con i tempi, a Jeunet va riconosciuto il coraggio di una visione estetica totalizzante, che da sola vale la visione del film per cui comunque non si paga biglietto. 
Accontentiamoci.

4 commenti:

  1. Ho il post in rampa di lancio anche dalle mie parti, quindi posso leggerti tranquillamente e devo dire che ancora una volta siamo d’accordo, Jeunet ha un occhio micidiale sa come riempire lo schermo e il design dei futuristici anni ’50 volutamente retrò è bellissimo, peccato che sembri un episodio di “Love, death and Robots” e nemmeno uno di quelli più ispirati, un gran peccato davvero. Cheers

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    1. Esatto, Death, Love & Robots, una parodia di Black Mirror, una qualunque serietta uscita negli ultimi anni a futuro distopico. Bello da vedere, ma lo sto già dimenticando....

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  2. Ma a proposito di estetica, sbaglio o hai cambiato il testo dei post?
    Dovrei pensarci anch'io, così si vede meglio.

    Il film un po' mi attira, anche se mi sa che potrei finire a odiarlo come Amélie. :D

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    1. Mannaggia, in realtà ho scritto questo post da telefono facendo poi copia/incolla per metterli suo blog e il font era rimasto quello delle mail... Dovrei cambiarlo e renderlo più leggibile?
      Di certo, è un argomento più appassionante di questo film 😉

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