27 gennaio 2023

Anche Io (She Said)

Andiamo al Cinema

Un film sul caso Weinstein.
Troppo presto?
Troppo fresco?
Ora che siamo ancora nell'occhio del ciclone del #metoo con scandali, licenziamenti, rivelazioni e denunce quasi quotidiane?
Ma si sa che Hollywood è una macchina e quando trova una storia da raccontare, ci si butta.
Lo fa anche quando il caso e parte delle sentenze non sono del tutto chiuse.
Ma hai un boss di Hollywood coperto proprio da Hollywood, hai due giornaliste -donne e madri- ad investigare, hai nomi importanti coinvolti e che fai: non ci fai un film?


Se il pensiero va a una pezza che Hollywood stessa vuole mettere sul suo passato (e Brad Pitt per primo nei panni di produttore), meglio metterlo a tacere, anche se resta lì come un tarlo.
Se l'idea è la spettacolarizzazione e la drammatizzazione di un'inchiesta giornalistica che tanto funziona al cinema, beh, questa la teniamo.
Ma per fortuna le protagoniste sono Zoe Kazan e Carey Mulligan, amiche prima che colleghe, attrici impegnate che portano il loro peso qualitativo nel progetto.
Il confronto corre inevitabilmente a The Post e Spotlight, in cui i giornalisti diventano protagonisti quasi quanto la storia che stanno scrivendo, ma è poi la storia, con la ricerca della verità e la minuziosa catena di prove incrollabile a inchiodare non solo il colpevole, ma anche lo spettatore.
Così anche quando si esce dai binari dell'inchiesta che vanno indietro nel tempo a scavare e intervistare assistenti e segretarie e attrici molestate da Weinstein, si inserisce la vita privata di Jodi Kantor e Megan Twohey fatta di depressione post partum e quotidianità domestica da mantenere in equilibrio, non ci si rabbuia troppo.


Perché in questi anni se n'è parlato, se n'è scritto, si è twittato.
Ma io mica lo avevo letto il loro pezzo.
Ora Maria Schrader mi aiuta a rimediare, mostrando come si lavora in quelle redazioni che continuo ad invidiare, come si cambia il mondo.
Infondo.
Di strada nella giustizia ordinaria come nei luoghi di lavoro ce n'è da fare, e il pensiero che questo She Said sia arrivato troppo presto venendo silenziato dall'Academy come dal pubblico perché in fondo siamo ancora dentro l'occhio del ciclone, è un pensiero amaro.
Ed è un peccato per come (ok, in modo a volte didascalico e premendo sul dramma) racconta cosa significa essere donna in mondi che le donne non proteggono.
Con comprimari d'eccezione -da Samantha Norton a Patricia Clarkson- che rubano la scena alle protagoniste, perfette nei ruoli tagliati per loro: quella agguerrita e forte, quella sensibile e timida.


La partecipazione di chi ha vissuto sulla sua pelle le violenze di Weinstein (che resta un mostro nell'ombra, la voce di un orco) da Gwyneth Paltrow a Rose McGowan fino a Ashley Judd, è il sigillo di garanzia su un'operazione magari precipitosa, ma non per questo poco dignitosa.
Anzi.
Non ci fossimo tristemente stancati di licenziamenti e denunce via social, saremmo qui ad applaudire un lavoro (femminile, tra l'altro) rigoroso e rispettoso.
I tempi, purtroppo, non sono ancora maturi.

Voto: ☕☕/5

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