13 gennaio 2024

Il Ragazzo e l'Airone

Andiamo al Cinema

E tu, come farai a scriverne?
Parlo di te, che hai deciso di vedere l'ultimo film di Miyazaki in versione originale, ben sapendo che il giapponese mica lo sai, che la visione sarebbe stata leggermente più complicata.
Parlo di te, che sei corsa al cinema con un'ora di sonno in corpo causa Golden Globes, e diciamolo, l'età non è più così giovane.
Parlo di te, che scrivi, che prendi tempo, perché non lo sai se accusare il sonno, la stanchezza, la versione originale con sottotitoli che disturbano la visione più che esaltare la sua autenticità.
Parlo di te, che dal film sei uscita stranita.


No, piano, non dal livello visivo.
Lì non c'è niente da ridire.
Potevi anche vederlo senza sottotitoli, senza dialoghi, e saresti rimasta comunque abbagliata dalla bellezza dei disegni, dai particolari in cui perdersi, dagli animali, dai paesaggi, dalle piante e dagli arredi.
Tutto così bello.
Tutto così magico.
Stranita, però, da una storia non facile
Anche se all'apparenza, facile sembra da riassumere.


La storia di un ragazzo che durante i bombardamenti di Tokyo perde la madre, si trasferisce con il padre in campagna facendo conoscenza della zia, che diventerà la sua matrigna, che già aspetta il suo fratellastro. Come accettare tutto questo? Come accettare l'assenza del padre, di una guida, di amici, quando pure a scuola viene deriso e picchiato, arrivando a ferirsi più gravemente solo per rimanere in quella casa enorme, zeppa di domestici?
Come non rifugiarsi in una fantasia, in un mondo fantastico, scoperto inseguendo un airone cenerino e dispettoso?
In quel mondo, deve salvare la zia, si fa aiutare dalla madre nella sua versione giovane, si fa tentare da un prozio che cerca un erede che possa mantenere in equilibrio il mondo, ma decide di vivere, di tornare alla realtà, a Tokyo, pure.
La riassumi così, una trama, e dici: wow.


Però, se nel film ci entri a scatola chiusa, e se il film l'hai visto, lo sai che manca tanto. 
Mancano i vari mondi magici in cui Mihito si perde, i vari animali fantastici che si ritrova a sfidare, le metafore difficili da interpretare e le stratificazioni che il Maestro Miyazaki ha inserito nella sua sceneggiatura.
E come te la spieghi la presenza degli elementi, i passaggi da un mondo all'altro, le metafore e le similitudini con il mondo esterno, con i conflitti interiori e quelli che stanno sconvolgendo il Giappone?
Parrocchetti, wara wara, domestici-bambole?
Come lo capisci tutto questo a una prima visione, non facile, anche perché il ritmo di quest'ultimo film, è lento come lenta è stata la sua gestazione, lunga 7 anni, realizzando a volte appena 1 minuti in 1 mese?
E quindi, come farai a scriverne?


Finisce come sempre che sfrutti le domande per darti risposte, che metti le mani avanti di fronte a quel film che tutti giudicano un capolavoro, ma da cui sei uscita frastornata. 
Tralasciamo il nauseata, quella si è dimostrata essere un'indigestione che ha reso più sofferta del dovuto la visione.
Ma cercando di approfondire, cercando altri pareri capisci di non essere sola, come non lo eri in quella sala che a un finale anti-climatico, quasi tronco, ha mormorato (ma tu hai capito? ma come, così? ma... ti è piaciuto?) facendoti sentire meno sola in una sala inaspettatamente gremita, anche dopo le feste, anche in giapponese.


Ne leggi ancora, approfondisci, e scopri i tratti autobiografici che Miyazaki ha voluto inserire nel film che lo ha riportato al lavoro dopo l'annunciata pensione.
Trovi un titolo originale che è quello di un libro simbolo nel film stesso.
E voi, come vivrete?
Cercando di essere onesti, che l'ultimo Miyazaki meriterebbe più di una visione per essere capito del tutto, ma allo stesso, una seconda visione è difficile concedergliela per come ti lascia la prima.
Incantata, ma stranita.
In parte, delusa.

Voto: ☕☕/5

4 commenti:

  1. Ho rischiato di andare a vederlo sotto le feste quando un amico che vive in Francia è passato a trovarci. Tu sei l'unica che ha scritto veramente di cosa parla, cioè ne hai riassunto la trama per quanto possibile. Gli altri tutti a genuflettersi davanti al maestro Miyazaki, aggrappandosi a qualsiasi particolare anche infinitesimo per dimostrarne la grandezza. Spero che lo abbiano apprezzato (o almeno compreso) sul serio.

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    1. Ho letto altri parerei dubbiosi, proprio perché non è un film di facile accesso e merita più di una visione probabilmente. Cosa che però non invoglia a fare, non me almeno, nonostante il Maestro resti tale per i mondi, i personaggi, i disegni creati.

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  2. Finale tronco ma coerente col tutto, tronco perché in effetti non finisce... la vita non finisce, perché c'è ed è tutta da vivere, e quanto visto non era che l'apripista per il racconto più grande di tutti.
    Non è facile scriverne perché non è un film facile. Meno "immediatamente bello" di altri suoi, è più suggerito e silente. Poi sì, la parte centrale è un casino e ha delle criticità, ma per me si è trattata di una pellicola che cresce dentro di ora in ora.

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    1. Purtroppo per me si è spenta ancora di più man mano che i giorni passavano, sono rimaste le immagini, i disegni della natura, dei mondi, ma la confusione della trama, i messaggi nascosti, non mi è venuta voglia di cercarli ancora. Limite mio, ovviamente.

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