7 marzo 2015

Foxcatcher

Andiamo al Cinema

Ci sono cose dello sport che non capirò mai.
La prima potrebbe essere semplicemente come farlo con costanza visto che sono anni, diciamo pure un decennio, che non mi avvicino a qualcosa che sia minimamente sportivo per più di un paio di mesi di seguito.
La seconda, tutta la foga che si crea attorno a questo mondo, vedi tifosi rabbiosi, ultras inferociti e con gli ormoni impazziti per cui il tifo conta più della loro stessa vita.
Ma se ad alcune cose posso passar sopra, c'è uno sport che mai, e dico mai, capirò: la lotta.
Che sia la boxe, che siano le tecniche orientali o il wrestling, io la bellezza nel vedere due che se le danno di santa ragione, di uno che sceglie per vocazione e per talento di dare pugni, morsi, calci e quant'altro ad un altro e di prenderli di rimando, non la capirò mai.
E potete venirmi a dire che è un'arte, che visti meglio i movimenti armoniosi ed equilibrati fanno la differenza, io vedrò sempre e solo colpi che mi faranno chiudere gli occhi, sangue che mi farà svenire.


Immaginate quindi con che umore mi sono avvicinata a Foxcatcher, film di Bennett Miller sul mondo della lotta libera, sul magnate John Du Pont che fondò una sua squadra di lottatori che portò anche alle Olimpiadi, quelle a Seul nel 1988.
Un film simile non mi avrebbe mai interessato, e mai sarebbe rientrato nei miei interessi anche per il cast che lo compone: un Steve Carell dal naso posticcio, un Channig Tatum a cui non perdonerò quella porcata di Magic Mike (in arrivo il sequel, XXL, tutti pronti, vero?) e il buon Mark Ruffalo capitato del mezzo.
Aggiungeteci l'ambientazione anni '80 con tutti i suoi eccessi con tutto il suo cattivo gusto e sì, Foxcatcher lo avrei lasciato senza troppi pensieri a qualcun altro.
Invece l'Academy ha deciso di metterci del suo, candidando per la prima volta Carell come attore protagonista, rubando il posto a un Jake Gyllenhaal (Nightcrawler) molto più degno  o anche solo a un David Oyelowo (Selma) decisamente più carismatico.
Pure Mark Ruffalo si è beccato una nominations, e pure la regia, la sceneggiatura e il trucco.
E allora, anche solo per dovere di cronaca, Foxcatcher è passato per i miei schermi, e come se non fossero già bastati i 148 minuti di Vizio di Forma, in questi 134 la noia ha regnato nuovamente sovrana.


La noia unita al fastidio, per l'ottusità e la stupidità del ruolo di Tatum, nei panni del lottatore Mark Schultz che con la sua aria scimmiesca si cala perfettamente nella parte, un campione vissuto nell'ombra del fratello che trova un magnate pronto a dargli vitto, alloggio e comfort nella sua residenza da milionario, formandolo per le prossime gare e formando attorno a lui una squadra di campioni.
Fastidio poi per il viscidume che Du Pont trasuda, per il suo ego smisurato che si fa palpabile nel documentario che produce sulla sua persona e la sua squadra, per l'uso smodato di droghe, per il rapporto conflittuale con una madre che come me non vede nulla di nobile nella lotta, bollando quest'hobby del figlio come una perdita di denaro, prestigio e tempo.
Il rapporto tra allievo e maestro, anche se mai del tutto definito, avanza tra eccessi e scontri, dimostrando tutta la poca intelligenza di entrambi.
L'arrivo del fratello prodigo, richiamato sia dalle comodità che gli offrono che dai sentimenti, aggiusta solo un po' le cose, o perlomeno aggiusta un fratello preso dal giro di alcool, cibo e droghe, rimettendolo in riga, facendogli aprire gli occhi verso il suo mito.
La sensazione che non tutto stia andando per il verso giusto la si sente fin dall'inizio, in quell'angolo di paradiso sono molte le cose a non tornare, e mentre l'ego si fa paranoia, la tragedia è già alle porte.
Unico colpo di scena, unico vero tuffo al cuore, quegli spari non aiutano un film piuttosto monocorde, che nemmeno nei momenti di lotta ha saputo esaltare.
I toni della fotografia che virano spesso al grigio non aiutano a far entrare del ritmo o anche solo del brio in Foxcatcher, che vorrebbe reggersi tutto nella trasformazione fisica e della carriera dei due protagonisti, che ce li inquadra ravvicinati, come a mostrare che sì, Carrel è davvero lui e che sì, Tatum ha qualcos'altro oltre i muscoli.
Quando però nemmeno questo si vede, rimanendo appiattiti sotto la voce fastidiosamente piatta di Carell, ridendo delle espressioni neandertaliane di Tatum, allora Foxcatcher si fa dimenticare in fretta, mentre restano inspiegate quelle nominations regalate dall'Academy.


14 commenti:

  1. Film strano e straniante con attori bravissimi ma di una glacialità incredibile (mi si passi il termine glacialita' ) e si, arrivare alla fine è stata durissima..

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    1. Il termine te lo passo, visto che a non passare sono state le emozioni. Troppo troppo freddo, che porta inevitabilmente alla noia... che fatica.

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  2. questo film DEVO vederlo, senza se e senza ma

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  3. Curioso di sapere come lo troverò. So che nemmeno il Cannibale ha apprezzato, ma ho visto qualcosina qui e lì e tutto quel gelo mi ha affascinato tanto. Vedremo, vedremo. Probabilmente odio lo sport quanto te, ma se non l'hai visto - ma sicuramente l'hai visto - ti consiglio Warrior, con un Hardy bravissimo e tanto tanto corazòn, che non guasta mai.

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    1. Sono davvero curiosa di leggere cosa ne pensi, perchè il connubio sport-freddezza mi sembra lontano dai tuoi gusti e sapere che ne sei intrigato, intriga pure me :)
      Warrior finora mi è sfuggito, me lo segno più che volentieri che al buon Tom voglio un sacco di bene!

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  4. Lo sport non è solo quello che si vede in tv, ma anche (soprattutto) tenacia, caparbietà, sudore, fatica, lealtà, rispetto. Non va confuso con il rilievo mediatico, che è tutt'altra cosa. Bennett Miller è un regista straordinario, che in pochi considerano tale proprio perchè 'reo' di fare solo film di genere (sportivo, appunto). Invece secondo me Foxcatcher è un grande film americano, la continuazione ideale dell'opera precedente del regista (l'altrettanto notevole 'Moneyball-L'arte di vincere'), che usa lo sport come pretesto per descrivere una società dominata dall'ossessione di vincere, dal culto della vittoria, un mondo malato dove sfogare le proprie pulsioni violente e latenti (in questo caso l'omosessualità, vista come una vergogna da tenere nascosta e segreta, inaccettabile per certe classi agiate e ultra-conservatrici). Insomma, l'esatto contrario dei princìpi dell'etica sportiva, a testimonianza dell'imbarbarimento della civiltà moderna. Per me bellissimo film. Spero di scrivere qualcosa a breve, anche se in questo periodo il tempo è veramente tiranno...

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    1. Non possiamo che essere più all'opposto, caro Sauro, anche perchè a dirla tutta pure Moneyball mi aveva annoiato abbastanza. Non è solo questione del genere del film (quello sportivo, che non sono mai riuscita a masticare) ma proprio della freddezza della messa in scena. Tanto per dire, l'omosessualità latente non l'avevo sentita come dominante, anzi, nascosta com'è stata -per me- in quella lunghezza, in quell'egocentrismo e narcisismo che mi hanno allontanato ancor più dai protagonisti.

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  5. Sinceramente non sono i film che mi attraggano attori compresi. Poi che ci siano delle nomination inspiegabili, questo è sempre un dato di fatto, come dei premiati imprevisti( mi riferisco in generale)
    Mia cara sei stata più che esauriente perchè io non vada sicuramente a vederlo!
    Un bacio e buona serata!

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    1. Brava Nella, che c'è di meglio (oh, molto anche) in giro :)
      Un abbraccio!

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  6. Concordo in tutto e per tutto con Kelvin.
    Questo è un grande film, interpretato benissimo e mascherato da pellicola sportiva: in realtà è un quadro perfetto di un certo tipo di solitudine.

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    1. Il problema è che si inquadra questa solitudine in un modo che non crea empatia o simpatia per i solitari in questione... in ogni caso, vista la lotta e la sua messa in scena, non avevo dubbi sulla tua approvazione del film :)

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  7. Parole sante!
    Bennett Miller è uno dei registi più sopravvalutati di oggi che continua a sfornare film anonimi e inspiegabilmente osannati uno dietro l'altro.
    Questo Foxcatcher è il classico film noioso che dietro la sua falsa profondità non nasconde un bel nulla. Tipico film fatto apposta per accogliere il plauso facile di Ford. :)

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    1. Oh, qualcuno dalla mia parte c'è, e il fatto che non sia una donna mi dà speranza :) Aspetto il tuo post, così poi posso dimenticare definitivamente tutta la noia subita.

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