Già ero sopravvissuta al documentario premio Oscar Citizenfour, ora ho voluto ritentare la fortuna con un film di finzione che racconta, nuovamente e più dettagliatamente, la vicenda Edward Snowden.
Difficile non sapere chi sia, questo tecnico della CIA che a discapito della proprio libertà personale, ha raccontato al mondo, ma prima a fidati giornalisti americani e inglesi, i segreti stessi della CIA e dell'NSA, facendoci sapere di essere costantemente spiati, monitorati, nei nostri spostamenti e comunicazionI sul web.
Poca cosa se non si ha nulla da nascondere, direte voi e dico io, ma le cose cambiano da un punto di vista più ampio, dove a contare è la libertà personale, il diritto alla privacy, i segreti di Stato stessi, con politici e governatori messi a rischio dalle loro stesse mosse.
Dico sopravvissuta al documentario di Laura Poitras perché i tecnicismi e lo sviluppo piuttosto piatto di quanto si andava a raccontare, non hanno favorito il coinvolgimento, anzi, lì dove ci si doveva emozionare, lì dove il sacrificio del singolo doveva farsi sentire, è stato affossato da termini tecnici e una costruzione non del tutto fruibile. L'Oscar, quindi, è di quelli in cui conta più il soggetto che non il lavoro vero e proprio dietro la macchina da presa.
E com'è, invece, il film Snowden, dove ad interpretare il tecnico con una mente strabiliante è niente meno che un incredibilmente somigliante, nella voce come nel fisico, Joseph Gordon-Levitt?
Il risultato, è più o meno come quello del documentario, tanta freddezza unita però a un buonismo di fondo, a un'esaltazione patriottica, che finisce per irritare.
Stone, infatti, non si limita a ricreare la fatidica intervista all'interno del Mira Hotel di Hong Kong, ma ricostruisce l'intera carriera militare di Snowden, partito al servizio dell'esercito degli Stati Uniti, bloccato sul nascere da un fisico non pronto a tali sforzi, per poi crescere e avanzare di grado grazie alle sue capacità con il linguaggio del computer e l'inventiva.
Di mezzo, non poteva mancare una storia d'amore travagliata, con la bella Lindsay, interpretata da Shailene Woodley, di mezzo, ancora, gli scontri con i superiori, i dubbi morali, la tensione che portano il nostro a quell'hotel, a quella stanza, a quella confessione a telecamere accesa.
Come si dice fin dall'inizio, Snowden è una drammatizzazione dei fatti a favore della sceneggiatura, ma c'è molto di più, a parte evitabilissime scene d'amore che poco offrono, ad irritare è soprattutto la regia di Oliver Stone, che meccanicamente avanza temporalmente grazie ad espedienti elementari del racconto, e che gioca con flashback e ricostruzioni ad effetti speciali di quanto succede in modo piuttosto elementare. Manca la mano ferma, manca la sostanza, e lì dove questa c'è, nella denuncia, nella presa di coscienza di Snowden, ci si perde facilmente innalzando il martire ad eroe.
Vero è che in patria politici e non solo continuano ad accusarlo di essere l'antipatriottismo fatto a persona e che in patria non ce lo vogliono e che anche in campagna elettorale non ci sono stati sconti a suo favore, ma il film che lo vorrebbe santificare, giustamente, finisce a sorpresa per renderlo piuttosto irritante.
L'emozione, quella vera, la si ha quando lo stesso Snowden compare nel film, riprendendo i panni di se stesso, parlando e mostrandosi a suo nome. Lì, nel pensare che la spettacolarizzazione, la drammatizzazione dei fatti, fatta così male, è in realtà una storia vera, che da almeno tre anni in patria Edward non può più tornare, braccato, isolato, chiamato a costruirsi una nuova vita, lì, solo lì, l'emozione colpisce, anche se sottolineata da una colonna sonora particolarmente fastidiosa ed enfatizzata.
L'emozione, quella vera, la si ha quando lo stesso Snowden compare nel film, riprendendo i panni di se stesso, parlando e mostrandosi a suo nome. Lì, nel pensare che la spettacolarizzazione, la drammatizzazione dei fatti, fatta così male, è in realtà una storia vera, che da almeno tre anni in patria Edward non può più tornare, braccato, isolato, chiamato a costruirsi una nuova vita, lì, solo lì, l'emozione colpisce, anche se sottolineata da una colonna sonora particolarmente fastidiosa ed enfatizzata.
A conti fatti, quindi, se l'emozione arriva lì dove arriva la realtà, il film di finzione, forse forse, più di qualche difetto ce l'ha.
Regia Oliver Stone
Sceneggiatura Oliver Stone, Kieran Fitzgerald
Musiche Craig Armostrong
Cast Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley, Nicolas Cage
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Per me giudizio del tutto opposto: l'ho trovato emozionante e per niente irritante. Di certo poi non mi è sembrato un film patriottico, anzi... manca solo che Oliver Stone compaia in scena a bruciare la bandiera e poi l'opera di demolizione degli Usa sarebbe completa. :)
RispondiEliminaDiciamo che è quel tipo di patriottismo che esalta il singolo, che lo rende un martire-eroe, cosa che sì, mi ha piuttosto irritato. Speravo in qualcosa di più, e come letto da te, i suoi difetti io continuo a vederli come difetti: un'americanata contro l'America, ma che americanata resta.
Eliminaanch'io sono rimasta un po' perplessa, però per altre ragioni. Il film in sostanza mi è piaciuto e non mi sembra fatto così male tecnicamente se non per due o tre appunti che gli si potrebbero fare :) Uno su tutti il personaggio interpretato da Cage: vagamente inutile in fin dei conti ;)
RispondiEliminaCage è così laterale che mi sono dimenticata di nominarlo, probabilmente nella realtà è stato più fondamentale nella vita di Snowden, ma qui lo si è relegato in un angolino che potevano risparmiarci a questo punto.
EliminaInteressante questa tua posizione "contro": penso di vederlo entro il weekend, chissà come sembrerà a me.
RispondiEliminaSarai dalla mia parte o quella con più entusiasmo del Cannibale? Curiosa di saperlo ;)
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