Lo scorso anno, il cinema italiano ha dato il meglio di sé.
Quest'anno ancora deve esprimersi al suo meglio, con qualche pellicola che fa eccezione e le vere sorprese rimandate al prossimo autunno. Restano però lacune da colmare, pellicole acclamate uscite in sala nel passato più recente che mi erano sfuggite, vuoi per lo snobismo che non nascondo verso una certa pesantezza che il nostro cinema spesso ha, vuoi per una distribuzione non sempre supportativa.
Di Valerio Mastandrea mi posso fidare.
È uno di quegli attori non belli, ma che mi piacciono tanto, tanto romano, ma non per questo fastidioso, parecchio esposto, ma comunque genuino. Mastandrea, poi, li sceglie con cura i progetti in cui entrare, e così, questo La felicità è un sistema complesso, fin dal titolo, era lì, in lista ad aspettare il suo momento.
Saranno state le aspettative? Saranno stati gli entusiasmi letti qui e là?
Non lo so, ma questa volta, per me, Mastandrea ha toppato, la storia ha toppato, e non tutto è andato a segno.
Il protagonista, Enrico Giusti si insinua nella vita di imprenditori in crisi, li convince a suon di uscite, di confidenze e di prospettive più rosee, a cedere la loro azienda al suo capo, che nella crisi economica di un Paese, sta facendo fortuna.
È un lavoro difficile, moralmente discutibile, e che per un solitario tanto capace di entrare in empatia con gli altri, pesa ancora di più.
Tutto cambia quando Enrico si ritrova in casa l'ex ragazza del fratello, sola pure lei, e se la porta in una nuova missione: prendere le redini di un'azienda ora in mano a un diciottenne, appena rimasto orfano dei genitori.
Che tutto cambi, viene normale pensarlo, l'età, le difficoltà, l'amore che ci mette lo zampino, una coscienza che si risveglia, e rema contro.
La storia, quindi, è di quelle importanti, capace però di non scadere nella pesantezza o nella retorica tutta italiana, ma anzi, regalando inaspettati momenti di leggerezza e un'ottima colonna sonora che ha il suo culmine nella fantastica canzone Torta di noi.
Però, purtroppo, non tutto torna.
Almeno ai miei occhi, che vedono in quei tanti momenti da videoclip, in quei tanti momenti sorrentiniani, poca genuinità, una voglia di mostrarsi al meglio, di osare finendo invece per abusare, del tempo, delle scene necessarie da parte del regista Gianni Zanasi.
Si accumula, si va avanti forzatamente, aspettando, in un ritmo lento che se inizialmente sapeva avvolgere, finisce qui per pesare.
E allora, la snob che è in me, questo cinema italiano non lo apprezza, lo dimentica anche subito, con buona pace del buon Mastandrea sempre all'altezza, e del resto del giovane cast convincente.
Regia Gianni Zanasi
Sceneggiatura Gianni Zanasi, Lorenzo Favella, Michele Pellegrini
Musiche Niccolò Contessa
Cast Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Hadas Yaron
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A me invece m'è moderatamente piaciuto, comunque i dubbi sono gli stessi, tanto che se non fosse per quei momenti spiazzanti e la colonna sonora sarebbe risultato pessimo ;)
RispondiEliminaNon posso dire che non mi sia piaciuto, ma lo posso tranquillamente già dimenticare. Si osa troppo in alcune scene, meno in altre che diventano così lente. Insomma, un gran bel "mah".
EliminaUna delle rare volte in cui siamo del tutto in disaccordo.
RispondiEliminaA me questo film è piaciuto un sacco ed è andato ben oltre le mie aspettative.
D'altra parte, essere d'accordo tra blogger è un sistema complesso. :)
Se l'ho visto, e se era in lista, era proprio per il tuo entusiasmo, che non mi ha contagiato, però.
EliminaUn film imperfetto che però non mi era affatto dispiaciuto.
RispondiEliminaIncredibile essere piùd'accordo con Cannibal che con te. ;)
Incredibile sì, ultimamente voi siete sempre più in accordo, noi in disaccordo... che succede?
EliminaQui siamo assolutamente d'accordo: di complesso, in questo film, c'è solo la visione dello spettatore, che rifugge un film fin troppo pretenzioso ed inutilmente intellettuale... fatto salvo il (solito) ottimo Mastandrea
RispondiEliminaMastandrea è sempre una sicurezza, ma questa volta tra scene troppo sorrentiniane e lentezza generale, non è scattata la scintilla. Peccato, perchè la storia di suo sapeva come coinvolgere.
EliminaSono in una via di mezzo tra te e il Cannibale/Ford.
RispondiEliminaHo trovato non decollasse, ma ci sono scene - Mastandrea e le bolle di sapone, la canzone Torta di noi, loro due sospesi sul letto - molto belle, molto indie.
L'esperimento non mi aveva fatto antipatia. :)
Purtroppo proprio quelle scene -torta di noi a parte- mi hanno stonato. Troppo indie per un film non così indie, sembrano appiccicate per essere qualcosa di diverso. Antipatia, comunque, no, ma a mesi dalla visione e dalla scrittura di parte di questo post, l'emozione è a zero.
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