Era stata una sorpresa, bellissima.
Era stata una rumorosa gemma nel panorama Netflix con la firma di lusso di Baz Luhrmann.
Aveva i suoi difetti, The Get Down, ma sapeva come avvincere, come incantare.
È successo, però, che la prima stagione la si è divisa in due parti, per creare attesa, o per permettere nuova linfa a creatori e compositori.
È successo, però, che la seconda parte, tanto attesa inizialmente, sia passata nell'anonimato. Io, che pure seguo notizie, pure aggiorno i siti di streaming o di sottotitoli, monitoro i social, non mi sono accorta del suo ritorno datato 7 aprile.
Che è successo?
È successo che quei difetti, quei piccoli nei in una cornice molto pop, molto rap, molto ben studiata, hanno preso il sopravvento, rendendo The Get Down una soap opera ben musicata, ma neanche troppo.
Mi lamentavo, infatti, di una certa ripetitività, di una costruzione degli episodi che anche senza Luhrmann preferivano l'intrecciarsi delle storie.
E così si prosegue, non solo ripetendo e ripetendo, ma ripetendosi, mettendo in scena sempre gli stessi conflitti (famiglia oppressiva-opportunità musicali / opportunità universitarie-senso di fraternità verso il proprio gruppo / amore-carriera) che si ripetono anche in questi miseri cinque episodi che poco aggiungono di nuovo, anzi, finiscono per stancare e rovinare quanto costruito.
Il difetto più grande, poi, lo imputavo a una protagonista femminile particolarmente odiosa e fastidiosa, e Mylene se possibile qui si supera, svendendosi alla musica, in una testardaggine per cui la si vorrebbe veder scivolare, soprattutto per come e quanto maltratta quel pesce lesso di Ezekiel, che annaspa tra il volerla e il litigarci.
Son giovani, si dirà, l'amore giovane messo davanti a dure prove così reagisce. Ma all'ennesimo litigio, di questa coppia già non interessa più.
Interessa di più il contesto culturale, il Bronx e i suoi malaffari, e la musica, ovviamente.
Musica che quando diventa protagonista oscura la scena, ma pure qui, a ben guardare, non tutto fila liscio. I Get Down sono sempre energici, trascinanti, ma non fanno altro che comporre canzoni con cui si presentano ancora e ancora e ancora al loro pubblico, mentre la dance, viene contaminata con una modernità che stride eccessivamente, vedasi la Toy Box scritta da Sia e pronta per una puttanpop qualunque di oggi.
Sarà per questi difetti che la serie non è ancora stata rinnovata per una seconda stagione? Sarà per questo che Baz Luhrmann ha già dichiarato di retrocedere nel processo creativo a mero produttore?
Può essere, sta di fatto che la scintilla scoccata ha perso il luccichio, che la stanchezza, la ripetitività, non aiutano di certo a voler proseguire.
Sarà per questo che non ho intenzione di proseguire, dato che neanche quei primi sei episodi - nonostante la bella musica - mi avevano interessato?
RispondiEliminaRicordo solo il mal di testa, di The Get Down. :)
Io ricordavo un principio di fastidioso e parecchio rancore verso la parte femminile della serie. Entrambi sono aumentati a livelli vertiginosi, quindi sì, puoi pure fermarti per il momento...
EliminaAnche io Mylene non la sopporto, ma il personaggio più interessante è Ezekiel. Non l'ho ancora vista, ma spero di non dover rimpiangere la visione...
EliminaTi dirò, se lo rinnovano, non credo di andare avanti. La possibile evoluzione della storia mi interessa poco ora come ora, e i personaggi si sono fatti tutti più odiosi, avrò di meglio da vedere :)
EliminaAnche dalle mie parti questa seconda parte è arrivata nell'anonimato.
RispondiEliminaPer ora ho visto due puntate, mentre le altre sono ancora in attesa...
L'entusiasmo e la scintilla iniziali in effetti sono abbastanza svaniti. Mi sa che avrebbero fatto meglio a proporla tutta in un colpo solo.
Non capisco bene la scelta, che fosse per ritardi in post-produzione? Mah... In ogni caso, i tempi d'oro sembrano già conclusi, la ripetizione non aiuta e la voglia di proseguire non c'è.
Elimina