3 marzo 2018

Casablanca

#LaPromessa2018

Premessa alla promessa: Casablanca lo avevo già visto, anni e anni or sono.
Non lo ricordavo quasi più, ricordavo poco, se non le frasi cult, i momenti salienti, la malinconia che trasudava in quel finale diverso, e bellissimo.
Insomma, il più.
Il migliore amico, chiamato come sempre a fare da Joey al mio essere Dawson, non l'aveva mai visto. Mai.
E sì che lui suona il piano, come Sam.
Mi sono sentita un po' come Lorelai, sbigottita di fronte a un vergine Luke, un Luke che non sa cosa aspettarsi, che non sa cosa succederà.


Il film inizia, e il migliore amico inizia a parlare, a chiedere cosa sta succedendo, perchè si corre di qua, si corre di là, che succede a Casablanca, perchè ci sono i francesi e i nazisti e gli italiani.
Finché non si arriva da Rick.
E lì, grazie alla musica, all'entrata in scena di Ilsa il silenzio cala -finalmente- e la visione prende piede.
Ci perdiamo, allora, in quei giorni di Parigi pieni di amore e di passione, sintetizzati forse troppo per capirli e sentirli davvero, ma in fondo condensati in quella musica, in quel refrain che sempre torna, che Sam è chiamato a suonare, e che quell'amore lo fa sentire appieno.
Poi ci sono i dialoghi, veloci e fulminanti, ci sono frasi che lasciano il segno, ci sono personaggi che subito fan simpatia come il cameriere Carl, ed altri ambigui come il Capitano Renault.
C'è Rick che cambia, soprattutto, che dietro l'aria da duro e snob, da uomo che non deve chiedere e non deve scendere a patti mai, nasconde invece un cuore di panna capace di salvare una coppia in fuga, il patriottismo in marcia alla Marsigliese e ovviamente lei, Ilsa, e lui, Victor.


Lo temevo meno di altre promesse, Casablanca, temevo però di non ritrovare la magia che ricordavo, la bellezza unanimemente riconosciuta, temevo che il bianco e nero, che i tempi diversi, facessero sentire diverso pure lui.
Ma è bello riscoprire la leggerezza, la modernità, il non invecchiare di un film che ha 76 anni, e anche se la bellezza di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman non fanno per me nella loro classicità d'altri tempi, la sceneggiatura è ora saldamente appuntata al mio cuore.
Pure il migliore amico, messi a tacere dubbi e preso da As Time Goes By, dall'amore clandestino e pure da doppi giochi, non è più un Luke, ormai.
E questa sera a Casablanca, così come Parigi, continueremo ad averli con noi.


Regia Michael Curtiz
Sceneggiatura Julius J. Epstein, Philip G. Epstein, Howard Koch
Musiche M.K. Jerome, Jack Scholl, Max Steiner
Cast Humphrey Bogart, Ingrid Bergman, Paul Henreid
Voto: ☕☕☕/5

8 commenti:

  1. Per me invece continua a rimanere tra le promesse.
    Prima o poi lo vedrò.
    Prima o poi...

    O forse I'll always have promise? :D

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    1. Che cooosa?! Te lo devi vedere, invece, a suo modo romantico, decisamente malinconico, e per nulla pesante farebbe proprio per te. Su, con questa promessa!

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  2. Visto, ma mai bene bene, con spirito critico.
    Fra i classiconi, comunque, è uno di quelli che mi piacciono senza annoiare.

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    1. Veloce e breve -per fortuna- non lo temevo troppo e visto finalmente con fare più critico, dimostra di essere davvero intramontabile.

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  3. Affascinante. Anche se pieno di assurdità; persino la geografia sul globo rotante (scena-prologo) è ricca di errori... per non parlare del famoso lasciapassare, firmato da De Gaulle (???? infatti nell'originale il nome è Weygand)
    Ma ti perdoniamo tutto, caro Rick!!!!

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    1. Informandomi meglio, diciamo anche che il doppiaggio italiano per evitare maldicenze, ha censurato parti in cui noi italiani bella figura non facciamo. Al prossimo giro, me lo vedo in lingua originale.

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  4. Un film immortale, forse oggi surreale, ma non annoia mai. Grande Bogey!

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    1. Non annoia e appassiona, grande Bogey, grande Sam ;)

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