20 maggio 2018

La Domenica Scrivo - Accumulare (di appartamenti da svuotare, di nuove vite che iniziano)

Da figlia di un'accumulatrice seriale, so bene che ogni oggetto ha una sua storia.
Succede però che un appartamento che ha 30 anni di vita e di vite dentro, lo devi svuotare all'improvviso. Se n'è stato al buio, vuoto, per anni, e ora una firma imminente, nuovi inquilini pronti ad entrarci, accelerano le cose.
Così, quell'appartamento che negli ultimi anni è stato un piccolo rifugio, una piccola caverna dei tesori dove recuperare un'intera cucina, per dire, con tanto di pentole e bicchieri, deve essere completamente svuotato.
E inizi, con gli immancabili giri in ecocentro, facendo selezione accurata e non, con una zia che aiuta e che accumulatrice non è, cercando compromessi e soprattutto logica. Inevitabile, in casi come questi.
Passi giorni dentro quell'appartamento, mentre un viaggio si avvicina, la firma pure, e decidi di tenere un po', di regalare il resto.
In questo modo, quegli oggetti che avevano una vita, rimasti in pachina e in attesa fino ad adesso, ne iniziano un'altra.



Incontri un giovane padre che da solo viene, per dare una camera alla figlia, per avere un posto dove sistemare i suoi giochi, incontri un padre che con il figlio prende un televisore, vecchio ma ancora funzionante, incontri chi sta per aprire un bed and breakfast e va a caccia di vecchi tavoli per dare quel tocco vintage che va tanto, incontri una barista che tutto accumula, e tutto regala con il tempo, a quei clienti che chiedono imbarazzati un po' d'aiuto, incontri un'altra mamma che trova dignità nell'avere un nuovo set di tazze e di barattoli, un figlio che ha bisogno di un letto per la madre in visita, chi ha semplicemente bisogno di un nuovo ripostiglio, chi cercava da tempo un frigorifero per quella casa che con lentezza si sta costruendo, chi dà un tocco nuovo e trova una comodità maggiore con un nuovo/vecchio divano. E poi c'è questa vecchina, gentilissima, che sembra la copia di quella nonna che ora non c'è più, che si prende dei bicchieri, che sorride e ti fa stringere il cuore.
E nasce una piccola quanto banale riflessione su quei social che sembrano il male, il luogo di infinite quanto inutili polemiche, ma che sanno anche porgere la mano, aiutare il prossimo, aiutare te prima di tutto. Facendo da ponte, facendo passare sopra a una certa malfidenza, a una certa paura, fidandoti di un nome sconosciuto che ti scrive e che arriva in casa, ma con ogni buona intenzione.
I giorni sono passati in fretta, di altri tesori, tra foto nascoste, cadute dietro quei mobili che ora non ci sono più, decorazioni di Natale in cantina da sempre, pezzi di ceramica svalutati, ne ho trovati, anche se perlopiù ho trovato l'abitudine, le piccole cose, i piccoli gesti. Una quantità impressionante di crocifissi, di rosari, di statuine della madonna con l'acqua benedetta, cosa che -in un appartamento non così religioso- non mi aspettavo. Mi aspettavo i tanti orologi, finiti pure nascosti, le tante bottiglie strane e particolari, ancora sigillate, di un nonno che collezionava entrambi. Ora, da accumulatrice in divenire o forse già diventata -complice una casa in cui tutto si può accumulare-, tutto questo l'ho accumulato io, trovando nuovi angoli e nuovi posti per foto, per sveglie, e pure per quelle bottiglie, sigillate e da aprire, con cui brindare a quelle vite, a quell'appartamento, che non ci sono più, sono ora vuoti, ma sono in realtà diventati altro. Hanno preso nuova vita, come quel seme, come quel fiore, che fine non ha.

6 commenti:

  1. Ricordo bene lo strazio di svuotare appartamenti in cui siamo cresciuti, la sensazione di abbandonarli per sempre chiudendo la porta. Un tempo, da bambino soprattutto, sono stato un accumulatore seriale anch'io (ricordo quando morì mio nonno nel 2001: quante videocassette e, con il senno di poi, quante videocassette osé, tra Bigas Luna e Brass, che mio padre nascondeva mentre non guardavo). Facebook ha fatto la spia e mi aveva fatto già intuire qualcosa, con qualche tuo annuncio su gruppi pubblici (armadi, grucce, divani da regalare), ma felice che questi oggetti abbiano un'altra casa, e soprattutto che abbiano portato un andirivieni di persone interessanti. Anche da chi ormai accumulatore più non è: anzi, ho scoperto che buttando mi sfogo, mi alleggerisco delle zavorre.

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    1. Ah, credevo che quel gruppo fosse privato, a quanto pare facebook ci tiene a far sapere a tutti delle mie grucce (tra l'altro ancora rimaste senza un nuovo proprietario) ;) poche strane sorprese in una casa che ho imparato a conoscere più in questi anni da vuota che non in quella in cui era viva e la frequentavo di più. Mi sono scoperta accumulatrice ma anche "trasloco addicted", una propensione al liberare, ordinare e organizzare che fa sentire bene.

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  2. Io da quando vivo in Uk, svuotare un appartamento (parola grossa, una sua porzione direi) è una liberazione. Per il resto, nei primi 15 anni di vita ho cambiato 5 appartamenti e due città, quindi alla fine lo vivo come un cambiamento che fa parte della mia vita. :)

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    1. Ormai c'ho fatto il callo ai traslochi, anche se in questo caso si trattava solo di liberare e trovare nuova casa a oggetti non miei, diverso ma uguale insomma :)

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  3. Ti sembrerà strano ma vorrei avere la possibilità di svuotare la "mia" casa perché vorrebbe dire traslocare in una casa più grande, più bella e funzionale, tanto i ricordi molto spesso non sono "materiali" ;)

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    1. Capisco benissimo invece, e in questo, il momento di Up di liberazione da quegli oggetti e quelle ancore del passato, fa male ma fa capire tante cose :)

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