Lei, Eve, è una investigatrice a cui sta stretto il ruolo secondario che ha all'interno dell'MI5, si aspetta complotti, assassini da catturare, indagini al cardiopalma e per questo fantastica e traccia punti.
Lei, Villanelle, è un'assassina internazionale, uccide senza pietà e senza remore, si diverte nel farlo, nello spendere in abiti costosi e in bottiglie di champagne quanto questi suoi omicidi le fruttano. Non le interessa sapere il perché o per chi: uccide, e basta.
Succede quindi che la prima lei -Eve- intuisce che dietro uccisioni mirate in giro per l'Europa c'è lei -Villanelle- e viene quindi assunta in gran segreto dall'MI6 per investigare muovendo la curiosità di lei -sempre Villanelle- che a sua volta la stalkera, la stuzzica, in un gioco di gatto al topo che miete vittime. Nel mentre, i capi di entrambe si danno al doppio, triplo gioco, mescolando le carte, mantenendo segreti identità e piani finali.
A scrivere tutto questo, un'altra lei: Phoebe Waller-Bridge, già amata per l'irriverente e sorprendentemente profondo Fleabag, qui alle prese con un'indagine poliziesca in cui però è la sua zampata ironica a fare la differenza.
Il clima è infatti stranamente giocoso, realisticamente leggero nonostante si parli di avvelenamenti, torture ed evirazioni. Sia Eve nella sua passione sinistra per gli intrighi, sia Villanelle nella sua predisposizione all'uccidere, si fanno voler bene, strane, stralunate, a loro modo dolci come sono.
In questo giro per l'Europa più bella e altolocata, in questo tour di ville, palazzi, e infine prigioni russe, si muove un'indagine che finisce per assomigliare molto più a un'ossessione.
Belle a modo loro, Sandra Oh e Jodie Comer sono le vere mattatrici di una serie breve e intensa, che riesce ad avere l'aplomb british pur con l'accento russo e la provenienza americana della Oh, più umana, più simpatica rispetto ai tempi accanto a Meredith Grey. Mentre è una vera e propria sorpresa la Comer, già apprezzata in My mad fat diary e esplosa -in piccolo- in Thirteen.
Leggera come non si credeva, fortemente additiva nel creare situazioni e personaggi quasi iconiche, Killing Eve ha il sapore del guilty pleasure che riesce ad evitare il trash, a favore di certi chick lit dignitosi e soprattutto capaci di certa serietà.
Già confermata una seconda stagione in cui, inevitabilmente, la caccia e la passione riprenderanno.
Voto: ☕☕☕/5
Come sai, per me una gradevolissima sorpresa. Solita caccia all'uomo - anzi, alla donna - ma con un'ironia stranissima, da commedia al femminile, e una Comer per cui riconfermare la cotta. Fra l'altro, l'ho vista nominata per i Critics, mi pare, e sono contento: il fisico del sicario non ce l'aveva da patti, no, eppure compensa con gli accenti perfetti, il carisma. :)
RispondiEliminaUna doppia sorpresa per me che per entrambe le attrici non nutrivo grossa simpatia -colpa dei personaggi interpretati in altre serie TV- ma qui con quell'ironia che non ti aspetti, si fanno volere un gran bene!
EliminaNonostante avesse tutte le carte in regola per entusiasmarmi, e nonostante ne parliate tutti bene, per ora mi ha lasciato parecchio indifferente.
RispondiEliminaHo visto solo le prime due puntate e non mi hanno detto granché. Mi è sembrato parecchio simile ad altre vicende del genere... Jodie Comer come killer poi non mi pare troppo in parte. Ma spero vivamente di ricredermi, se quest'estate deciderò di dare una possibilità agli altri episodi.
Strano davvero non ti abbia conquistato da subito, l'inizio poi è quello che mi è piaciuto di più, quello fatto ancora di indagini e identità segrete. Dagli comunque un'altra chance vista le penuria estiva, che secondo me cambi idea, pure sulla Comer ;)
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