29 agosto 2018

Venezia 75 - Sulla Mia Pelle

Non è una vicenda facile da raccontare quella di Stefano Cucchi.
Non lo è per quanto ancora fa discutere in Italia, non lo è perché ancora non conclusa. Purtroppo.
Farci un film potrebbe quindi sembrare una scelta rischiosa e pruriginosa, e i protagonisti ne sono di certo consapevoli. Perché, diciamolo, la sua storia poco si presta al cinema, la vicenda nella sua ricostruzione è quasi banale.
Ma c'è un messaggio, dietro, c'è dell'onestà, poi, nel fare denuncia, nel raccontare.
E allora, prendendolo come semplice film, ammettiamolo che la dolorosa vicenda si Stefano a livello di sceneggiatura non è il massimo, con i giorni che si accavallano e passano inesorabili, con buonismi e rimarcature fin troppo forzate lasciate in bocca ad una famiglia che cerca di capire e viene tagliata fuori dagli ingranaggi della burocrazia.



La storia dunque si divide, da una parta Stefano, solo, che cerca di resistere a dolori e ingiustizie, che viene ricoverato e trasferito, che passa di mano in mano con la paura di tutti -lui per primo- che la verità sulle sue contusioni venga a galla. Dall'altra una famiglia stanca delle sue cadute, che si ritrova di nuovo a terra e che non sa come gestire la situazione, interpretata da un trio di attori (Jasmine Trinca, Max Tortora, Milvia Marigliano) rispettosi e devoti.
Più volte si ha la sensazione che il destino di tutti potrebbe essere diverso, più volte non si sa cosa pensare di un giovane che non era un santo, che non pensa lucidamente. Il regista Alessio Cremonini decide di non mostrarcele quelle botte, quell'omicidio, ma sottolinea l'ormai inevitabile fine con quadri diversi, che si sommano, di una Pietà solitaria, senza nessuna Madonna a soccorrere Stefano.
Ed è Alessandro Borghi, però, a portarsi tutto sulle spalle, lui a farci davvero entrare sulla sua pelle, in una trasformazione fisica e vocale che ha dell'impressionante. Più della magrezza eccessiva, è infatti la voce, quel romanaccio biascicato, a colpire, quel tono diverso e che nei titoli di coda si confonde in pieno con l'originale. Ecco, se non fosse per l'importanza che ha una vicenda che un giorno troverà giustizia, se non fosse importante il fatto che dietro ci sia un Netflix pronto a distribuirlo in tutto il mondo, basterebbe davvero un Borghi così irriconoscibile e immerso nel ruolo a valere la visione.

3 commenti:

  1. Ecco, su questo puntavo molto. Borghi, ultimamente più bello che bravo, vedasi Napoli velata, aveva bisogno di un ruolo così. Sono contro i film distribuiti su Netflix, onestamente, ma almeno potrò vederlo presto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci si divide parecchio qui, perché Borghi fa un lavoro impressionante ma è come è costruito il film che non convince del tutto.

      Elimina
  2. Per questo film giudizio rimandato a tra pochi giorni.
    Grazie a Netflix, non dovremo aspettare troppo rispetto a voi fortunelli veneziani. ;)

    RispondiElimina