16 gennaio 2019

Vice - L'Uomo nell'Ombra

Andiamo al Cinema

Un film su Dick Cheney non sembra certo un film appetibile.
Come esserlo se il protagonista è un politico americano, un repubblicano fino al midollo, che muove i suoi fili nell'ombra come i peggiori -o migliori, dipende dai punti di vista- politici?
Come raccontare la storia di un beone del Wyoming che dall'espulsione dall'università riesce in poco tempo a scalare le giuste vette e ritrovarsi dentro la Casa Bianca?
Come fare soprattutto per chi -non masticando politica e confondendo nomi e volti- non sa nemmeno ben spiegare chi Cheney era?
Ci pensa Adam McKay a rendere il tutto più facile, più digeribile, per quanto possibile.
Con la collaudata formula che gli ha permesso di spiegare la crisi economica americana con irriverenza e leggerezza ne La Grande Scommessa.
E la scommessa la vince anche questa volta, mostrando il Cheney privato e quello politico, in entrambi i casi esperto pescatore che conosce bene sia i suoi ami che le sue prede.



Eccolo qui l'uomo che ha collezionato 4 infarti, incarichi pubblici di prestigio da Segretario della Difesa, Capo di Gabinetto fino a Vicepresidente.
Ecco sua moglie, sua ombra e sua mentore, capace di scoprirlo e sostituirlo nel momento del bisogno.
Ecco la sua famiglia, che sa rappresentare prima un motivo di redenzione parziale, poi di ostacolo. Eccolo qui il Cheney che sa come muoversi, come parlare, sa con chi ha a che fare quando George W. Bush suona alla sua porta ormai in pensione.
Insomma, ecco la storia americana recente, al suo peggio, senza troppi filtri.
Una storia fatta di verità amare, decise a tavolino, di guerre insensate e non giustificate che grazie a McKay diventano menù tra cui decidere, operazioni di marketing, notizie da TG di parte, mentre i dubbi, le decisioni di Cheney si trasformano in soliloqui shakespeariani.
Idee geniali, idee degne di Simon Rich (il folle autore di Man seeking Woman con cui McKay ha in comune un passato al Saturday Night Live) ma farina del sacco di McKay, che c'ha ormai preso gusto a stare da questa parte della barricata dopo le commedie demenziali con Will Ferrell.
Il tutto ci viene poi raccontato da una voce narrante che gioca con noi, infrange la quarta parete e vari protocolli, ma sarà che Jesse Plemons non mi è mai stato simpatico, sarà che il mio orecchio vuole la sua parte, un attore diverso, una voce diversa, l'avrei gradita.


E poi c'è lui, Christian Bale, che viene fagocitato da Cheney risultando irriconoscibile, stranamente perfetto. E anche se lo scorso anno mi ero detta non amante di trasformazioni e trucchi posticci che hanno reso a Gary Oldman e il suo Churchill il loro Oscar, qui il discorso è quasi diverso, perché il trucco c'è ma non si vede, si vede un'altra persona, un attore capace di una metamorfosi impressionante e da applausi. Al suo fianco non splende meno la stella di Amy Adams, che proprio come Lynne Cheney sembra defilata rispetto al marito ma così non è. Ci sono Sam Rockwell e Steve Carell, che non vogliono più sbagliare un colpo. E ci sono Naomi Watts e Alfred Molina come comparse geniali, c'è un cast nutrito e affiatato che diverte e si diverte, che viene manovrato saggiamente da McKay.
C'è da ammettere che sì, nonostante il ritmo incalzante, nonostante le trovate geniali, seguire per bene questa strana biografia non è facile. Il politichese resta una lingua ostica, la politica americana pure e qui e là, la fatica si fa sentire. Ma a conti fatti la fatica viene ripagata, con un piacere che fa quasi male, con fatti che andavano raccontati. La genialità non si ferma nemmeno nei titoli di coda, che invitano a restare, a scoprire l'ultima frecciatina necessaria perché gli americani sembrano avere la memoria corta, con l'oggi, con un altro burattinaio invisibile che fa quasi più paura di questo ieri così recente.

Voto: ☕☕½/5


12 commenti:

  1. In rampa di lancio, anche se temo un po' il tema poco appetibile, un po' la durata. Ci si fida, però. 😉

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    1. Ammetto che qua e là stavo per cedere, la v.o. rende giustizia a Bale e al suo lavoraccio ma affatica gli occhi. In ogni caso, come La Grande Scommessa, tutto è così geniale da valere ogni sforzo ;)

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  2. Grande film, Adam McKay si conferma uno di quelli da tenere d'occhio.

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    1. Da lui mi farei raccontare qualunque pagina di storia americana, un professore perfetto.

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  3. Uno splendore.
    Purtroppo già si sa che non vincerà nemmeno un Oscar; si sa, alla Academy piacciono le trasformazioni, ma Bale secondo me s'è giocato l'eventuale statuetta ringraziando ironicamente Satana.

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    1. Io a qualche statuetta ci credo, anche se temo l'ennesimo Oscar mancato per la Adams, qui quasi protagonista poi, non capirò mai le divisioni in categorie...

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  4. In poche parole, il più bel film americano (finora) della stagione!

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    1. Piaciuto tantissimo, ovviamente, scrittura da applausi ma non è scattata la scintilla. Colpa forse del politichese, o di un mancato effetto sorpresa nella struttura simile a La Grande Scommessa. Insomma, un ottimo film di testa, non di cuore. Che vale come complimento in ogni caso ;)

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  5. Per certi versi manca l'effetto sorpresa de La grande scommessa.
    Poi però ci sono trovate come quella dei titoli di coda anticipati, e di nuovo si resta piacevolmente a bocca aperta.

    Vorrei film come questo a spiegarmi tutti i passaggi della Storia, recenti e non solo. Magari con l'aiuto di Simon Rich, che in effetti in Man Seeking Woman qualche spunto simile lo proponeva...

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    1. Una collaborazione fra i due potrebbe essere esplosiva, intanto possiamo consolarci che a breve Simon Rich torna con quella che su carta sembra già una serie geniale.

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