Giusto una settimana fa si parlava di una piattaforma sconosciuta come Facebook Watch capace di produrre e non pubblicizzare a dovere l'intensa Sorry for your loss.
Oggi, un'altra piattaforma ha catturato la mia attenzione: la versione Premium di YouTube, a suo tempo YouTube Red che si è data alla creazione di serie originali.
Fra queste Weird City che porta la firma di Charlie Sanders e Jordan Peele, mica male come inizio.
Peccato che fin da subito, questa strana serie su una strana città divisa in due da un muro in uno strano futuro, sembra una versione da serie B di Black Mirror.
Ancora quel futuro distopico, ancora quel giocare su temi importanti oggi in una chiave diversa e quasi fantascientifica, ancora riferimenti politici e letterari, ma trovate davvero troppo, troppo strane.
C'è quell'umorismo decisamente weirdo a fare da sfondo che non permette di approvare appieno nessuno dei 6 brevi episodi che compongono la serie, né il romantico The One né il femminista Go to College. Non ci si spaventa per l'Hall 9000 qui diventato Xander in A Smart House né per un super freak in A Family e si odiano anche troppo i filantropi improvvisati Chonathan & Mulia & Barsley & Phephanie.
Si salva, a conti fatti, solo l'episodio finale, Below, che mette da parte quel futuro in cui si è, che gioca invece con il meta-cinematografico con la voce del creatore in scena.
Ed è quasi un peccato perché di attori importanti ne sono stati chiamati.
Da Laverne Cox a Rosario Dawson, da Mark Hamill a Gillian Jacobs e Steven Yeun passando pure per un viscido Michael Cera.
Costumi e ambientazioni ricercatissimi sono così più interessanti delle storie stesse, che qua e là si intrecciano fra loro.
Quest'umorismo è forse troppo americano, troppo fisico per i miei gusti, ma pur giocando su temi che in Black Mirror hanno alla fine tutt'altro peso e pur cercando soluzioni che in Man Seeking Woman sono più geniali e divertenti, qui ci si spinge troppo oltre, rasentando alla fine il ridicolo, l'insopportabile.
La potete guardare QUI
Voto: ☕½/5
Si torna a farlo con Ricky Gervais, il comico che non ha bisogno di presentazioni, in prestito su Netflix per una breve comedy che comedy non è.
C'è quell'umorismo nero e inglese, c'è quell'ironia sottile e cattiva e ci sono tante, tante risate amare.
Succede se tua moglie, la tua compagna di vita perfetta, ti lascia consumata dal cancro. Succede se tu senza di lei non sai stare, provi a farla finita, ma hai un cane a cui badare, e non te la senti di contraddirla.
Così, Tony, va avanti, a muso duro, contro tutti, togliendo ogni filtro dalla sua vita. Tutto gli è permesso, remore non se ne fa. E allora insulta colleghi sovrappeso o noiosi, prova droghe e regala soldi a chi di droghe abusa, assume una prostituta, pardon, sex worker, come donna delle pulizie. La sua quotidianità non viene alterata: guarda nostalgico un video della moglie, si alza, ciba il cane, osserva la pila di piatti sporchi, litiga con il postino, saluta il nipote a scuola, va a lavoro. Un lavoro strano, giornalista nella gazzetta di paese che ha più l'aria di quei giornaletti bizzarri che di strani fatti raccontano: bambini che assomigliano a Hitler, macchie a forma di personaggi famosi, strani talenti musicali. Cose così. Pane per i denti ironici e disincantati di Tony.
Ma dentro la sua nuvola nera, in quella cattiveria che trasborda, si nasconde ancora il cuore di un romantico, di un uomo che preparava per ore scherzi alla moglie, che alla moglie regalava un cane.
C'è ancora quel Tony da qualche parte, sotto tutto quel dolore. E saranno le persone che non ti aspetti a tirarlo fuori: un cognato paziente, una vedova che conversa ancora amabilmente con il marito, un'infermiera piena di vita nonostante la morte che la circonda in ospizio.
Con quello strano ritmo e quello strano umorismo tipicamente inglese, tipicamente da Gervais, ci vuole un po' per prendere confidenza con After Life. Aiutano di certo le canzoni (da Elton John a Lour Reed) che chiudono ogni episodio, la quotidianità in sé che si fa attendere.
Così, al giro di boa di queste 6 puntate, si finisce per voler bene a tutti i folli personaggi che affollano Tambury, si finisce per amare Tony e la sua ostinazione, si finisce per commuoversi per quel cuore che torna a battere.
Voto: ☕☕☕½/5
Shameless - Stagione 9
Sono 9 anni che frequento la famiglia Gallagher.
Ci sono stati tanti alti, ma purtroppo anche parecchi bassi.
Soprattutto ultimamente.
È la vita, mi si dirà.
È la dura legge di uno show che miete successo, deve accontentare i fan e quel rinnovo che sembra una chimera, finisce anche per essere la sua maledizione.
In questa nona stagione, più lunga, spezzata in due addirittura -come sono solitamente le serie per famiglie- si partiva già sapendo di un doppio addio.
Addio ad Ian Gallagher, ai suoi amori tormentati, alla bipolarità che mina le sue decisioni. Addio al suo gay Jesus che aveva poco senso, addio alla storia romanzata dei Gallavich, per buona pace dei fan che hanno avuto ciò che desideravano.
Io, che faticavo a sopportarlo da un po', sono felice così.
Addio a Fiona, soprattutto, all'anima di Shameless, chiamata a toccare un'inevitabile fondo prima di poter finalmente risalire e spiccare il volo. Non sarà facile vederla ubriaca, sfatta, al fianco di Frank. Ma non è stato facile nemmeno vederla al fianco di uomini sbiaditi. Meglio sola, se Jimmy/Steve non è disponibile.
In questi 14 episodi c'è spazio per qualche veloce guest star (Courteney Cox, Katey Sagal), per i soliti siparietti assurdi di Kev e Vi, per l'ennesima e inutile storia d'amore sbagliata di Lip che non troverà mai una lei all'altezza, per vedere crescere e prendere i riflettori da protagonisti a Liam, Carl e Debbie, finalmente rinsavita, degna erede di Fiona.
Insomma, si eccede senza vergogna, ci si dilunga, si esauriscono in breve storyline senza futuro, si capisce già dove si andrà a parare. Tutto è concesso ormai, nel calderone si butta tutto.
Sempre senza vergogna, allora, io mi fermo qui.
Come Fiona ho dato, 110 episodi ad amarli, proteggerli, ridere e piangere con loro, i Gallagher. Anche in questo finale dolceamaro e un po' frettoloso che lascia aperte porte.
In quei sorrisi, in quei consigli, in quegli occhi velati ho rivisto l'avventura percorsa. Meglio salutarsi ora, già in discesa libera, prima che tutto si schianti.
Voto: ☕☕½/5
Come sai, mi trovi preparato solo su After Life. Un gioiellino, e ho scoperto un Gervais bravissimo a far tutto.
RispondiEliminaShameless da recuperare, ma piano piano piano.
Sei preparato sull'unico che conta davvero alla fine. Dal creatore di The Office non sapevo cosa aspettarmi, e invece dopo l'iniziale tentennamento mi ha conquistato. Meno gli altri, con i Gallagher da salutare senza due pilastri portanti. Non mi resta che urlare: Lip, salvati anche tu!
EliminaDi Weird City ho visto la prima puntata e mi ha divertito abbastanza. Mi sembra più una parodia, che una versione di serie B, di Black Mirror. Anche perché la versione di serie B di Black Mirror è già stata l'ultima stagione dello stesso Black Mirror. XD
RispondiEliminaLo stile Man Seeking Woman un po' c'è. Mi sa che, nonostante la tua bocciatura, proseguirò nella visione.
After Life m'ha preso bene. Ricky Gervais evita la trappola del buonismo, anche se, arrivato al terzo episodio, ho cominciato a notare una certa ripetitività... comunque anche in questo caso andrò avanti.
La nona di Shameless l'ho abbandonata a inizio stagione, m'aveva stufato. Nove anni in compagnia della stessa serie per me rappresentavano già un record!
Serie B o parodia, sarà, ma mi ha divertito solo l'ultimo episodio. Per fortuna sono brevi e in fretta li dimenticherò.
EliminaLo stesso vale per After Life, breve ma in questo caso indimenticabile, o almeno un paio di frasi di Gervais le ho appuntate nel cuore.
Con Shameless sono andata avanti a singhiozzo, quando avevo un buco, quando potevo distrarmi facilmente. Davvero troppa carne al fuoco e senza un perchè. Emmy ha fatto bene ad andarsene ora, la brutta piega si fa inevitabile e abbandono anch'io la nave.