2 luglio 2019

Too Old to Die Young

Mondo Serial




(aspetta)




(guardo di lato, pensierosa)




(aspetta)




(Ok, posso iniziare a scrivere)


Nicolas Winding Refn si prende il suo tempo.
Per sfornare la sua tanto annunciata serie TV, per la durata degli episodi (13 ore, in totale), per la narrazione del tutto.
Diciamolo subito: la lentezza la fa da padrona in Too old to die young.
Una lentezza nei gesti dei protagonisti, nei dialoghi fra i protagonisti, nell'evolversi dell'azione.
E allora, bisogna avere pazienza.
Si devono affrontare due episodi che mettono a dura prova anche il più insonne degli spettatori, in cui i protagonisti di questa strana epopea ci vengono presentati: un poliziotto corrotto e corruttibile che uccide senza remore e senza remore sta con una 16enne, e un orfano figlio di una boss del Cartello chiamato a vendicarla e a prendere il suo posto.
Ma è dal terzo episodio che le cose iniziano ad ingranare, o forse, a questo ritmo lento e senza fretta ci si abitua.
Aiuta l'entrata in scena di una psicoterapeuta sui generis e del suo sicario (la coppia che non ti aspetti Jena Malone/John Hawkes), impegnati a far fuori pedofili e stupratori, aiuta che il Messico lo si abbandoni, tornando in America, tornando con la sete di vendetta e di rivincita.



La trama, onestamente, conta fin là.
Spesso si ha la sensazione di vedere episodi singoli che sono film a sé, come The Fool (1x05) con Miles Teller nuovo Dexter in un incubo pornografico che mette i brividi.
Ancora più spesso si ha la sensazione che poco importa a Refn della trama stessa, preferendo perdersi nei dettagli, nell'atmosfera che vuole creare, nella ricerca di luci, riflessi, musiche.
Va da sé che è proprio il comparto tecnico quello che merita l'attenzione e gli applausi: luci al neon, paesaggi desertici, stanze che prendono vita grazie allo sguardo giusto. E canzoni (dalla solita elettronica refniana agli iconici Goldfrapp) che aumentano sì il minutaggio, ma lo rendono anche più sopportabile.
Il tutto mentre ci si ammazza senza problemi, mentre il sangue scorre a fiumi, mentre donne acquisiscono potere, leggende messicane prendono vita e ricchi padri vengono banalizzati.
A sorpresa, poi, c'è spazio per dell'umorismo. Un umorismo in chiave refniana ovviamente, in cui la polizia è formata da una manica di fascisti erotomani.
C'è spazio ovviamente per la politica, con continue frecciatine a Trump e ai suoi discorsi in sottofondo.
E pure per il trash. Un trash da soap opera nella sua versione messicana, un trash in scene erotiche che continuo a non spiegarmi con un'antipatia crescente verso la primadonna Yaritza.


Nonostante tutto questo, mi ritrovo inspiegabilmente a difendere Refn.
Io che con lui ho sempre avuto un rapporto conflittuale, pure con il tanto elogiato Drive, per dire.
Fatico ad entrare nella sua narrazione, ma ne apprezzo sempre l'estetica, con il dubbio che davvero ci sia più attenzione per la forma che non per il contenuto in quello che fa.
Qui, la sensazione resta.
Non è chiaro perché dilungarsi tanto, perché insistere, perché prendersi tutto quel tempo per uno zoom ad effetto, per un primo piano statico, facendo chiedere se il video è in blocco.
Ma si arriva alla fine e si sorride.
Sia per non averci capito granché in quel finale improvvisamente breve, femminile e criptico e nella costruzione di una storia in cui il protagonista perde di peso e di presenza. Sia perché a prevalere è la sensazione di essere sopravvissuta a qualcosa di diverso, di quasi estremo.
Tredici ore in compagnia di un Miles Teller monoespressivo, di un Refn che è un Refn all'ennesima potenza.
E così sorge un altro dubbio: che il titolo stia a significare che dopo la visione di queste 13 ore, si sarà davvero troppo vecchi per morire giovani.

Voto: ☕☕/5



4 commenti:

  1. Nah, mi sa che non mi avrà. Refn già mi convince a tratti quando piace a tutti tutti, figurati...

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    1. Ti capisco, ero tentata di mollare anch'io vista la noia iniziale. Ma entrata nel suo ritmo, e con certe immagini e certe musiche, mi sono lasciata rapire e convincere.

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  2. Io sono diventato troppo vecchio per morire giovane già solo dopo i primi due agghiaccianti episodi. :)
    Complimenti per aver trovato il coraggio di continuare. Io non so mica se ce la farò...

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    1. Mi sono davvero dovuta armare di coraggio e di pazienza, ma dopo quei primi due episodi soporiferi qualcosa è cambiato, o forse io mi sono assestata sul ritmo di Refn. Tu che lo apprezzi solitamente di più, potresti fare un altro tentativo :)

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