Cose altamente improbabili:
- Charlize Theron Segretario di Stato e in corsa per la Presidenza degli Stati Uniti
- Una bella come Charlize Theron che è anche intelligente, così tanto da diventare Segretario di Stato e concorrere per la Casa Bianca
- Seth Rogen e Charlize Theron fidanzati
- Charlize Theron -o una donna qualunque- che rifiuta uno come Alexander Skargaard
- Un
Bando ai moralismi e ai pregiudizi, tutto questo è successo.
Se l'ultimo punto tristemente nel mondo reale, tutti gli altri diventano realtà nel film di Jonathan Levine Long Shot (trasformato tristemente in un titolo improponibile per noi italiani).
Sì, Charlize Theron è Charlotte Field: brillante, sofisticata e impegnata Segretario di Stato di un Presidente egocentrico che Trump lo ricorda, ex star della TV pronto a non candidarsi per un secondo mandato per sfondare al cinema. Lei prende la palla al balzo, cerca il suo appoggio, cerca la mossa giusta per farsi amare dagli Americani e sulla sua strada incontra Seth Rogen. Ovvero Fred Flarsky, giornalista di principi, dalla penna ironica, che in passato è stato innamorato proprio di lei, Charlotte, che era la sua babysitter. Messi da parte imbarazzanti ricordi, lo assume come ghost writer dei suoi discorsi.
Come andrà, strano ma vero, lo si può anticipare.
Si può anticipare una storia d'amore e di passione che gli americani al voto non approverebbero, si possono prevedere le conseguenze di questa liason segreta soprattutto se deve fare i conti con i compromessi che si devono accettare pur di andare avanti in politica e i ricatti che ne conseguono se di mezzo c'è un video hard.
Insomma, da quella che è anticipata come la commedia più politicamente scorretta dell'anno, tutto è invece in linea con quanto un titolo, dei protagonisti e un produzione simile faceva immaginare.
Quello che non ci si aspettava è invece che la noia arrivasse a bussare.
Colpa di quei 125 minuti che sono francamente troppi, con gag, situazioni e scene a tratti cult, in altri davvero esagerati.
Così, si capisce che si punta tutto su di loro: su una Theron che non è solo di una bellezza ineguagliabile ma anche di un'ironia e comicità disarmante, e di un Rogen che sta al gioco, che viene sbeffeggiato dal suo entourage, che crea le situazioni più paradossali.
Il lieto fine dietro l'angolo è altrettanto atteso, come le frecciatine ambientaliste, all'attuale Presidenza, a un certo tipo di giornalismo.
Tutto nella norma, quindi, anche troppo.
Non succede, ma se succede che Rogen e la Theron stanno assieme, qualche risata la strappano ma niente di più. Tocca ammetterlo.
Voto: ☕☕½/5
Spero di vederlo presto comunque.
RispondiEliminaPer ora ho solo voglia di uccidere i titolisti italiani...
I titolisti sono il male, questa commedia invece male non è, ma poteva essere anche molto più efficace.
Elimina